giovedì 30 gennaio 2020

 
Cicciu u scarparu, Don Callo e l’Eros!
 
-Don Callo, binidica. Ci vorrei addicere una cuosa ca mi cala e mi isa dintra u cirivello.
-Parla, Ciccio.
-Allura, come la sua persona accanosce io sogno zitato con la farmacista… Ciccina la bona…
-Ciccio, ti prego, non cominciare a raccontare la storia della tua famiglia dalla preistoria fino ad oggi, vai al dunque. Esponimi il tuo quesito e io ti rispondo, amunì!
-Va bene, Don Callo! Allura, Ciccina è allitterata e l’altra notte, mentre stavamo facendo le nostre cose, lei mi accapisce, siamo uomini, no?
-Mentre stavate facendo l’amore!
-Per l’esattezzitudine, come dice vossia Don Callo…
-Allora?
-Allora, sta carusa mi azziccò una dumanna: che cosa è per te l’eros? Io, al massimo, ci potevo ammuntuare a Eros Ramazzotti, ma pi un lassalla pi mala ‘miscata ci dissi ca ero stanco e che un’avutra sira ce ne avessi parlato, ma un sacciu nsoccu c’è diri. Mi capiu, Don Callo?
-Ho capito, ho capito. Seguimi che ti spiego: Per uscire dai soliti canoni superficiali e illusori dell’Eros assimilato, volgarmente, al movimento meccanico che producono due corpi che eseguono gli atti della riproduzione o dell’accoppiamento, ti voglio esternare l’animo della forza che ci porta a desiderare quell’oscuro oggetto del desiderio, con una esemplificazione stoica ed esemplare. L’Eros è un demone o un angelo?
-Don Callo, e iu chi ni sacciu! Mah?
-Taci e ascolta. Quello che ho detto, altro non è che una domanda retorica. Tu stai zitto e presta attenzione.
-Ascolto, Don Callo…
-Allora, dicevo: L’Eros è un demone o un angelo?... Più demone che angelo, ma anche più vita che morte, Eros è, alla stregua di una stella, un dissipatore d’energia, e, per essa, di luce e calore. Un donare il suo, disponibile ed aperto alla vastità degli spazi celesti e dei tempi senza clessidra, agli interminabili percorsi degli anni-luce ed agli irreversibili risucchi dei buchi neri.
-Mizzica, cuosi i rumpiri!
-Zitto!, che mi fai perdere il filo! Allora dicevo? Ah, i buchi neri!... Ebbene, Eros è perfettamente conscio del suo precario destino inscritto, persino, negli esili segni di una mano, sa andare, come ogni avanguardia, solo in avanti, anche se non disdegna, alla pari di Orfeo, di guardare indietro per incrociare l’ultimo sguardo dell’amata. La sua sublimità è radicalmente trasmutata dalla sublimità scientifica di Copernico, Galilei e Newton che lo ricollocheranno in questo o quell’angolino buio degli incommensurabili tem-pi-spazi da cui proveniva. Così, gli umani, pervasi dall’angoscia di una inguaribile solitudine, pur avendo terrore dei loro limiti terrestri sono irresistibilmente attratti dai cangianti riflessi del suo efebico nudo in procinto di precipitare da una vetta per essere sprofondato negli abissi… (Kant). Così avviene che la conflittualità, la lotta che si instaura tra i due sublimi kantiani per eccellenza (“la legge morale in me ed il cielo stellato sopra di me”), è ancor più mediata dalle conquiste e dalle sconfitte di un Eros partecipe della coscienza del proprio tempo-spazio proiettata nel futuro (modernità), la cui archetipica libidine, per dirla con Wilhelm Reich, è tutta concentrata in una particella bio-energetica da lui scoperta e tuttora mi-sconosciuta o semplicemente ignorata dalla maggior parte degli scienziati: quell’androgino orgone proveniente da tempi-spazi remoti e scorrente, come linfa vitale, dal protoplasma delle galassie agli amplessi di ogni genere. E qua mi fermo, non voglio sconvolgere più di tanto la tua mente, ma sappi che l’Eros è il maestro dell’amplesso amoroso e il mentore della sua storia e della sua evoluzione. Ti è chiaro?
-Don Callo, trasivu scimunitu e niscivu cretinu, mah? .

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