martedì 26 luglio 2016

Presentazione del romanzo di Ugo Arioti "L'EQUAZIONE DEL VAPORE"

Nell'ambito di una manifestazione dell'Associazione Culturale Nord Sud,il 16 settembre 2016, Francesco Laterza presenta il romanzo di Ugo Arioti "L'EQUAZIONE DEL VAPORE"
In concomitanza con la
festa del Borgoantico a Villa Lagarina (TN)
l'Associazione nordsud organizza
la presentazione!



... Il realismo di Arioti è rivestito di quella particolare patina di
ironia e canzonatura che dà il segno e il livello della sua arte. Il
linguaggio è un piacevolissimo impasto tra dialetto siciliano e
lingua ufficiale, impasto colorito e forbitissimo. Le similitudini,
enunciate a tutto spiano, sono uno degli ingredienti immancabili
della sua variopinta descrizione, come immancabile è quel
suo modo di guardare e riportare scenograficamente ogni angolazione
e ogni particolare di quello che sta intorno...
... Il romanzo è cosparso di volti e personaggi che compongono
il quadro complessivo di un’umanità brulicante che ha
come centro di riferimento Ballarò, nell’Albergheria di Palermo...
...Non soltanto il protagonista, ma tutti i personaggi si affacciano
e si muovono in questo palcoscenico palermitano con
una punta di sottile comicità, che rappresenta il distintivo artistico
– letterario originale e più caratteristico di questo autore.
Le attinenze all’humour pirandelliano, ma anche alla comicità
manzoniana, appaiono evidenti, eppure, questo fondamentale
meccanismo dell’arte, investe tutti quanti i personaggi ed
è giocato dentro uno scomparto umano che non ha nulla di
idealismo, ma che riguarda, invece, la vera e cruda realtà dei
nostri tempi...
... L’autore, profondo conoscitore della sua Palermo, dei palazzi,
delle strade, della storia, ma anche della sua gente,
costruisce numerosi bozzetti con una pregevole vivacità descrittiva
che lo contraddistingue, abbandonandosi non di rado
a slanci personalissimi di autentica poesia, e creando angoli,
passaggi, intermittenze paesaggistiche e monumentalistiche,
che sembrano carezze veloci dell’artista spalmate sopra il racconto
dal fondo umano amarissimo....
... Possiamo concludere tranquillamente che questo volume di
Ugo Arioti si collega alla migliore tradizione letteraria siciliana,
a cominciare dal Verga, e passando poi per Tomasi da Lampedusa,
per Pirandello e per Leonardo Sciascia...
Ugo Arioti nasce a Palermo, il 15 marzo 1955. Laureato in architettura,
inizia presto a svolgere questa sua attività professionale. Ha partecipato
al gruppo Medicultura con il Prof. Aurelio Rigoli, Vincenzo Porcasi,
Francesco Silvestri, Antonio Jannazzo. Oggi scrive e dipinge le sue
tele, che sono molto apprezzate. Il teatro è la sua passione e Palermo
la sua anima. Tra gli scritti già pubblicati:
• Passeggiando per il Corso dei Mille (Il Corso dei Mille a Partinico -
storie, simboli, significati e tradizioni di un sistema urbano aperto)
con la prefazione del prof. Vincenzo Porcasi;
• Partinico: Disegnare il futuro Etnostorico del Territorio e del Centro
Storico della città (Per un modello di sviluppo sostenibile);
• libri di narrativa come "Le ali della libertà", "Il nome di mio padre".
“Mi piace osservare il Mondo degli uomini e le loro occupazioni, preoccupazioni
e sentimenti, insomma tutto quello che chiamiamo modo di
vivere e comporre la storia della gente dal basso e non dall’alto. Bisogna,
come dicevano più illustri scrittori, sporcarsi le mani di umanità e
cercare di capire, piuttosto che dare giudizi affrettati, e, quasi sempre,
pregiudiziali. Devi amare la vita e leggerla comprendendo dentro la
riscrittura l’amore”.

lunedì 25 luglio 2016

Caso Regeni, fiaccolata a Roma. Amnesty International: "L'Italia è un paese solo sullo scenario internazionale"

Caso Regeni, fiaccolata a Roma. Amnesty International: "L'Italia è un paese solo sullo scenario internazionale"


 ROMA - Sono passati sei mesi dalla scomparsa e dalla morte di Giulio Regeni, il ricercatore assassinato in Egitto e il cui corpo martoriato venne rinvenuto al Cairo lo scorso 3 febbraio. Questa sera a Roma una fiaccolata (alle 19 in piazza della Rotonda, al Pantheon) organizzata da Amnesty International. Riccardo Noury è il portavoce dell'associazione.

Perché ancora non si riesce a far luce sulla vicenda?
La Procura italiana sta facendo tutto il possibile. Il problema sono le autorità egiziane, che rendono tutto più difficile perché vogliono scagionare il governo del Cairo da ogni responsabilità. La procura di Roma si è vista anche negare piena collaborazione dall'Università di Cambridge, per conto della quale Giulio stava svolgendo ricerche sull’economia egiziana. La commissione istituita al Cairo che lavora al caso Regeni ha respinto le richieste della procura, dicendo che sono in contrasto con la Costituzione egiziana. Sono motivazioni assurde.

Come giudica l'ipotesi che la morte di Regeni sia uno strumento per sabotare i rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto?
Io mi baso su fatti concreti e non su voci. I segni sul corpo di Giulio sono comuni a molti altri egiziani che hanno subito torture. Il giorno in cui è scomparso Regeni era un giorno particolare, la capitale egiziana era piena di agenti di sicurezza perché ricorreva l’anniversario delle rivolta del 2011 contro il governo Mubarak. A questo va aggiunto che in Egitto c’è un forte sospetto verso tutti gli stranieri.

Le istituzioni internazionali hanno richiamato l’Egitto sul rispetto dei diritti umani?
L’Italia è un paese solo sullo scenario internazionale. Dire che Giulio era un cittadino europeo è stata solo retorica. In realtà, soltanto il governo italiano si è interessato alla cosa, e lo stesso si può dire per un cittadino francese che è morto in Egitto nel 2013 di cui si sta occupando con scarsi risultati solo Parigi. In più sono mille giorni che un cittadino irlandese è nelle prigioni del Cairo e Dublino non riesce a tirarlo fuori. A livello internazionale non c’è nessuno che ci sta aiutando a far luce sulla vicenda e nessuno che richiami l’Egitto a rispettare i diritti umani. È proprio questo il problema più grande.

 VERONICA DI NORCIA

giovedì 21 luglio 2016

la briscola in cinque di Marco Pomar

Un mese fa, di Lunedì, eravamo a casa di Giorgio.
I soliti amici di sempre, come ogni lunedì da ventun’anni.
Io, Rosario, Giuseppe, Lillo e Giorgio.
Ogni tanto cambia la casa, non il nostro rito della briscola in cinque.
Certo, in ventuno anni è accaduto di saltare qualche lunedì. Quando è morta la madre di Lillo, benché lui insistesse per giocare lo stesso, quando ha rivinto le elezioni Berlusconi, e forse una febbre a quaranta di Rosario.
Giorgio è sposato con Cristina.
Deliziosa, ci sopporta con misteriosa dedizione, ci prepara dolci e ci serve liquori.
E non chiama la polizia quando litighiamo urlando fino alle due di notte.
- Che cazzo chiami il tre di denari con novanta punti se non avevi niente? Come ci dovevamo arrivare? Sei più scemo di Alfano!
- Ma tu che ne capisci di briscola in cinque?

Ogni tanto qualcuno di noi resta litigato con un altro e non gli parla per settimane. Ci si vede lo stesso, fino a quando non ci rimanda di nuovo affanculo e ci si abbraccia.
È un concetto di amicizia che forse non tutti possono afferrare.
Non abbiamo bisogno di tanto, se non di noi.
E il mazzo di carte è lo stesso di ventuno anni fa, nell’illusione che tutto debba restare come allora.
Ma Lunedì è accaduto qualcosa di spiacevole.
Di tanto spiacevole.
Non avevamo ancora iniziato la partita, e Cristina era andata ad addormentare il piccolo.
Lasciando il computer acceso e il suo facebook aperto.
Ahi.
E Lillo non ha resistito. Uno dei suoi scherzi del cazzo.
Ha cercato il profilo di Mauro, un nostro amico architetto, e gli ha scritto un messaggio privato come se fosse Cristina.
- Tesoro, quando ci vediamo? Ho desiderio di te!
Il bello era che Giorgio se la rideva alla grande, convinto, chissà perché, dell’intelligenza dello scherzo.
Solo che, dopo qualche minuto, Mauro rispose, e non era la risposta sorpresa che ci saremmo aspettati.
- Amore, non dirlo a me. Attendere il giovedì stavolta sarà più pesante del solito.
Lillo provò goffamente a chiudere il portatile, ma il danno era già stato fatto.
Giorgio per qualche secondo pensò a un contro scherzo, poi si rese conto che non c’era nulla da ridere.
Le urla che sentirono i vicini, quel lunedì, non riguardavano il tre di denari.
Adesso i lunedì ci vediamo a casa di Rosario, che è single e non si corrono rischi.
Giorgio e Cristina sono in fase di separazione, e Giorgio ha chiamato Lillo come testimone per la separazione per colpa.
Se non litigano per l’asso di coppe, dovrebbe andare tutto bene.

Marco Pomar

Scoperti 104 pianeti 'vicini di casa', quattro sono rocciosi



Scoperti 104 pianeti 'vicini di casa', quattro sono rocciosi


Due di questi nuovi mondi confermati sono poco più grandi della Terra e sarebbero nella fascia di abitabilità
di MATTEO MARINI
19 luglio 2016
La lista si allunga, ce ne sono altri 104, tanti sono i nuovi pianeti extrasolari confermati, che vanno ad aggiungersi agli altri 1.284 individuati da Kepler, un ''segugio'' degli esopianeti, in quella che può essere considerata una specie di sua “seconda vita”. Ma c'è di più, quattro di questi 'nuovi mondi' potrebbero essere rocciosi e due di questi, addirittura, potrebbero essere simili alla Terra.

Si tratta, va detto, di stime basate unicamente sulla posizione e la massa. Sia la composizione che la possibile presenza, per esempio, di acqua allo stato liquido, è ancora tutta da confermare e per farlo serviranno probabilmente anni. Le uniche cose che sappiamo è che questi due pianeti sono un po' più massicci del nostro, il 20% e il 50% in più della Terra, e orbitano la propria stella (K2-72) in quella che è definita come 'fascia abitabile', la Goldilocks zone, a circa 181 anni luce da noi.

La loro orbita è strettissima, più di quella di Mercurio. La stella madre però è molto più piccola e fredda del nostro Sole, una nana rossa, il tipo più comune nella nostra galassia, per questo “la possibilità che la vita possa nascere su un pianeta attorno a una stella di questo tipo non può essere esclusa” secondo Ian Crossfield, primo autore dello studio pubblicato sull'Astrophysical Journal .

I risultati riportati dal telescopio Nasa continuano a sorprendere soprattutto dopo che, nel 2013, un guasto a uno dei giroscopi ne ha compromesso la capacità di orientamento. Rimasto ''zoppo'', in qualche modo è stato sistemato nel 2014 dai tecnici dell'Agenzia spaziale che gli hanno dato così una seconda chance. Che sta sfruttando benissimo.

Le zone di cielo coperte da Kepler, che proprio dal 2014 si chiama K2, ribattezzato dopo la ripresa della missione, presentavano 197 nuovi possibili pianeti. Le osservazioni da terra grazie al North Gemini telescope e al W. M. Keck Observatory delle Hawaii, l'Automated Planet Finder dell'Università della California e infine l'Università dell'Arizona che ha utilizzato il Large Binocular Telescope (di Stati Uniti, Germania e Italia) hanno permesso di confermarne 104, tutti 'vicini di casa'. Il conto sale quindi a oltre 2.400 esopianeti scoperti da Kepler e K2 osservando la variazione di luminosità delle stelle, possibile indizio del transito da parte di un pianeta. Nessuno ha mai fatto meglio. E K2, dato per spacciato tre anni fa, continua a sorprendere.

mercoledì 20 luglio 2016

Il Cavaliere e Re Salbion - racconti brevi

Il Cavaliere e Re Salbion

di Ugo Arioti

Al calare del Sole erano giunti in prossimità della valle delle piramidi nane. In quella estate, Stella la principessa dei passi perduti, aveva portato con se anche altri spiccioli di oblio, legati alla sua gioventù, quando ancora le dicevano che una ragazza, oltre alle sue doti subliminali e di accoglienza, deve imparare le arti marziali … ma il tempo non le era stato mai amico, siamo di nuovo proiettati su un’altra storia, ancora… e questa è la sua vita e la sua guerra. Le piramidi nane e i vampiri, un luogo orrifico, abitato da spettri e pipistrelli. Salbion, re delle nuvole erranti, uno dei tre grandi guerrieri di Katmandù, il suo compagno nella vita e nell'amore, la guardò  e la implorò di coprirsi i capelli, le sue lunghe e deliziose chiome d'oro, l’incubo della sua infanzia! Salbion parlò, rompendo la cortina dei ricordi e delle preci silenziose.
< Ascolta, donna mia, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i suoi consigli ispirati e mettili in pratica con impegno, in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell’obbedienza alla vittoria. Prima di tutto chiedi a Dio, con costante e intensa preghiera, di portare a termine quanto di buono ti proponi di compiere, affinché, dopo averci misericordiosamente accolto tra i suoi figli, egli non debba un giorno adirarsi per la nostra indegna condotta. >
Ed ella a lui in risposta: < Bisogna dunque servirsi delle grazie che ci concede per obbedirgli a ogni istante con tanta fedeltà da evitare, non solo che egli giunga a diseredare i suoi figli come un padre sdegnato, ma anche che, come un sovrano tremendo, irritato dalle nostre colpe, ci condanni alla pena eterna quali Servi infedeli che non lo hanno voluto seguire nella gloria? >
<Alziamoci, dunque, una buona volta, dietro l’incitamento della Scrittura che esclama: “E’ ora di scuotersi dal sonno!” >
Si apprestavano a scendere da cavallo, quando un polverone e il tintinnio di zoccoli annunciò l'arrivo di una ventina di cavalieri. Si fermarono davanti a Salbion e Stella. Uno, il primo dei cavalieri, avevo un manto rosso bianco e dorato e un copricapo piumato, un principe! Scese da cavallo e andò verso Salbion.
< Nel nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso, al quale imploro soccorso io Ibn Sab’in, che Dio lo renda utile e che reiteri le sue benedizioni ai Musulmani e ai popoli amici e a tutti gli uomini di buona volontà, vi chiedo il conforto di unire le nostre forze e i nostri cuori per scacciare i vampiri dalla valle e far risplendere il sole in questa landa che sta sul lato nascosto della Luna di vetro ... 

lunedì 18 luglio 2016

Chi c’è dietro il «golpe fasullo» in Turchia, e che cosa succede ora

 Chi c’è dietro il «golpe fasullo» in Turchia, e che cosa succede ora?

Molti di noi, vedendo scorrere in tutti i telegiornali le immagini, quasi da cartoon (tragico), del COLPO DI STATO IN TURCHIA, hanno pensato che questo idiota che col suo aereo gira per l'Europa chiedendo  asilo (ERDOGAN), da tutti rifiutato, non fosse altro che un burattinaio che manda in scena il suo spettacolo per sterminare l'opposizione ed eliminare ogni forma di opposizione interna. La risposta è venuta quasi subito, quando il "sultano" aizzava la folla (cose turche) inneggiando alla pena di morte e cominciava, immediatamente, come se tutto fosse già scritto nel copione di scena, una epurazione di funzionari, magistrati, poliziotti ... i giornali di opposizione già sono stati smantellati... Oggi, leggendo questa intervista di Antonio Ferrari, ho una conferma pressoché definitiva della BUFFONATA DEL COLPO DI STATO IN TURCHIA.

Ugo Arioti

Che cosa si nasconde dietro a un «golpe» durato appena quattro ore. Il ruolo dei vertici militari, quello del nuovo capo del governo, quello di Gulen. E chi ha da guadagnare da quanto accaduto.
Le domande e le risposte dell’editorialista del «Corriere»

di Antonio Ferrari

Che cosa è avvenuto realmente in Turchia? Un golpe?
«Beh, golpe è una parola grossa. Al massimo potremmo definirlo un minigolpe improprio, a scoppio anticipato».
Perché non credi al golpe?
«Primo: perché nella mia vita professionale ho visto tutto e il contrario di tutto, ma un golpe di sole quattro ore non avrei mai potuto immaginarlo, neppure nello stato libero di Bananas. Secondo, ci sono retroscena quasi inquietanti, quantomeno improbabili».
Puoi raccontarli e spiegarli?
«Parto dalle notizie accertate. Ho conosciuto la Turchia trentasei anni fa, e vi sono tornato regolarmente. Ho intervistato tutti i leader politici, compreso il carismatico Recep Tayyip Erdogan, con il quale una volta ho litigato.Tanta frequentazione mi ha consentito di tessere importanti rapporti personali. Insomma, ho fonti credibili e preziosissime. Anche venerdì sera, per telefono, mi hanno messo in guardia».
In che senso?
«Mi hanno fatto capire: attenzione, può essere una sceneggiata. Domani Erdogan sarà più forte di oggi».
Ma ci sono stati circa 200 morti...
«Sì, ma — scusate il cinismo — il bilancio delle vittime è simile a quello dei morti di Ankara durante la manifestazione pacifista. Credete che importi a Erdogan?».
Insomma, cos’è accaduto?
«Noi giornalisti, spesso per vanità o per attrazione fatale della prima Repubblica, tendiamo a preferire l’articolessa e i banali ghirigori old style, sottostimando i fatti. Ma sono i fatti, la sana cronaca, occhi attenti, umiltà e una mente attrezzata a ragionare a fare la differenza. Non mi sono sfuggite e non ne ho ridotto la portata, notizie e informazioni degli ultimi mesi dalla Turchia. La nomina di un nuovo capo del governo, Binali Yildirim, fedelissimo di Erdogan. Personalità grigia ma capace. Improvvisamente il presidente ha aumentato la pressione militare sui curdi in armi del Pkk, intensificando la repressione più violenta. E Yildirim ha annunciato, a tappe ravvicinate: primo, la pace con Israele dopo la rottura seguita all’assalto contro il convoglio navale pacifista turco, al largo di Gaza, costato 9 morti; secondo, una lettera di scuse di Erdogan a Putin, e la pace fatta con la Russia dopo l’abbattimento del cacciabombardiere di Mosca nei cieli della Siria; terzo, la mano tesa al regime siriano, cioè mano tesa a Bashar al Assad, che fino al giorno prima il presidente turco avrebbe fatto ammazzare: al punto che il sultano faceva affari con i tagliagole dell’Isis (petrolio di contrabbando),e portava armi agli estremisti islamici siriani, a partire dal sedicente Stato islamico; quarto, rilancio del ruolo della Turchia nella Nato e amicizia perenne con gli Usa».
D’accordo, ma il golpe o minigolpe che c’entra?
«A questo punto abbandoniamo il binario dei fatti comprovati ed entriamo in quello delle ipotesi, supportate però da forti indizi. Le Forze armate turche erano in agitazione, in opposizione a Erdogan, accusato di molte nefandezze: repressione della libertà di stampa, bugie sui profughi, rifiuto di partecipare attivamente alla coalizione internazionale contro il terrorismo. Ma la bassa forza, molti colonnelli e graduati minori non avevano realizzato che gli alti comandi si erano avvicinati al sultano».
Questa «bassa forza» era pronta ad agire in proprio?
«No, ma era influenzata da Fetullah Gulen, il predicatore sunnita che vive in esilio negli Usa. Un islamico visionario e moderato, amico anzi quasi fratello di Erdogan — o almeno del primo Erdogan. Fu Gulen a spalancare al futuro sultano le porte delle fondazioni più influenti. Gulen è miliardario, controlla scuole, università, ha radici nella magistratura, nei servizi segreti, nella polizia, ed è molto popolare tra i soldati. [Sfiorando l’icona blu, un Extra per rispondere alla domanda: davvero Gulen ha organizzato il “golpe”? E chi è, davvero, Gulen?] Forse, i tempi del minigolpe sono stati quelli di una prova di forza».
Innescata da chi?
«Non mi stupirei che la miccia sia stata accesa dallo stesso Erdogan o dai suoi fedelissimi».
Vuoi dire che potrebbe essere un «golpe fasullo»?
«Esattamente. Le mie fonti turche hanno sostenuto questa possibilità».
E il viaggio aereo di Erdogan nei cieli d’Europa?
«Temo che qualcuno, compreso qualche collega, abbia confuso Erdogan con Ocalan. Il leader del Pkk Abdullah Ocalan, che ho intervistato nella valle della Bekaa, fu cacciato dalla Siria e vagò nei cieli in cerca di asilo politico, prima d’essere catturato dai turchi e condannato all’ergastolo.Pensate possibile che Erdogan lanci un appello al popolo invitandolo a scendere nelle strade e di proteggere il Paese, mentre vola su Francoforte, pronto a scendere a Berlino per inginocchiarsi davanti a Merkel supplicando asilo politico? E magari, dopo il no di Merkel, pronto a virare su Londra per comprendere le intenzioni della neopremier May? Ma per favore, solo a pensarci mi vien da ridere. Amici e colleghi, questo è il risultato di non conoscere ciò di cui si parla, magari sbraitando scemenze in un salotto televisivo».
Quindi, secondo te, dov’era il presidente?
«In vacanza, a Marmara. È salito sull’aereo diretto ad Ankara, poi ha preferito dirigersi a Istanbul, avendo saputo che c’erano migliaia di persone ad attenderlo, assonnate ma festanti. Fine del golpe, quattro ore dopo. Ma per cortesia, siamo seri finalmente».
Per te, insomma, è quasi una farsa?
«Se non ci fossero i morti, direi di sì».
Ma a chi ha giovato questo minigolpe, come lo hai chiamato?
«A Erdogan. È molto più forte. Magari spera di avere i voti per cambiare la Costituzione, e trasformare la Turchia in una Repubblica presidenziale».
La tua opinione?
«Spero di no, soprattutto per i miei amici turchi. E per i miei colleghi che in quel Paese rischiano ogni giorno la prigione. Se non peggio».
16 luglio 2016


Anime Migranti - CultureInMovimento - XI ed. 2016 - Centro Culturale "Kalliope" Massafra (Taranto)



LUNEDI 8 AGOSTO 2016 - ore 21,30 - Ingresso libero
Anime Migranti - CultureInMovimento - XI ed. 2016
Piazza Vittorio Emanuele II (Centro Storico) Polignano a Mare (Ba)
Organizzazione: Associazione Culturale Maharajah

DANEL PUENTE ENCINA e Special Guests:
Daniel Puente Encina – chitarra e voce ( Cile )
Vito Giacovelli – percussioni ( Puglia )
Giuseppe Giancola - tres cubano ( Puglia)

 
 
All’interno del cartellone di spettacoli dell’Estate Polignanese 2016 promossa dal Comune di Polignano a Mare, torna Anime Migranti – CultureInMovimento con Daniel Puente Encina, artista cileno di fama internazionale. Nato a Santiago del Cile, Daniel Puente Encina è un compositore, chitarrista e cantante conosciuto per i suoi svariati progetti musicali, come Los Pinochet BoysNiños Con Bombas e Polvorosa.
Protagonista della storia culturale cilena fin da giovanissimo, è leader della ribelle, antifascista e mitica band new wave-post punk Los Pinochet Boys, il suo primo e controverso gruppo musicale, riconosciuto simbolo della rivoluzione cilena al quale sono stati dedicati vari libri e documentari. Per il loro stile controcorrente e gli spettacoli selvaggi ed esplosivi furono di fatto obbligati dal regime militare imperante a lasciare il Cile. Alla ricerca di nuovi stimoli, Daniel viaggia attraverso Brasile, Argentina, Stati Uniti, Spagna, Inghilterra, Olanda e Germania, trovando ispirazione nella Berlino occidentale della fine degli anni '80.
Dopo la caduta del muro si trasferisce ad Amburgo, dove crea il nuovo gruppo musicale Niños Con Bombas. Nel 1995 questo gruppo multiculturale cileno, brasiliano e tedesco ottiene il riconoscimento del John Lennon Talent Award, raccogliendo al contempo grandi consensi con un tour attraverso Stati Uniti, Sudamerica (Cile, Argentina, Brasile, Colombia con 90.000 spettatori a Bogotá) ed Europa. Il suo latin jazz-ska-rock entusiasma e conquista un importante numero di fan in tutto il mondo, e soprattutto in Germania, dopo il successo dei concerti di apertura dei live di Einstürzenden Neubauten.
Le sue canzoni, come “El Amor se demora”"Ramona", “Skreamska”, “Postcard”, "Cocomoon", "Nunca Diré" e "Not here", fanno parte delle colonne sonore dei film di Fatih Akin come Kurz und schmerzlos (Rapido e indolore), Im Juli (A Luglio) e la sua opera più premiata, La sposa turca.

Per questo nuovo viaggio, Daniel Puente Encina ha messo in valigia due album straordinari: Chocolate con Ají (Cioccolato con peperoncino), cosmopolita, saporito e piccante cocktail di generi pubblicato la scorsa estate, che ha riscosso grandi consensi presso la stampa e Disparo (Tiro), una produzione coraggiosa che colpisce per la crudezza e il minimalismo strumentale. Questo artista eccezionale, residente a Barcellona, unisce la musica latinoamericana con r'n'b e ritmi caraibici.
Ospiti speciali in questa tappa pugliese Giuseppe Giancola (tres cubano) e Vito Giacovelli, talentuoso percussionista nato e cresciuto in Puglia, ma ormai da anni in giro per il mondo.  Scopre da giovanissimo la passione per il ritmo grazie all'incontro con la magica cultura africana.
La passione per la musica lo porta a studiare con grandi maestri le percussioni senegalesi, afrocubane, afrobrasiliane e balcaniche. Nel suo ampio percorso artistico affronta diversi generi musicali: etnica, latin-jazz, salsa, samba, balcan e rock.
Attualmente vive a Berlino dove collabora stabilmente con il cantautore cileno Daniel Puente Encina con il quale ha partecipato all'Habana Jazz Festival 2015.
YOUTUBE   http://www.youtube.com/danielpuenteencina
WEB            http://www.danielpuenteencina.com

Info:
3204838432
tommaso.colagrande@yahoo.it

lunedì 11 luglio 2016

Che cos’è il rispetto?


Il rispetto è un atteggiamento che favorisce le relazioni interpersonali adeguate e soddisfacenti. Esso è inoltre necessario per una convivenza senza conflitti, in cui si accettano le differenze tra le persone.
A cosa serve il rispetto?
Rispettare consiste nel misurarsi con le diverse posizioni dell’altra persona, e ci aiuta, quindi, a non giudicarla per la sua scelta o opinione.
Rispettare consiste nel tenere conto dell’altro nelle sue differenze individuali, senza cercare di manipolarle e senza pretendere che l’altro si comporti diversamente da come è.

Come si può riuscire a rispettare tutti?

Rispettare è rendersi conto che ogni persona ha diritto di scegliere di essere come è realmente, con il suo modo di pensare, di esprimere la propria opinione, di sentire, di agire e persino di scegliere i suoi gusti e le sue preferenze di vita.
Se ciascuno ha dunque il diritto di essere chi decide di essere, nessun altro può permettersi di obiettare o decidere per lui/lei.

In che modo si dimostra il rispetto?

Il rispetto si manifesta quando non si giudica l’altra persona in base alle sue motivazioni, decisioni, comportamenti o stili di vita, né le si rimprovera nulla o la si recrimina per come è, aspettandoci che sia diversa.
Il rispetto consiste dunque nel miglior modo di dimostrare a una persona che la accettiamo nella sua individualità e nella sua totalità, accettandola per quello che è e non per ciò che vogliamo o pretendiamo che sia.

Come si esprime il rispetto?

Il rispetto si dimostra tramite l’Empatia, ossia partendo da quell’atteggiamento comunicativo che dimostra che siamo consapevoli, accettiamo e rispettiamo com’è l’altra persona, nonostante talvolta non condividiamo le sue decisioni, opinioni o comportamenti.
L’empatia è lo strumento utilizzato all’interno della comunicazione assertiva, e corrisponde alla capacità di ascoltare l’altro, osservando il modo in cui ci parla, prestando attenzione ai suoi sentimenti e alle sue esperienze personali.
In questo modo, si esprime comprensione e intesa verso i suoi diritti, e se la comunicazione procede, si può esprimere la propria opinione. Questa, anche se è differente da quella dell’altro, è rispettosa nei riguardi delle motivazioni altrui.

Quando è più difficile rispettare?

Rispettare si fa più difficile quando si vuole a tutti i costi aver ragione, e si è convinti che la propria posizione è in assoluto l’unica possibile, e corrisponde all’unica assoluta verità.
D’altra parte, il rispetto viene meno quando si adotta nei confronti degli altri un atteggiamento aggressivo fatto di comunicazione non verbale, gesti irrispettosi, pur utilizzando le parole adatte.

Per il rispetto …

È importante capire che la nostra posizione non è che una semplice possibilità tra le altre.
Si deve sempre parlare in prima persona, esprimendo le proprie opinioni e i propri punti di vista, non delle “leggi come verità assolute”.
È necessario accettare il fatto che le nostre percezioni, anche se ci possono sembrare oggettive, non lo sono in nessun caso. Le percezioni di ognuno sono infatti legate ad interpretazioni personali, basate sulle precedenti esperienze, sugli stati d’animo e persino sulle credenze che esistono da sempre in ogni persona, in funzione del proprio apprendimento.
Quando ci dirigiamo agli altri e lo facciamo attraverso l’empatia, ciò comprende l’ascolto e l’osservazione delle posizioni degli altri, così come l’accettazione del loro diritto di essere ciò che vogliono essere.

La prossima parola che analizzeremo sarà: RAZZISMO.



Che cos’è il rispetto?


Il rispetto è un atteggiamento che favorisce le relazioni interpersonali adeguate e soddisfacenti. Esso è inoltre necessario per una convivenza senza conflitti, in cui si accettano le differenze tra le persone.
A cosa serve il rispetto?
Rispettare consiste nel misurarsi con le diverse posizioni dell’altra persona, e ci aiuta, quindi, a non giudicarla per la sua scelta o opinione.
Rispettare consiste nel tenere conto dell’altro nelle sue differenze individuali, senza cercare di manipolarle e senza pretendere che l’altro si comporti diversamente da come è.

Come si può riuscire a rispettare tutti?

Rispettare è rendersi conto che ogni persona ha diritto di scegliere di essere come è realmente, con il suo modo di pensare, di esprimere la propria opinione, di sentire, di agire e persino di scegliere i suoi gusti e le sue preferenze di vita.
Se ciascuno ha dunque il diritto di essere chi decide di essere, nessun altro può permettersi di obiettare o decidere per lui/lei.

In che modo si dimostra il rispetto?

Il rispetto si manifesta quando non si giudica l’altra persona in base alle sue motivazioni, decisioni, comportamenti o stili di vita, né le si rimprovera nulla o la si recrimina per come è, aspettandoci che sia diversa.
Il rispetto consiste dunque nel miglior modo di dimostrare a una persona che la accettiamo nella sua individualità e nella sua totalità, accettandola per quello che è e non per ciò che vogliamo o pretendiamo che sia.

Come si esprime il rispetto?

Il rispetto si dimostra tramite l’Empatia, ossia partendo da quell’atteggiamento comunicativo che dimostra che siamo consapevoli, accettiamo e rispettiamo com’è l’altra persona, nonostante talvolta non condividiamo le sue decisioni, opinioni o comportamenti.
L’empatia è lo strumento utilizzato all’interno della comunicazione assertiva, e corrisponde alla capacità di ascoltare l’altro, osservando il modo in cui ci parla, prestando attenzione ai suoi sentimenti e alle sue esperienze personali.
In questo modo, si esprime comprensione e intesa verso i suoi diritti, e se la comunicazione procede, si può esprimere la propria opinione. Questa, anche se è differente da quella dell’altro, è rispettosa nei riguardi delle motivazioni altrui.

Quando è più difficile rispettare?

Rispettare si fa più difficile quando si vuole a tutti i costi aver ragione, e si è convinti che la propria posizione è in assoluto l’unica possibile, e corrisponde all’unica assoluta verità.
D’altra parte, il rispetto viene meno quando si adotta nei confronti degli altri un atteggiamento aggressivo fatto di comunicazione non verbale, gesti irrispettosi, pur utilizzando le parole adatte.

Per il rispetto …

È importante capire che la nostra posizione non è che una semplice possibilità tra le altre.
Si deve sempre parlare in prima persona, esprimendo le proprie opinioni e i propri punti di vista, non delle “leggi come verità assolute”.
È necessario accettare il fatto che le nostre percezioni, anche se ci possono sembrare oggettive, non lo sono in nessun caso. Le percezioni di ognuno sono infatti legate ad interpretazioni personali, basate sulle precedenti esperienze, sugli stati d’animo e persino sulle credenze che esistono da sempre in ogni persona, in funzione del proprio apprendimento.
Quando ci dirigiamo agli altri e lo facciamo attraverso l’empatia, ciò comprende l’ascolto e l’osservazione delle posizioni degli altri, così come l’accettazione del loro diritto di essere ciò che vogliono essere.

La prossima parola che analizzeremo sarà: RAZZISMO.



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