Il saggio «Le bon gouvernement» di Pierre Rosanvallon (Seuil) dimostra che le migliori democrazie non monarchiche oggi sono tutte presidenziali, di fatto o di diritto
Pierre Rosanvallon è uno dei massimi studiosi della democrazia, di come
questa forma di governo effettivamente funziona nei più diversi Paesi e
di come potrebbe funzionare se i suoi ideali di eguaglianza e di buon
governo fossero meglio approssimati nelle sue realizzazioni concrete.
Storico e sociologo, soprattutto — ma con solide conoscenze di scienza e
filosofia politica e di economia —, nell’ultimo quarto di secolo ha
dedicato al tema cinque grossi volumi e numerosi saggi, in buona misura
tradotti in italiano. Per questo mi ha sorpreso che il volume che chiude
provvisoriamente il suo magnum opus e
ne riassume i risultati principali non sia stato (ancora?) tradotto e
soprattutto ampiamente recensito e utilizzato negli innumerevoli
dibattiti che si sono svolti nel nostro Paese a proposito della riforma
costituzionale. Di che cosa si dibatteva, in fondo, se non di come
migliorare la nostra democrazia, di come renderla più capace di un buon
governo e più idonea a garantire una maggiore partecipazione dei
cittadini alle decisioni collettive che li riguardano? Insomma, a
promuovere un compromesso efficace tra rappresentanza e governabilità?
Edito da Seuil, Le bon gouvernement («Il buon governo»)
comincia con un’analisi delle forze che spingono oggi la decisione
politica sempre più nelle mani dei governi, rispetto a un passato —
ricostruito in modo esemplare per le più importanti democrazie avanzate —
in cui era prevalente la convinzione che il governo di un Paese dovesse
discendere unicamente dalle leggi che lo reggevano e dai Parlamenti cui
era affidato il compito di farle: il governo, il potere esecutivo,
aveva il solo compito di attuarle. Questa era la visione normativa che
discendeva da una concezione rigida della sovranità popolare e del
Parlamento come suo unico detentore. In realtà anche nel passato non era
mai stato così e, soprattutto nei casi inglesi e americano, il governo
era cosa assai diversa da un meccanico esecutore delle leggi votate dal
Parlamento.
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