La messa in mora delle Regione siciliana per irregolarità nel rendiconto al 31 dicembre 2016 è un fatto senza precedenti nei settant’anni di storia dell’autonomia. Mai prima d’ora la magistratura contabile aveva fatto ricorso a un provvedimento così drastico. La decisione del Procuratore generale d’appello della Corte dei conti siciliana, Pino Zingale, potrebbe essere gravida di conseguenze negative anche per la finanza pubblica nazionale.
Se l’organo di controllo della Regione concludesse il giudizio di parifica con un “diniego di regolarità”, in altre parole con la bocciatura del bilancio, l’attività degli uffici amministrativi potrebbe subire una paralisi. L’ente non potrebbe approvare atti di spesa, non potrebbe pagare stipendi, la sua continuità sarebbe a rischio. Come è già accaduto nel luglio del 2012, durante la giunta di Raffaele Lombardo, quando la Regione accusò una crisi di liquidità al limite dell’insolvenza di cui dovette occuparsi il governo Monti, la Sicilia potrebbe ritornare ad essere elemento di tensione per la tenuta dei conti dello Stato.