SI E' DIVERSI non quando si dichiara di essere diversi, ma quando si agisce diversamente. Scegliendo Marra, Virginia Raggi
non ha agito diversamente dai suoi predecessori. L’arresto del
fedelissimo della sindaca, l’uomo che ha difeso innumerevoli volte da
luglio a oggi resistendo anche alle sollecitazioni di Beppe Grillo, che
avrebbe voluto la sua rimozione, dimostra una volta di più che il re è
nudo. L’arcadia idealizzata dal Movimento non esiste, non è mai
esistita. I pochi mesi di amministrazione Raggi a Roma sono bastati a
farci comprendere quanto il M5S sia fragile. Una denuncia che si sta
sollevando anche al suo interno, come dimostra il clima che sta
infuocando il confronto tra le diverse correnti romane e parlamentari.
Il Movimento, purtroppo per i suoi elettori e per i tantissimi italiani
che gli hanno dato fiducia nella prova referendaria, in mancanza di
regole organizzative e di selezione precise e riconoscibili, in altre
parole di regole democratiche, sta evidenziando un altro dei suoi
limiti, forse il più inquietante: è un movimento scalabile. Può essere
preso d'assalto da chiunque e, siccome chi critica ha in sorte
l'epurazione, non riesce a maturare una crescita interna che lo renda
più solido e meno contraddittorio nelle scelte e nei comportamenti.
Questo è quanto accaduto a Roma, dove la destra vicina agli ambienti di
Forza Italia e dell'ex sindaco Gianni Alemanno lo ha di fatto occupato.
Beppe Grillo lo sa bene, ne è perfettamente consapevole, ma finora non
ha potuto riconoscerlo pubblicamente - forse nemmeno con i suoi più
stretti collaboratori - perché significherebbe alzare bandiera bianca,
ammettere che la sua creatura non ha sufficienti anticorpi per
scongiurare che gruppi organizzati possano infiltrarsi nelle sue
strutture fluide e prendere il potere, utilizzando la buona fede degli
elettori. Il punto di partenza di questo ragionamento, anche se mi
aspetto che i militanti mi diano del servo del Pd, è proprio questo: la
buona fede di chi ha scelto e votato i Cinquestelle. E questa è la
ragione per la quale, se il M5S non vuole disperdere il capitale umano e
politico accumulato in questi anni, deve darsi nuove regole precise.
Deve accettare di praticare la democrazia al proprio interno se vuole
chiedere e pretendere la stessa democrazia all'esterno, alle istituzioni
e alle altre forze politiche del Paese.
Una conseguenza mi pare inevitabile. Virginia Raggi deve dimettersi (o
autosospendersi fino a un chiarimento giudiziario) perché ha legato il
proprio destino a quello di Raffaele Marra. Perché lo ha difeso
strenuamente quando in molti, anche tra quelli del suo Movimento, le
hanno fatto notare l'imbarazzante continuità di Marra con le esperienze
amministrative precedenti. Raggi ha un obbligo etico che le deriva dalla
fascia tricolore che le è stata consegnata dopo la vittoria alle
elezioni. Deve dimostrare di comprendere fino all'ultima piega che cosa
significhi essere la Sindaca della più importante città del Paese e il
suo riflesso nel mondo. Deve farsi carico delle sue responsabilità
politiche e civili. Deve dar conto delle sue scelte ai cittadini, non
soltanto quelli che hanno votato per lei. Deve dar conto a quei
cittadini che oggi scoprono chi è Marra: una pedina inamovibile della
sua squadra e della sua amministrazione. Perché Marra non è - come si è
voluto far credere - una figura marginale. Marra è l'amministrazione
Raggi. Marra è Virginia Raggi. Da lui sono passate tutte le decisioni
più importanti della sindaca. Una sindaca che, nella migliore delle
ipotesi, non ha saputo leggere e interpretare la complessità del reale.
Lei e i 5stelle alla prova dei fatti sino ad oggi hanno fallito. Ecco
perché è il caso che Raggi passi la mano. Mettere la testa sotto la
sabbia, questo Grillo dovrebbe saperlo, porterebbe a un disastro
peggiore. Quando chiesi (e ne sono ancora convinto) le dimissioni per
conflitto di interessi della ministra Maria Elena Boschi fui accusato di
essere grillino. Venni letteralmente massacrato dal Pd e dall'intero
suo popolo riunito alla Leopolda in quei giorni. Eppure quelle mancate
dimissioni hanno segnato l'inizio della ingloriosa fine del renzismo.
Chi oggi lo nega lo fa per convenienza.
La situazione del nostro Paese è disastrosa, si è lavorato soprattutto
alle apparenze e molto poco alla sostanza. La storia di Beppe Sala a
Milano mostra come il governo abbia rischiato molto a delegare tutta la
sua diversità all'Anac (l'Autorità nazionale anticorruzione) che non
essendo una procura, non potendo né indagare né investigare, concede il
suo bollino blu (come fatto su Expo) a vicende e situazioni che non può
conoscere bene fino in fondo, dando più una valutazione mediatica che
reale. Ora l'inchiesta Expo rischia di gettare una luce ambigua
sull'Anac rendendola l'ennesima operazione di facciata del governo
Renzi. L'augurio è che sia in grado di sottrarsi al ruolo di chi si
limita a battezzare il bene e il male dell'amministrazione pubblica e
cerchi di tornare alle sue funzioni di prevenzione e analisi.
Dopo l'arresto di Marra, mi accusano nuovamente di essere al soldo del
Partito democratico. Domando anche a chi mi attacca: quanto vi sta a
cuore il vostro presente e il vostro futuro? Che cosa risponderete ai
vostri figli quando vi chiederanno dove eravate quando c'era bisogno di
fermarsi a ragionare? Per capire, solo per capire. Niente di più. Chi
critica non può essere considerato un nemico da epurare. Possiamo
continuare a ragionare in questo modo? Il Pd dice "se non appoggi Renzi
aiuti Salvini e Grillo" e il M5S "se critichi la gestione Raggi vuoi
riconsegnare Roma nelle mani di chi ha permesso Mafia Capitale".
Attestarsi su queste posizioni distrugge ogni possibilità di dibattito,
riduce le idee a uno scontro tra squadre. Eppure Marra è la
dimostrazione che la politica, anche quella del Movimento, che si pone
come radicalmente nuova deve sempre misurarsi (e allearsi) con i
meccanismi di scambio, influenza, opportunismo. Amministrare è
difficilissimo, per cambiare davvero bisogna essere prudenti e saper
ascoltare. Perché dinanzi alle prove politiche (non ancora giudiziarie)
di continuità tra Marra e Alemanno (Marra sottoscrisse - come racconta
il giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi - contratti milionari a
favore di Fabrizio Amore, un costruttore imputato di associazione per
delinquere) la Raggi ha continuato a difenderlo? Forse la ragione è
semplice: le figure come Marra garantiscono voti, controllo burocratico,
La scuola di ecologia Culturale è un luogo di scambio di esperienze e di costruzione di tecniche democratiche e pacifiche per lo sviluppo sostenibile delle società umane e si muove per realizzare iniziative (prevalentemente in partnership) per l’educazione dei giovani (la scuola del territorio e uno dei partner naturali della scuola) e lo sviluppo di un capitale umano di eccellenza che dovrà essere protagonista dello sviluppo culturale ed economico delle società e dei popoli Euro Mediterranei.
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