venerdì 29 giugno 2012

L’ECOLOGIA CULTURALE

Risposte ai lettori:

Ci sono pervenute diverse email che ci chiedono di spiegare sinteticamente cosa è l’ECOLOGIA CULTURALE. Nei primi post di questo blog  trovate alcune risposte. Qui vi proponiamo una sintetica risposta per questa Scienza olistica.
Ecologia culturale è lo studio degli adattamenti umani agli ambienti sociali e fisici. Dell'adattamento umano si riferisce a entrambi i processi biologici e culturali che consentono a una popolazione di sopravvivere e di riprodursi all'interno di un dato ambiente o cambiando ambiente. La Ricerca può essere effettuata diacronicamente (esaminando le entità che esistevano in epoche diverse), o sincronicamente (esame di una sistema attuale e suoi componenti).  L'argomento centrale è che l'ambiente naturale, in piccola scala o di società  dipende in parte considerevole dall’Uomo e dalle sue interazioni con esso.
In ambito Accademico, quando è combinato con lo studio di economia politica , lo studio delle economie, come comunità politiche, diventa ecologia politica , un altro sottocampo accademico che oggi andrebbe riscoperto e rivalutato.


SECEM

giovedì 28 giugno 2012

Le interviste per capire il Mondo in cui viviamo - (1)Intervista a Raffaello Fellah di V. Porcasi

Occorre, oggi più che mai, sviluppare uno spirito critico indagando e conoscendo i protagonisti "veri" della Cultura, dell'Economia, della Società che costruiscono ogni giorno le prospettive e i modelli e l'ambiente in cui viviamo. Da questa esigenza, che sentiamo forte e imperativa dentro di noi, partiamo per capire il Mondo in cui viviamo. La prima intervista è di Vincenzo Porcasi,  che tra i tanti incarichi universitari dalla Sapienza a Trieste è Ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Grazie Vincenzo.

GERUSALEMME
Città metropolitana, città della convivenza, città dell'ONU
Intervista a Raffaello Fellah

di Vincenzo Porcasi

Abstract: Raffaello Fellah*, intervistato da Vincenzo Porcasi, esprime le sue in­ter­pre­tazioni e le sue ipotesi sul futuro migliore per Gerusalemme, sia come città me­tro­politana in quanto contesto della città storica con le tre anime religiose mo­no­tei­stiche, e sia come è possibile trasformarla in città della convivenza. Impor­tan­te è la cooperazione economica fra queste tre parti; ma anche importante la sua struttura istituzionale e la sua internazionalità. La struttura istituzionale della città storica è basata su un sindaco ebreo, che ha un ruolo di rappresentanza con l’esterno, e due vi­cesindaci rispettivamente musulmano e cristiano. Tuttavia bisogna garantire la pa­ci­­ficazione interna ed esterna di Gerusalemme trasformandola in sede delle orga­niz­zazioni internazionali e in particolare dell’Onu.
Parole chiave: Gerusalemme, città metropolitana, integrazione, convivenza, econo­mia, Onu, internazionale
* * * * *
Dom.: Per progettare il futuro della Gerusalemme della convivenza, quale ruolo gioca il contesto?
Risp.: Dal punto di vista giuridico internazionale ed economico il problema è che la posi­zio­ne di Gerusalemme è inscindibile dal contesto in cui essa si trova collocata ad operare, quindi dal contesto tipicamente israeliano, e il diritto deve essere conseguentemente uniforme (figlio del diritto ottomano pregresso, del common law inglese subentrato e quindi di quello israeliano). Così deve essere l’intelligenza israeliana a creare un diritto civile che possa godere del consenso sciaraitico anche della componente islamica e della componente cattolica, presenti nel territorio. Al riguardo l’esperienza libanese, piuttosto che quella albanese, potrebbe essere di notevole conforto. Di conseguenza la normativa israeliana deve essere capace di comprendere parte dello statuto presente nel­l’ambito degli ordinamenti sciaraitici, e prendere a prestito dalle istituzioni internazionali e dalle loro organizzazioni quelle figure che la giurisprudenza e la prassi hanno sviluppato nel tempo più recente di diritto anche bancario e societario tipiche dell’ordina­men­to giuridico locale. Al fine di consentire uno sviluppo armonico delle attività economiche l’utilizzazione di procedure di carattere arbitrale, conciliatorio e mediatorio  nonché l’armamentario degli strumenti di dialogo sociale e le indicazioni dell’International Labour Office, del WTO, dell’ICSID nonché gli strumenti elaborati dalla Camera di Commercio Internazionale.
Dom.:   Più in generale, quale status dovrà avere Gerusalemme?
Risp.: La condizione giuridica internazionale di Gerusalemme,  lo status di Ge­ru­salemme, potrebbe essere qualcosa come Ginevra o Roma, perché Gi­nevra è parte integrante del territorio elvetico nella forma cantonale vigente e convive pienamente con le Organizzazioni Internazionali che per la loro attività godono di piena autonomia giuridica e patrimoniale riconosciuta dal Consesso Mondiale. Alla stessa maniera Roma, nel territorio italiano, ospita al proprio  interno la Santa Sede (Stato di Città del Vaticano) che gode della piena dignità di Stato Sovrano. Per quanto riguarda Gerusalemme si potrebbe ipotizzare un’Autorità di Gestione, munita di mandato internazionale, individuata a metà strada fra il Concordato esistente fra la Repubblica italiana e la Santa Sede e la dignità connessa allo status di organizzazione internazionale di cui godono le ormai tantissime organizzazioni internazionali direttamente o indirettamente espressione delle Nazioni Unite. La nascita di una tale città metropolitana extra ordinem rispetto all’allocazione intraconfinaria di Israele dovrebbe consentire il li­be­ro accesso ai luoghi di Gerusalemme attraverso una sorta di gestione mista, trilaterale (autorità israeliana, autorità palestinese, e ONU). Il disbrigo delle pratiche doganali e di quelle sulla sicurezza delle persone e delle cose, nonché il libero transito attraverso il territorio può essere assicu­rato dalle Nazioni Unite o da una conferenza multireligiosa. Questo è un po’ il tema …
Dom.:   Il che implica anche lo sviluppo di un sistema di convivenza tra arabi e israeliani
Risp.: Incominciamo con Gerusalemme che io ritengo il  problema più ostico. Gerusalemme, con tutto quello che ha comportato, comporta e com­por­­te­rà, rappresenta il problema vero e necessita una soluzione vera e durevole per gli israeliani e i palestinesi, nel rispetto, altrettanto fondamentale, dei valori della cristianità.
La mia visione personale è che la risoluzione del problema di Gerusalemme non è di breve periodo: deve essere risolto per fasi transi­to­rie, step by step, e deve partire prima con la creazione di un sistema di convivenza tra arabi e israe­liani, per la durata di almeno una generazione[1], sennò il problema sarà permanentemente esplosivo (se viene affrontato in fretta).
Occorre evidenziare, peraltro, che la vittima indiretta di tale conflitto arabo-ebraico è la cristianità in quanto minoranza sia per quantità che per posizione: per cui deve in un certo modo blandire il mondo arabo, perché è obbligata a non contraddirlo, ma di fatto è anche prigioniera di questa si­tuazione.
La convivenza può aversi: - in un modo tecnico, basandosi sulle espe­rienze come quelle delle comunità ebraiche (cui appartengo) nel mondo isla­mi­co per secoli, partendo dagli esempi della città vecchia, la Medina dove “si vi­ve­va in quartieri dove tutti confinavano uno con l’altro, ma ogni ag­glo­merato conser­va­va la propria identità”. Se per esempio la dimensione è un chilo­metro qua­drato, in quel chilometro il quartiere cristiano è pari ad un terzo della superficie ma tutti vivono nella stessa area: infatti il quartiere mussulmano confina con quello ebraico e con quello cristiano, il quartiere ebraico a sua volta con quello cristiano e mussulmano, in un cerchio perfetto.
Tutti gli aspetti commerciali, religiosi, e civili operano entro un cerchio, confine glo­bale di convivenza. Questo cerchio, nella realtà fisica esistente, deve essere ricostruito perché prima esistente ma poi annullato dall’usura delle tensioni politiche che sono la risultanza di un conflitto atavico e non solo attribuibile alla nascita dello Stato di Israele, ma che viene dalle valli confinarie disegnate dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale e dai veleni dai  giochi di potere coloniali di cui tutte le componenti (ebraica, mussulmana e cristiana) sono vittime; come i giochi degli inglesi, gli arabi contro gli ebrei ecc.
Premesso che necessita di ricostruire una convivialità della convivenza, le azioni che possono lenire gli effetti del passato e curare questa evoluzione nel positivo, consistono: 1) nel creare una generazione con un programma pre­ciso dove la cultura della convivenza, la cultura della religione per la con­vi­venza pacifica, per il rispetto paritetico e dell’economia integrata e complementare tale da costituire una filiera della produzione e della distribuzione di beni servizi privati e collettivi atta superare i motivi di conflitto e di contrasto; 2) se l’economia è la base dell’accordo per la convivenza civile, occorre creare i presupposti per la convivenza e coesione sociale in maniera tale che gli esseri umani possano trovarsi liberamente, senza differenza di sesso e di casta, come ad esempio le relazioni sociali esistenti fra uomo e donna, anche sessualmente parlando.
Sul piano fattuale l’azione economica ha questo ingrediente che chiamo scherzosamente “il viagra della coesistenza” dal momento che Lei uomo può incontrare una donna poco brillante intellettualmente, ma se le piace sessualmente la troverà intelligente, per cui l’eco­no­mia è fondamentale che si sviluppi in una simbiosi, per esempio il distributore è ebreo e il negozio di souvenir è arabo, e viceversa, queste categorie possono convivere avendo tutto in simbiosi perché nessuno di loro può fare a meno dell’altro, all’interno della catena; 3) per dare vita a tale economia integrata deve esistere una rule esterna che non deve creare competizione ma delle regole, in questo pienamente figlia del modello ebraico, islamico, cristiano; e 4) nel prendere a modello il sistema Vaticano (pensa al tempo preconcordatario e i terribili giorni dell’assedio hitleriano durante la seconda guerra mondiale), con i dovuti perfezionamenti, cioè fisicamente nel creare delle mura formali che possono diventare dei confini non militari ma formali, dove ci si può chiudere per ragioni di sicurezza o di privacy: ad esempio se c’è una festa, puoi chiudere il quartiere tuo come in ogni città vecchia; tutto questo per prevenire i malintenzionati perché oggi dopo l’11 di set­tembre tutto può saltare in aria, dal Vaticano alle Moschee, per cui queste si av­valgono anche della tecnicità per salvaguardare i luoghi; ad esempio con il sistema della cosiddetta muraglia cinese che formalmente rende i confini fra quartieri una necessità per le emergenze. Tutti questi quartieri, delle tre con­fes­sioni, costituiranno l’unica realtà di Gerusalemme. E questo deriva dal mandato internazionale sul piano giuridico e dall’essere capitale del monoteismo delle tre mag­gio­ri religioni, che devono riconoscere in Gerusalemme il centro del monoteismo, senza con questo creare un inesistente sincretismo.
Ciò deriva dall’escludere qualunque rappresentanza politica a Gerusalemme, per­ché credo pericolosissimo che la capitale della Palestina sia an­che una parte della Gerusalemme araba a causa delle possibili future esplo­sioni demo­gra­fiche che non possono influenzare l’esistenza della Gerusalemme extra ordinem.
Oltre a questa soluzione (quartieri reli­giosi) che darebbero internazionalità attraverso il nuovo status o la dimensione di re­ligiosità (autorità intereligiosa) non ne vedo altre.

Dom.: Quindi l’amministrazione della città come potrebbe avvenire?
Risp.: Con realistica suddivisione di un potere equilibrato, con, ad esempio, un sindaco ebreo e due vicesindaci uno cristiano e uno mussulmano con il potere di gestire cia­scuno il proprio settore nell’ambito di precisi accordi stipulati a livello sovranazionale, dove ci sono regole che devono es­sere imposte a tutti e non interpretabili se non via meramente analogica.
Ad esempio, un arabo deve sapere che un edificio da costruire, secondo il piano urbanistico determinato negli accordi internazionali , può arrivare solo a 15 piani, e non può quindi costruirne uno da 70.
Non esiste l’autonomia, ma l’at­tua­zione di un piano regolatore con contratto in cui ognu­no è esecutore della propria porzione in maniera tale che venga alle tre componenti della città una rap­pre­sen­tanza ef­fettivamente paritetica, senza determinare la nascita di un complesso di inferiorità verso la popolazione ebraica e la sua rappresentanza, dal momento che in parecchi sono convinti che la componente ebraica imponga alle altre la propria visione di convivenza, infatti oggi il conflitto arabo-ebrai­co in tutte le sue ma­nifestazioni soffre soprattutto di pregiudizi, di mala­fede e di tutto ciò che è negativo.
È difficilissimo realizzare una convivenza paritetica fondata sulla pari dignità partecipativa, sul punto infatti perché tutti ricordiamo che anche un sin­daco illuminato come era Teddy Kollek (1965-1993), nonostante la sag­gezza, non era più riconosciuto come super partes, quando il nazionalismo e il fanatismo facevano diventare tutto contestabile, anche la persona più illuminata. Per questo l’autonomia nella gestione interna dell’attuazione di un accordo concordato deve esistere per pro­teggere il futuro, infatti non è la temporaneità la soluzione dal momento che non sarebbe altro che l’an­ti­camera dei trabocchetti per il futuro. Ecco perché nessun cessate il fuoco, nessun accordo ha retto, perché ognuno trovava il modo di minarlo, e per mi­narlo, e qui metto il dito sulla piaga, c’è la più grande bomba civile che è quel­la demografica, perché nessuno può dire che non puoi fare figli.
Allora la democrazia di questa Gerusalemme Internazionale può aversi solo dicendo che il massimo è 15 piani, per quartiere.
Dom.:   Quindi sono il sindaco ed il vicesindaco… 
Risp.: Due vicesindaci in maniera che le tre religioni monoteiste siano coin­volte: il cristiano cattolico ha gatte da pelare con gli ortodossi e questi ultimi con i protestanti, gli islamici fra sunniti sciiti, sono cavoli…
Dom.:   E, poi, il sindaco è a rotazione?…
Risp.: Con questa realtà di fatto non si può negare che Gerusalemme sia la capitale del popolo ebraico, e quindi che il sindaco debba essere ebreo e che i due vice con pari poteri nelle loro aree, e governate tutte e tre da poteri precisi e condivisi.
Dom.:   Dal suo punto di vista avremmo un duplice potere, un potere civile e un potere fiscale, perché devono elaborare delle norme per prelevare e provvedere alle spese pubbliche.
Risp.: Con delle regole precise non con dei trucchi economici, la gabella, le macellazioni ... chiaramente tutte le infrastrutture fondamentali devono essere assicurate in modo paritetico nell’attuazione. Il consiglio dei sindaci deve avere potere paritetico per imporre la precisa pariteticità.
Ovviamente è necessario assicurare le infrastrutture fondamentali atta a soddisfare i bisogni fondamentali della comunità, come ad esempio  l’acqua che non può essere razionata in funzione della eventuale modestia delle risorse economiche del quartiere.
Le infrastrutture dovranno es­sere garantite attraverso cooperazioni internazionali e interventi di donors come l’Ame­rica, l’Eu­ro­pa;
l’Onu dovrebbe gestire eventuali aiuti, ma prioritariamente devono esserci imposte, tasse e contributi per la realizzazione delle infrastrutture.
Il sistema internazionale non dovrebbe finanziare progetti non siano a favore delle tre componenti, in maniera paritetica pro-capite, il quartiere ebraico per ragioni di democrazia è il 50% di dimensione.
Dom.:   Allora possiamo dire che ogni parte a tre ha un proprio sindaco, poi per i temi comuni c’è un collegio dei sindaci, ed in più il sindaco ebreo ha la rappresentanza legale verso l’esterno …
Risp.: La rappresentanza così chiamata è politica ... lo stato ebraico deve assi­cu­rare che il sindaco sia il portavoce di tutta la gestione internazionale, ed esso è un por­tavoce unico che nell’ambito del collegio dei tre sindaci deve fare da avvo­ca­to delle altre due componenti.
Dom.:   Questo vuol dire che Gerusalemme deve essere ebrea … 
Risp.: Dev’essere israeliana politicamente, ma deve esserci la salvaguardia religiosa in modo assoluto dove sono rispettate le tre religioni monoteiste da pari, questa è differenza. La pari dignità nella rappresentanza religiosa è fon­da­mentale; mentre per la politica io ho una soluzione da proporre per gestire la capitale politica.
Per la gestione politica di Gerusalemme io avrei una soluzione che, forse inizialmente potrebbe sembrare originale cioè la creazione della “Grande Gerusa­lem­me”, la Gerusalemme città metropolitana, la Gerusalemme Stato con una sua dignitas internazionale.
Gerusalemme metropoli, chiamiamola così, come lo stato di New York fatto di città satelliti. Consideriamo Gerusalemme co­me si trattasse dello stato di New York, con al centro il simbolo della Geru­salemme multietnica, della grande Gerusalemme che sia sede della rappresentanza politica in maniera tale da risolvere il problema della col­lo­cazione politica, per esempio lla grande Gerusalemme città metropolitana potrebbe estendersi fino a Gerico ( a 20 km di distanza).
Dom.: Quindi anche Gerico sarebbe compresa?
Risp.: Questa grande Gerusalemme potrebbe essere allargata e lì esservi collo­cata la rappresentanza politica ed istituzionale:
Come detto, lo stato di New York è composto da tante città satelliti, Gerusalemme a par­tire da Gerico mussulmana, fino al suo confine ragionato, che diverrà de­fi­nitivo dal punto di vista politico diventa città metropolitana e come visto, dalla integrazione delle attività economiche e dalle conseguenti parcellizzazioni di quartiere (e qui poi entriamo sul discorso del progetto dell’economia) che farebbero da paraurti al confine militare.
La collaborazione economica e le regole di espansione e di convivenza fra comunità favorirebbero il superamento del problema delle espansioni demografiche, per esempio a Abu Dis, villaggio situato proprio al confine della Grande Gerusalemme, evitando così che si ripeta una nuova Oslo, dove è morto Olaf Palme, e dove si è firmato uno dei primi e più concreti accordi di pace, perché sicuramente se non si attuasse questa soluzione la questione demografica tra 50 anni farà esplodere di nuovo il problema.
Ecco perché questo stato autonomo di Gerusalemme allargata, metropoli, ed il più possibile in altezza può diventare l’unica soluzione che garantirebbe la stabilità, perché rispetterebbe innanzitutto i sentimenti perché in questo mo­mento da due secoli siamo tutti coinvolti in persecuzioni, guerre, ecc. per cui il fattore religioso una volta che trova la giusta collocazione nei posti sacri consente alle parti politiche di diventare meno “avvelenate”.
Il secondo elemento, che potrebbe salvaguardare gli effetti della mia proposta ma che può, oggi, sembrare un’utopia, è che ven­gano trasferite le Nazioni Unite nella Grande Gerusalemme tra Gerico e Gerusa­lemme e che essa diventi il centro della maggior parte delle istituzioni internazionali delle Nazioni Unite, proprio per coerenza con il richiamo dei 10 comandamenti che sono le leggi di tutte le civiltà, le tre monoteiste, di rafforzare il richiamo dei figli di Abramo, andiamo dove li ci sono tutti i credenti …. 
Dom.:   Noi diamo uno stato all’Onu come la chiesa cattolica … 
Risp.: Dove tutte le istituzioni delle Nazioni Unite diventano la garante fisica e simbolica di questa internazionalità.
Dom.:   È uno stato nuovo?
Risp.: Uno status più che uno stato, una nazionalità che diventa il garante di questa Gerusalemme metropoli, che deve essere la corte di componimento di regole che dovrebbero evitare singoli nazionalismi o effetti imprevedibili, la società civile diventa la giudicante di chi vuole evadere dalle regole.
Dom.:   Cioè diventa il propositore delle regole?
Risp.: Una potenza economica … facciamola dove c’è il guaio, dove perma­nen­temente il terreno è minato dalle discordie e come abbiamo visto oggi, dopo l’11 di settembre non c’è New York che conti non c’è nessun Vaticano che conti, perché il fanatismo ha dimostrato che una volta armato dentro può far saltare qualunque struttura, questo tra realismo e fantasia.
La pariteticità si usa per questa striscia di convivenza, e per convivenza, parlo di convivenza paritetica attraverso le situazioni economiche, dove la nascita di questo progetto, che implica diventare soci, diventa il deterrente domani: infatti, se il nipote vuol buttare la bomba nell’edificio di cui suo zio è comproprietario, qualora esso sia mussulmano, probabilmente non lo farà, ma se quell’edificio fosse di un ebreo si sentirebbe autorizzato.
La deterrenza alla tentazione dell’estre­mi­smo fa nascere e crescere una generazione dove la convenienza diventa il de­ter­rente alla violenza.
Questa è la visione che io ho…..
Dom.:   Volevo chiedere una cosa, siamo arrivati alla grande Gerusalemme, lei ha parlato di  uno status per la grande Gerusalemme, ma si tratta di uno stato internazionale o all’interno di Israele, oppure con legami estremamente  allentati …
Risp.: Io dico che dovrebbe andare sulla falsariga del Vaticano questo status di tre religioni, tutte e tre le entità: Israele che è il dominus militare o politico, per­ché tutto ciò che è attorno è Israele, di questo quartiere religioso, deve es­sere lo stato garante, un garante che è obbligato a rispettare le autonomie ge­stionali dei sindaci di queste entità religiose per territorialità. Siccome questo stato è enclave in Israele, Israele è tenuta a rispettarlo e ad adeguarsi dal momento che vi sono anche le Nazioni Unite con tutta la ricchezza delle problematiche che questo comporta, ivi inclusa la certezza che la Corte Penale Internazionale, è li, e può vedere ciò che accade, nel momento in cui accade, diversamente da quando fosse situata all’Aja piuttosto che a New York, dove avrebbe comunque un’informazione  de relato.
Ecco perché secondo me l’abbinamento dell’economia con il diritto, in questa si­tua­zione è di elevatissima importanza, e tutto deve essere inserito nel conte­sto.
Dom.:   La convince questo progetto?
Risp.: Il trasferimento delle Nazioni Unite e di  tutte le istituzioni internazionali avviene per garantire fisicamente che il guardiano della legalità sia a portata di mano: tu accendi il tuo binocolo e vedi l’aggressione, perché parlia­mo a lunghezze fisiche di pochi metri.
Lei è stato in Israele? 
Dom.:   Sì. 
Risp.: E ha visto mai questo confine tra Gerico e Gerusalemme? 
Dom.:   Non l’ho visto. 
Risp.: Ma c’è, ed è importantissimo: c’è un posto ideale, anche per ragioni bibliche e coraniche, poiché proprio tra Gerusalemme e Gerico c’è un posto che da qualche mussulmano è fatto risalire a  Mosè. Dicono che è una specie di posto religioso per Mosè e potrebbe essere la zona ideale per le Nazioni Unite, il fatto che Mosè sia così rispettato dal mondo mussulmano diventa una ragione di opportunità, a prescindere dal rispetto dovuto, comunque.




* Deceduto recentemente, è stato fondatore e presidente dell’Associazione “Il Trialogo”, nonché Presidente della Fondazione Al Sharkia, già presidente della COMUNITà SEFARDITA ITALIANA
▪ già Professore di Diritto Commerciale Internazionale all’Università di Trieste, commercialista, membro del consiglio direttivo della Camera di commercio internazionale – sez. italiana e della commissione finanziaria della stessa.
[1] In maniera tale da generare i presupposti per la nascita di interessi comuni derivanti da un “buon vicinato”,  morale, sociale, civile ed economico-finanziario.

Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 65. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.


domenica 24 giugno 2012

Il primo sondaggio del Blog della SECEM

La domanda era : Di quale tema preferite che si parli tra: DEMOCRAZIA E LIBERTA' - ETICA - ECOSOSTENIBILITA' e NARRATIVA SOCIALE ?
La soluzione sta nelle risposte dei nostri lettori che percentualmente si sono distribuite  così:
1) DEMOCRAZIA E LIBERTA' con il 52% dei voti;
2) ETICA                                          con il 22% dei voti;
3) ECOSOSTENIBILITA'           con il 16% dei voti;
4) NARRATIVA SOCIALE         con il 10% dei voti.
Evidentemente, oggi in Italia, prevale la domanda di DEMOCRAZIA E DI LIBERTA', che, insieme alla necessità di una ETICA della politica e della vita sociale, arriva al 74% delle risposte. Così i progetti e la discussione economica sull'ECOSOSTENIBILITA' che pure raccoglie un buon 16% è in terza posizione rispetto alla necessità di uno STATO MODERNO VERAMENTE DEMOCRATICO E CON REGOLE UGUALI PER TUTTI ED EQUE. Ultimo, ma noi pensavamo assolutamente inesistente, invece ci ha meravigliato vedere che raccoglie un 10% delle risposte LA NARRATIVA SOCIALE che, se ci pensiamo bene, altro non è che la richiesta di un INFORMAZIONE, RACCONTO o NARRATIVA dei fatti sociali più CORRETTA e fatta per fare capire, non per fare CAMPAGNA ELETTORALE.

SECEM

venerdì 22 giugno 2012

HELMUT NEWTON (1920-2004)


HELMUT  NEWTON
La vita con il suo occhio magico
Helmut Neustädter (in arte Newton) , naque a Berlino nel 1920, figlio di genitori entrambi ebrei, cresciuto nella buona borghesia Berlinese degli anni '20-'30. Frequenta il Werner von Trotschke Gymnasium e la Scuola Americana a Berlino. Interessato alla fotografia fin da piccolo, lavora con la fotografa tedesca Else Simon, conosciuta come Yva. A seguito delle leggi razziali lascia la Germania nel 1938 imbarcandosi a Trieste sul piroscafo "Il Conte Rosso" rifugiandosi a Singapore e lavorando come fotografo per il Straits Times. Prende servizio nell'esercito australiano durante la Seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1945.  Il 13 maggio 1948 sposa l'attrice australiana June Browne nota come fotografa con lo pseudonimo di "Alice Springs". Dopo la guerra lavora come fotografo freelance producendo scatti di moda e lavorando con riviste come Playboy. Dalla fine degli anni cinquanta in poi si concentra sulla fotografia di moda. Si stabilisce a Parigi nel 1961 e intraprende una carriera come fotografo di moda professionista. I suoi scatti appaiono su varie riviste tra cui i magazine di moda Vogue, L'Uomo Vogue, Harper's Bazaar, Elle , GQ, Vanity Fair, Max e Marie Claire. Il suo particolare stile è caratterizzato dall'erotismo patinato, a volte con tratti sado-masochistici e feticistici. Un attacco di cuore nel 1970 rallenta la sua produzione ma aumenta la sua fama, in particolare con la serie "Big Nudes" del 1980 che segna la vetta del suo stile erotico-urbano, sostenuto con un'eccellente tecnica fotografica. Crea inoltre molti ritratti e altri studi fotografici e incomincia a lavorare per Chanel, Gianni Versace, Blumarine, Yves Saint Laurent, Borbonese e Dolce & Gabbana. Nel 1984 insieme a Peter Max realizza il video dei Missing Persons Surrender your Heart.  Nell'ottobre 2003 dona una collezione di foto alla fondazione Preußischer Kulturbesitz a Berlino. È attualmente esposta al Museo della Fotografia (Museum für Fotografie) vicino alla Bahnhof Zoologischer Garten, la stazione ferroviaria dello zoo di Berlino. In seguito vive a Monte Carlo e Los Angeles. Muore a Los Angeles, il 23 gennaio 2004, in un incidente stradale a Hollywood quando la sua macchina si schianta su un muro del famoso Chateau Marmont, l'hotel sul Sunset Boulevard che era stata per anni la sua residenza quando abitava nella California del Sud. Le sue spoglie sono state poste a Berlino nel cimitero ebraico di Friedenau, la sua tomba è collocata a qualche metro da quella di Marlene Dietrich.
Un uomo che ha sempre amato le donne e la loro carica espressiva, ma che spesso ci ha fatto conoscere il lato interiore e voyeuristico della ragione umana nella solitudine di spazi occupati da figure gigantesche. Ha rappresentato un epoca ed è andato al di là della sua essenza culturale per sdoganare tabù e regressioni mentali dell’Occidente che  pensava, dopo la vittoria militare nella seconda guerra mondiale, di poter colonizzare il Mondo con le sue paranoie freudiane e  i suoi film musicali, mentre si apre, nel suo interiore abitacolo esistenziale come un anticorpo, il muro del pianto con il blues e l’hard rok che sgretolano i sogni di successo e si confondono con il Neo capitalismo aggressivo e complice di tutte le Mafie. Helmut Newton, ebreo quasi universale e non ortodosso, come recita il suo vero cognome che tradotto significa abitante della città nuova, è un precursore. Un uomo che apre in un momento magico per l’Arte e la Letteratura mondiale alla contaminazione essenzialista dei popoli primitivi con una semplicità e una coerenza che spesso viene sottovalutata rispetto all’icona che superficialmente avvertiamo di lui.
Cominciamo con lui un cammino nell’Arte Fotografica contemporanea del XIX Secolo.
Ugo Arioti


martedì 19 giugno 2012

Storia dei luoghi palermitani: Mondello dal 1895 al 1956

Alla fine del XIX Secolo chi si avventurava verso la spiaggia di Mondello, sobborgo di pescatori, sorto intorno a due torri antiche di protezione della costa dai pirati saraceni, doveva anche attraversare un tratto di palude, superare le canne e finalmente godere del mare spendido e della sabbia finissima e dorata di Mondello. Abbiamo ricostruito con alcune foto d'epoca il periodo che va dal 1895 al 1956, anno in cui venne costruito l'Hotel Palace che, con la stabilimento balneare "Liberty", completa il quadro centrale della grande spiaggia dei palermitani oggi anche passeggiata cult e uscita enogastronomica.
Mondello appare sullo sfondo a destra dello Stbilimento su palafitte lignee del 1895 - Pustorino/Terrasi
Siamo nel 1915 e questa è la spiaggia con le cabine in legno e tela.
 Lo stabilimento balneare "Liberty"  (foto del 1930)
1956 - Da questa foto si possono osservare il Charleston(Stab. balneare) e l'Hotel Palace
Secem



lunedì 18 giugno 2012

Tolto il 41 bis a uno degli stragisti di Capaci: il Boss Antonino Troia.


La Notizia:
"Provvedimento non motivato"
Tolto il 41 bis a uno degli stragisti di Capaci: il Boss Antonino Troia. 
 (da: www.Repubblica.it -19/06/2012)
Dopo sette anni è stato revocato il regime carcerario del 41 bis per il boss Antonino Troia, condannato all'ergastolo per la strage di Capaci in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre agenti della scorta
L'essere stato un capomafia di rilievo non basta per restare al carcere duro. Neppure se nel proprio "curriculum" criminale compare una condanna all'ergastolo per la strage in cui venne ucciso Giovanni Falcone e quattro "fine pena mai" per omicidi vari. La proroga del '41 bis va ben motivata. Insomma lo stampone" e gli assunti scontati non sono sufficienti, anche per un boss come Antonino Troia, accusato di avere preso parte alla deliberazione e alla realizzazione dell'eccidio di Capaci. Il boss faceva parte della Cupola quando l'attentato fu deciso, nascose il tritolo usato per l'esplosione ed "ospitò" nel suo territorio il commando. Questa è la notizia, che già porta sconcerto a chi crede nella Giustizia, conoscete la sua icona: quella con la bilancia e la spada? Il piatto è sbilanciato e la spada arrugginita e non è solo un fatto “burocratese” come qualcuno vorrebbe farlo passare. Dalle carte non si evince che …. parapum e parapum ….  No. Non è la prima volta che il tribunale di sorveglianza di Roma "bacchetta" e annulla le proroghe dei 41 bis. Stavolta, sotto la lente di ingrandimento del collegio della Capitale, competente su tutte le impugnazioni dei decreti ministeriali che impongono il regime carcerario duro, è finita la decisione di confermare il provvedimento disposto ben 19 anni fa a carico, appunto di Antonino Troia. In sei pagine i giudici, che revocano la misura, definiscono "non adeguatamente motivato, il decreto con il quale il ministro della Giustizia, lo scorso novembre, aveva rinnovato le restrizioni carcerarie disposte a carico del capomafia. In sostanza il ragionamento del tribunale è questo: che Troia sia stato, fino al 1992, un boss di spicco è assodato. Lo prova la condanna all'ergastolo inflittagli per la strage di Capaci. Ma nel decreto non risulta dimostrato né che la “famiglia di Capaci – Isola delle Femmine, Sferracavallo e dintorni” sia ancora operativa, né che "l'organizzazione mafiosa SpA abbia ancora interesse a intessere indebiti collegamenti con Troia"( ad esempio dargli una nomina nel CdA di Cosa Nostra. La vicenda, comunque, per onor di “Burocrate” dobbiamo dire, è tutt'altro che chiusa: Troia non tornerà subito al regime carcerario ordinario, ma passerà prima attraverso un periodo di "alta sicurezza". Nel frattempo la Procura nazionale Antimafia e la Procura Generale presso la Corte d'Appello, potranno presentare eventuale ricorso se e nel caso che …. etc.etc.etc. Quando prendi un mafioso o un violentatore o peggio ancora uno che commette crimini contro i bambini o gli indifesi o i deboli, devi metterlo in gattabuia, vera, e buttare via la chiave… altro che 41bis. Allora chi la difende la Società”Civile” da queste “Bestie”? E mi viene ancora in mente che si fa tanto parlare per quella TRATTATIVA STATO-MAFIA. Non è che questo sia uno dei passaggi di quell’ACCORDO che nessuno ha mai fatto ma che tutti conoscono?
Ai posteri l’ardua sentenza …

Zaratustra Siculo

Quale è il peso dell’Europa oggi nel Mondo? Editoriale 002



Il Governo dei banchieri e dei cancellieri di ferro “miopi” ha dato una mano a Nuova Democrazia per superare lo scoglio delle elezioni e restare a galla in un mare di sacchetti di plastica e vuoti a perdere. Così la nuova Grecia che esce da questo defatigante doppio turno elettorale con le ossa rotte ora è pronta per PAGARE e SORRIDERE senza PENSARE. In realtà ha vinto la paura e la disillusione. La paura di uno scivolone all’indietro nel tempo e la disillusione per un sistema politico che si chiama democratico, ma che in effetti è governato da una oligarchia bancaria e speculativa che calcola tutti i suoi progressi misurando in denaro cose e persone indistintamente.
Dall'esito di questo voto dipendeva non solo il futuro del Paese ma anche le prossime mosse dell'Eurozona. I greci erano chiamati a scegliere tra "il rispetto degli impegni" , come ha detto ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel, (un cancelliere ormai svuotato di senso politico e di consenso popolare anche e soprattutto nella sua GERMANIA), o la rinegoziazione dei termini del prestito di salvataggio che ha comportato l'imposizione di severe misure d'austerità senza che queste corrispondano a valori EUROPEI, in quanto solidali ed equi in funzione del senso di unità politica più che economica che l’Europa ancora non ha e che la trascinerà verso un inesorabile declino sociale e culturale. 

Secem

sabato 16 giugno 2012

Il Cancro EQUITALIA – Cronaca

Il Cancro EQUITALIA – Cronaca
Aspettando l’attentato grave e devastante il Governo non fa quello che dovrebbe: LA RIFORMA DELL’UFFICIO DELLE ENTRATE IN SENSO EQUO DANDO AI FUNZIONARI L’INCARICO DI STABILIRE CON ASSOLUTA CERTEZZA IL CREDITO PRIMA DI SPEDIRE CARTELLE E IL DOVERE DI RISPONDERE DEGLI ERRORI COMMESSI E DEI MORTI. RESPONSABILITA’ CIVILE E PENALE DI CHI HA IL COMPITO DI ACCERTARE E VERIFICARE LA POSSIBILITA’ REALE DI RICHIEDERE SENZA DEROGHE, OLTRE TUTTO ANCHE LO STATO DOVREBBE ESSERE SOTTOPOSTO ALLO STESSO TRATTAMENTO IN TUTTI I SUOI APPARATI BUROCRATICI CHE PER PAGARE UN DEBITO IMPIEGA ANNI. A MONTI NESSUNA CARTELLA? TROPPO FACILE.
Aggiornamento dal corriere della sera telematico:
Una bomba artigianale è stata fatta esplodere nella notte alle 2.40 davanti all'ingresso della nuova sede dell'Agenzia delle Entrate di Lamezia Terme (Catanzaro), in via Benedetto Musolino. La deflagrazione dell'ordigno di medio potenziale costruito con polvere pirica, ha provocato danni alla vetrata d'ingresso rompendo anche la parte in alluminio della porta e una finestra adiacente. Gli abitanti della zona hanno sentito il rumore dell'esplosione e hanno chiamato la polizia che è subito intervenuta sul posto. La sede dell'Agenzia delle Entrate è stata inaugurata pochi mesi fa. Al momento non c'è stata alcuna rivendicazione del gesto, né tramite biglietti, né con scritte sull'edificio, né con telefonate. La sede non ha telecamere di sorveglianza, dunque la polizia sta cercando di capire se ce ne siano negli edifici adiacenti per rintracciare il colpevole visionando le immagini.
Redazionale

ARCHITETTURA E FILOSOFIA

ARCHITETTURA E FILOSOFIA
di Ugo Arioti
fa parte di una serie di scritti di prima del XXI Secolo era il XX quasi XXI

1.1 Chi conserva l’anima nel bagno razionalista non può godere del mare, della natura libera, del bacio del sole.
Lui costruirà una rete modulare per dividere il sole in quartini ed erediterà le macerie delle guerre per farsi spazio, allontanando il mare.
L’Amministrazione Pubblica della nostra città (Palermo, si è proprio Lei, la signora punica sdraiata all'ombra della santuzza), che come tutti ben sanno, per ora è molto impegnata, date le vicine elezioni, su problemi dell’ecologia e di territorio, ha deciso di fare della zona compresa tra la Via Alloro (ex), la Via Butera, la Magione e Via Garibaldi (fu ferito), un parco nazionale; vi si potranno ammirare moltissime specie in aumento progressivo di Rattus Palermitanus Cornutus fra gli animali e di Ortica Disgraziatas, fra le piante.

1.2 IL SOGNO E LA MEMORIA
L’uomo è il padrone del mostro.
Mi occuperò di un argomento vecchio come tutti gli altri che conoscete già; la vostra paura del buio, come la mia, ha per molti versi lo stesso segno, ci differenziano le sfumature. Per semplicità basta un manichino dipinto in una galleria buia, per parlare di mostruosità e paura. Ma dov’è il mostro? È una bestia rara? Siamo noi.
Come lo preferite, lo possiamo costruire grande e grosso, come King Kong; cova dentro di noi e nel buio delle nostre case di pietra, scava la nostra anima fino a farne emergere ogni mostruosità più morbosamente nascosta alla luce.

1.3 LA TRASGRESSIONE

C’era una volta il Rinascimento, dicono, e proprio allora i pittori riuscirono ad impadronirsi della profondità, e chiusi nella gabbia prospettica, scoprirono contemporaneamente che era facile riempirla di mostri, deformando il quadro con le stesse leggi della prospettiva.
Ci sono forse dei momenti in cui si ricorda che il linguaggio sul mondo non è il mondo, che tutto ciò che vediamo potrebbe essere diverso, che tutto ciò che possiamo descrivere sia diverso, che non c’è nessun ordine a priori nelle cose.

1.4 METAMORFOSI
Nasconditi dietro di me, mimetizzati col cielo, cambia forma per piacere a Lei. La mimesi è tua, uomo!
La forma, la materia, il suolo sono argomenti fertili per la tua voglia di mimetizzarti nel tuo abito di memorie, quelle da ricordare.
Così hai cominciato a cambiare l’ambiente che ti circondava per dare un senso al tuo pudore.

1.5 METAMORFOSI “B”
Uscire dalla tua città di pietra per entrare nell’irreale, per scoprire nuove sensazioni represse prima.
Metamorfosi perché vuoi che il tutto si trasformi e ti appaia, come in un sogno, una realtà nuova che possa dare fine alla città costruita dall’uomo-mostro, pronto sempre a decidere sulle sorti dell’umanità; pigro e ormai lontano dal sogno.
Metamorfosi perché il sorprendente, il fantastico è il desiderio di tutti, ma da molti conosciuto solo inconsciamente.

1.6 L’AMBIGUITA’ DEL SORPRENDENTE
Quante volte ti è capitato di passare per una strada e notare qualcosa che ti sembra di avere già visto, e ti ritornano alla mente una serie di immagini, quasi come se avessi vissuto un’altra vita. Questi stimoli, alla fine, ti portano a scoprire nuove cose, nuove immagini, anche se non concrete, ma non riesci a metterle insieme finché poi ti ritrovi intorno le solite cose.
Interesse alle superfici e poi alle forme e poi ancora ai colori di qualcosa che ti appare sul paesaggio e che colpisce la tua immaginazione. Poi improvvisamente ed in conseguenza ecco la curiosità di scoprire al di là quello che immagini e quello che non immagini.
I tuoi pensieri sono annullati ed il sorprendente ti appare come stimolo alla tua mente.
É probabile vedere dietro la tenda, in una luce soffusa, mentre fermo sei ad aspettare l’autobus; è sicuramente una donna bellissima e ti sta guardando, non aspetta altro che i tuoi baci; infine passa l’autobus e tu lo prendi, sfuggendo il tuo sogno d’amore per consumarti nuovamente nelle tue cose di sempre.
É probabile! É probabile che l’interesse che suscitano in te queste superfici sia inconsciamente sollecitato dal desiderio di conoscere ciò che è “dietro” non si riconosce, piuttosto che quello che appare fuori!

1.7 IL NON SPESSORE E LA TRASPARENZA
Le solite cose, proprio quelle che ti circondano nella tua vita di uomo normale, che quasi per costrizione ti opprimono, ti soffocano nella loro pesantezza più assoluta; ed allora la voglia di mutare queste cose, e poi tendendole, creando delle cose sottili, leggere, dove ci guardi quello che vuoi e non vedi più grigiore. Una forma qualsiasi, plasmata, ambigua nel suo insieme e nella sua consistenza fragile dà l’idea di quel che si vuole dire; ma è sempre la tua immaginazione una forma fragile facilmente valicabile e per questo quasi trasparente, sintomo di freschezza, semplicità, leggerezza. Cosa è per te una tenda, una scena di teatro di posa?
Vorrei darti un suggerimento per evitare che i tuoi occhi trasmettono alla tua mente il “pathos” della scena; forse dietro non c’è quello che tu pensi ora, con la tua Semplicità di fumetto sorpassato. La luce ti inganna, fratello! Mette in risalto le ombre, le ingigantisce, ti tira brutti scherzi, rendendosi complice della tua coscienza sporca.
Amico, distruggi lo spessore che ti impedisce di giungere alla verità, l’ostacolo più difficile nasconde l’insidia e la ipocrisia organizzata per mangiarti il fegato, scegli la trasparenza e non avere paura delle ombre.
Vorrei costruire per te una scena, e tu sai, la scena è senza spessore, e farti partecipe delle ombre del giorno, prova anche tu a radere al suolo la memoria di pietra!

1.8 LA NEBBIA
Un insieme di linee curve, di cerchi che si concatenano e tutte insieme concorrono nella creazione di un paesaggio nuovo; da lontano, in una prospettiva diversa, poi pian piano ti avvicini e scopri dei particolari, alcuni ben studiati, altri trasformati dalla natura, e insieme cambia la trasparenza; puoi persino penetrare quella struttura e nel penetrarla noti altre immagini slegate che poi sta a te ricostruire.
Prova in ogni modo, costruirai la tua immagine. Trasmettila agli altri, ma sappi che tutto questo per te adesso è nebbia.
Sognare, e sognare ancora, fino al punto di pensare di avere certe situazioni e ti sembra quasi reale la maniera con la quale si svolgono i fatti, vedi cose mai viste…eppure le vedi. É un intreccio di creazioni ondeggianti, quasi fumanti e sfumate; non riesci a percepire quello che effettivamente il sogno emana con i suoi colori e le sue immagini folgoranti che cambiano, tu lo sai, secondo quello che hai provato o che provi in quell’istante e che ti viene quasi tramandato.
Non sai dove puoi arrivare e quando ti svegli, anche se riesci a spiegarti in parte le sensazioni provate, hai quasi dimenticato del tutto il sogno, ti resta soltanto l’illusione.
Ecco di fronte a te la realtà.
Viaggiare attraverso i ricordi spesso ti porta in una stanza piena di nebbia, e corri, come un bambino, alla ricerca di una sicurezza. Ma non trovi la mano di tua madre.
Io sarò per te nebbia e ti avvolgerò per non farti vedere il tempo che, complice degli specchi, ti ha fatto invecchiare; quel bambino di ieri oggi è un lercio cadavere coperto di stracci e fetido come terra, intriso di morte. Ho costruito un tempio per il tuo oblio, e tu non lo vedrai quando sarai al suo interno, ti coprirà di nebbia.

1.9 LA LUCE
L’uomo vive e riesce a percepire la vita: il trascorrere del tempo. Mettendosi in rapporto con le cose, gli oggetti che lo circondano e le sue facoltà, fra cui il tatto, l’udito, la vista e fattori esterni, fra cui la luce, che per lui diventa sicurezza nel poter definire quella cosa, poterle dare una forma, una catalogazione, per poi ritornare in te, nel ricordare quella cosa, nel confrontarla con le altre, nell’immaginarla diversa; ecco cos’è la luce; la vita per l’uomo. Che sensazione meravigliosa quella di vivere in un luogo che al tuo apparire ti offre, quasi per incanto, perché percepita, la libertà di muoverti spontaneamente, quasi conoscessi già quei luoghi.
Ma ti accorgi che non è soltanto questa la ragione del tuo star bene; sono gli accostamenti, le fusioni continue delle immagini, che danno armonia all’insieme.
Ti accorgi che armonia è luce. Quel qualcosa che dà senso a tutto il nostro vivere. La tua sicurezza, la tua spavalderia, la tua amica, nel bene e nel male. (Controllarla non sarà per te solo una funzione intellettuale, ma anche sensoriale).
Hai mai pensato che la luce ti può anche ingannare, sorprendere, accecare, e può cambiare il colore della tua maschera? La mia città senza mura ti darà lo “Shock” della luce, potresti finire per odiarla, se non hai il coraggio di renderti conto della tua imbecillità.

venerdì 15 giugno 2012

VITE SENZA VITA



Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII secolo, amava dire : Siamo nani sulle spalle dei Giganti!
Vuol dire, gettando l’occhio alla Cultura classica e alla virtù degli uomini antichi, che chi vive nel presente, anche se infinitamente più piccolo dei grandi del passato, poiché si appoggia alla cultura e alla sapienza di quei grandi, riesce a vedere un po' più lontano di loro e a proiettarsi nel futuro.
Ma ci si deve appoggiare e deve avere occhi per il Mondo e non solo per le sue tasche ….. oggi l’occhio magico è basso.
Si accalcano tutti davanti per essere ripresi, almeno 5 minuti in una vita, almeno un immagine in TV o su un giornale, vale, per questi nanetti di oggi, più della scalata sulle spalle dei GIGANTI.
La sapienza è carta straccia per i nostri contemporanei. Così il Mondo va a rotoli e si accendono le fameliche orde dei tifosi di questo o di quello che poi diventano inesorabilmente OLTRANZISTI e il resto e fame, sangue, persecuzioni, stragi, violenze, abusi.
Per salire sulle spalle dei giganti avevamo inventato un sistema che doveva avere un suo principio culturale etico che era quello dell’EDUCAZIONE PERMANENTE. Ma siamo stati capaci di ridurre tutto a un mero esercizio finanziario speculativo.
La scuola deve essere, per i coevi bassissimi e scelleratissimi ignoranti che avanzano e conquistano solo con l’apparenza i posti di comando, solo fine allo scopo dell’UTILE DELLA PRODUZIONE ORGANIZZATA. Non è un centro di elaborazione del pensiero che libera le menti e le proietta verso quella scalata che nel MEDIO EVO Bernardo di Chartres indicava.
Salotti televisivi inutili e devastanti tranciano in due il pensiero e lo mortificano fino al turpiloquio e alla chiacchiera da cortile.  Niente allora ha più importanza che un gioco di pettegolezzi e uno sberleffo.
La nobiltà d’animo non si insegna, certo, ma si coltiva e chi altri, se non la scuola, ha questo compito? Ma la scuola di tutti e non la scuola di pochi ricconi ignoranti che governano con i midia e i falsi ideali con le tifoserie (FORZA ITALIA, POPOLO DELLE LIBERTA’, ora forse si chiameranno FORZA E CORAGGIO?)
LA SCUOLA DEI GIOVANI E DEI VECCHI. Un unico ciclo continuo in cui ognuno ha un suo ruolo e c’è confronto tra il pensiero di chi ci ha preceduto e il nostro che dalle loro spalle osserviamo l’orizzonte futuro e abbiamo fatto la nostra sana e giusta fatica per arrivare sino a quel BELVEDERE!
Speriamo che ci si accorga di quello che abbiamo perso inseguendo il mito ignobile del consumismo a tutti i costi e dell’arrivismo veloce che ci lascia come deserti nel deserto della nostra Psiche sola e deprivata dei suoi sentimenti essenziali: VITE SENZA VITA.

Ugo Arioti

mercoledì 13 giugno 2012

Comitato di Sorveglianza del PO FESR Sicilia 2007-2013 Palermo Villa Malfitano



A seguito dell’Articolo di Zaratustra Siculo della Secem pubblichiamo il resoconto letto da un giornale locale della RIUNIONE DEL COMITATO DI SORVEGLIANZA DEL PO FESR SICILIA 2007-2013 (un piano con sette assi e più di 200 linee di intervento la maggior parte inutile e sovrapposta ad altre)
Dall'Energia ai Beni culturali. Sei dipartimenti regionali nel 2011 hanno speso meno dell'uno per cento dei fondi europei a loro disposizione. La farraginosità delle norme sui regimi di aiuto e il turn over dei dirigenti regionali sono tra le principali cause che hanno bloccato la spesa del dipartimento alle Attività produttive, ferma al 2,4 percento
di FILIPPO PASSANTINO
PALERMO. Dall'Energia ai Beni culturali. Sei dipartimenti regionali nel 2011 hanno speso meno dell'uno per cento dei fondi europei a loro disposizione. La farraginosità delle norme sui regimi di aiuto e il turn over dei dirigenti regionali sono tra le principali cause che hanno bloccato la spesa del dipartimento alle Attività produttive, ferma al 2,4 percento. Gli uffici dell'assessorato alla Sanità, invece, avevano prospettato una spesa di oltre 30 milioni per l'acquisto di apparecchiature. Ma ne sono stati investiti solo 11 e mezzo. Anche il dipartimento della Protezione Civile ha speso meno del previsto: 6,8 milioni contro i 18 programmati.

Una fotografia drammatica, quella scattata dal Comitato di sorveglianza per i fondi strutturali, che si è riunito ieri a Palermo dopo 13 mesi. La Regione, al 30 aprile 2012, ha speso 876 milioni 487 mila euro a fronte dei 6 miliardi e mezzo assegnati da Bruxelles per il periodo di programmazione 2007-2013. In pratica, il 13,4 per cento della cifra complessiva. Superano i due miliardi, invece, le somme già impegnate. Numeri che assegnano alla Sicilia il penultimo posto tra le regioni italiane per impiego effettivo delle risorse. Mentre parti sociali e associazioni di categoria suonano il campanello d'allarme dopo la denuncia del Commissario europeo per le politiche regionali, Johannes Hahn. «Bisogna investire sulla dotazione infrastrutturale al servizio delle imprese, sulla ricerca e sull'innovazione, sul sostegno alle attività con il credito ed i regimi di aiuto», afferma il segretario regionale della Cna, Mario Filippello.

Ma per questo capitolo di spesa finora sono stati erogati solo 34 milioni. Cgil, Cisl, Uil e Legambiente, invece, hanno deciso di non partecipare ai lavori del Comitato per protesta contro l'autorità di gestione regionale. Contestano l'incapacità di spesa delle risorse. E chiedono l'intervento del ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca. Il dirigente generale del dipartimento Programmazione, Felice Bonanno, promette che «saranno mantenuti gli impegni sui tempi di spesa per il 2012, senza incorrere in ritardi ulteriori, anche grazie all'apporto della task force del ministero per lo Sviluppo economico e dell'Unione europea». Ma le sue parole non nascondono le criticità, che a più livelli ritardano ed appesantiscono l'attuazione del Programma. Intanto, entro settembre la Regione dovrà presentare a Bruxelles la proposta di rimodulazione dei fondi per il prossimo anno e mezzo.

martedì 12 giugno 2012

Interrogativi e ipotesi Il futuro dell'uomo non è solo nella scienza (da Repubblica.it del 12/06/2012)


Cominciamo un ciclo sugli interrogativi dell'uomo di oggi e sulle ipotesi che sorreggono l'idea odierna di FUTURO per l'UMANITA' e il Futuro, che serve veramente all'uomo, c'è da identificarlo nell'ambito delle scelte: chi le fa e  queste sono sempre utili a tutti e non a pochi?..... Non è facile distinguere talvolta tra le scelte per il benessere e quelle che sono solo utili.
D L


Non guardo con sfavore al progresso scientifico, dei cui benefici godo come essere umano e le cui acquisizioni teoretiche cerco di introdurre nella mia modalità di vedere il mondo (filosofia e teologia) e di coltivare la dimensione contemplativa della vita (spiritualità). Però diffido della scienza e della tecnologia quando manifestano un complesso di superiorità culminante in una sorta di gelosa autarchia che si può riassumere così: gli scienziati hanno il potere di intervenire sulla natura umana, l'umanità si deve fidare perché grazie a loro la vita sarà migliore.

Ho fatto questa riflessione leggendo l'articolo di Umberto Veronesi che parlava del futuro che ci aspetta. Egli riconosce che di fronte agli scenari aperti dalla scienza e dalla tecnologia "oggi siamo per lo più spiazzati eticamente e giuridicamente", ma fa capire che ormai non è più possibile tornare indietro, e afferma: "L'incertezza è soltanto quando e come, e la sfida è fare in modo che sia realizzata a puro vantaggio dell'uomo".
il futuro non è solo scienza

Non è così scontato come sembra. Prima è opportuno vedere cosa ci aspetta, e cioè quella che Veronesi definisce la società nanoscientifica. Prendete un millimetro e immaginate di dividerlo un milione di volte. La vostra mente non ci riesce ma la tecnologia sì. Da qui alcune delle meraviglie di cui presto potremo disporre: vernici ripiene di invisibili pannelli solari con cui dipingere le case, microspie diffuse negli ambienti con un semplice colpo di spray, microorganuli nel sangue per "correre tre ore senza respirare". Sono solo alcuni esempi: non c'è luogo del nostro corpo in cui non poter inserire nanocellule che megapotenziano le prestazioni. Evviva, gridano tutti a questo punto, e che altro si può dire visto che tutto è "a puro vantaggio dell'uomo"?

Ma la domanda è: qual è il puro vantaggio dell'uomo e chi lo stabilisce? Correre tre ore "senza respirare" è un vantaggio? In realtà da un uomo che corre senza respirare, a un uomo che parla senza pensare, a un uomo che vive senza amare, il passo non è poi così lungo. Einstein scriveva nel testamento spirituale: "Dobbiamo imparare a pensare in una nuova maniera: dobbiamo imparare a chiederci non quali passi possono essere compiuti... ma quali passi possono essere compiuti per impedire una competizione militare il cui esito sarebbe disastroso per tutte le parti". Einstein si riferiva alla guerra atomica, ma quello che conta è la sua visione generale di una ricerca scientifica guidata dall'etica, del tutto opposta rispetto al teorema secondo cui "se qualcosa è scientificamente ipotizzabile, prima o poi qualcuno la realizzerà". In realtà non è per nulla così, oggi la scienza è un'impresa collettiva che abbisogna di immensi finanziamenti pubblici e quindi di supporto politico, così che la comunità umana può decidere che qualcosa di scientificamente ipotizzabile non per questo debba essere realizzato. L'ottimismo scientista non era condiviso da Einstein, secondo il quale "coloro che più sanno sono i più pessimisti".

Non si tratta ovviamente di coltivare il pessimismo fine a se stesso né tanto meno la sfiducia nell'intelligenza umana, si tratta solo di avere una lucida consapevolezza dell'enorme posta che è in gioco e del fatto che non potrà mai essere la sola scienza a stabilire il "puro vantaggio dell'uomo". Quale sarebbe infatti questo puro vantaggio? Siamo sicuri che esso consista solo in uno standard predefinito di salute fisica e mentale che è l'unico parametro che può essere offerto dalla scienza? Dico ciò senza il minimo dubbio dell'importanza della salute fisica e mentale, ho insegnato per sette anni al San Raffaele di Milano dove (nonostante tutto quello che poi è emerso) la stella polare era sempre data dall'unità di corpo, psiche e spirito. Non posso non vedere però il pericolo di una "società nanoscientifica" che imponga a ogni individuo uno standard di salute fisica e mentale predefinito invadendolo fin da piccolo di microorganuli, uno standard in base a cui Michelangelo e Leopardi sarebbero stati sempre di buonumore, Nietzsche non sarebbe impazzito, Van Gogh non si sarebbe tagliato l'orecchio, Tolstoj sarebbe morto tra le linde lenzuola di casa, e tutti avrebbero fatto jogging ogni mattina dopo una colazione a base di cereali americani rigorosamente ogm.


Veronesi apriva l'articolo scrivendo che di fronte all'avanzata trionfale della tecnologia "le religioni resisteranno", evidentemente perché per lui esiste un conflitto strutturale tra ricerca scientifica e religiosità. Però voglio ricorrere ancora una volta a Einstein: "La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca". Non sono certo pochi i grandi scienziati pronti a riconoscere i limiti della scienza e la necessità di un dialogo costruttivo con le sapienze spirituali dell'umanità. Che poi il nostro tempo avrebbe bisogno di uomini di fede in grado di condurre veramente questo dialogo, mentre al contrario la struttura della Chiesa attuale è fatta in modo tale da emarginare pensatori profetici come Raimon Panikkar e Hans Küng e da promuovere desolanti yes-men pronti a trasformarsi in corvi, è tutto un altro doloroso discorso.

VITO MANCUSO

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