lunedì 27 novembre 2017

Egon Schiele, pittura, sensualità e scandalo. Vita e arte diventano cinema

Nelle sale per soli tre giorni il biopic del regista austriaco Dieter Berner che racconta la tormentata esistenza del genio dell'espressionismo viennese



 La biografia ispirata alla sua vita si intitola Il Pornografo di Vienna ed è già tutto lì, in quel titolo. C’è la tensione, lo scandalo, quello che sembra ma non è. C’è la predestinazione al tormento di un uomo che in nome dell’arte, e della libera espressione dell’arte, accetta di subire: umiliazione, sofferenza, incomprensione. Finora quello che sapevamo su Egon Schiele, che non derivava dall’osservazione diretta della sua opera, era quanto scritto in quel libro, ma adesso il regista Dieter Berner ci offre un racconto per immagini della vita dell’artista austriaco, deriso e offeso dalla maggior parte dei suoi contemporanei, agli inizi del Ventesimo secolo, oggi considerato "il genio del primo Espressionismo viennese".

 Egon Schiele: La morte e la fanciulla, distribuito da Draka, in collaborazione con Twelve Entertainment, sarà in sala solo il 27, 28, 29 novembre. Berner lo ha scritto insieme con sua moglie, Hilde Berger, autrice del romanzo che porta lo stesso titolo del film: "il libro è suddiviso in cinque storie – ci dice il regista – ognuna delle quali è il racconto di Egon Schiele dal punto di vista di una delle sue modelle. Per il film abbiamo scelto di unire la narrazione". Ma il punto è lo stesso: il rapporto di Schiele con le donne e il corpo delle donne. "Il film è quindi sì un omaggio alla sua arte, ma soprattutto è il racconto della vita di un uomo". Una vita in cui la sessualità era ciò da cui tutto partiva e a cui tutto tornava. Aspetto che nella pellicola è forse declinato in maniera troppo delicata rispetto alla frustrazione con la quale era costretto a convivere l’artista, in quell’epoca di repressione. Suo padre ebbe moltissime relazioni, morì di sifilide quando Egon aveva quattordici anni, "per lui la sessualità – continua Berner – era contemporaneamente pericolo ed eccitazione".

 In realtà, un tentativo non troppo convincente di portare la storia di Schiele sul grande schermo lo aveva già fatto, nel 1981, Herbert Vesely, quando per il suo Inferno e Passione aveva reclutato Mathieu Carrière per il ruolo di Egon e Jane Birkin per quello della sua musa e modella Wally. Oggi a indossare i panni non facili del pittore c’è Noah Saavedra che esordisce così in un ruolo da protagonista. Ci riesce ed è quasi tutto merito del suo sguardo, quello che si poggia sulle modelle alle quali poi Egon chiede: “resta ferma così”, come Moa, la ballerina nera con capelli corti e riccissimi che, quando non nuda, Schiele dipinge avvolta in tessuti coloratissimi. O lo sguardo che indugia sulle donne che non sono ancora sue modelle ma che lui già immagina, o meglio desidera che posino per lui. Wally, forse l’unico amore della sua vita, la vede per la prima volta nello studio di Gustav Klimt, all’epoca uno dei pochi, lungimiranti, a sostenere l’arte di Schiele. Lei e le sue calze verdi diventeranno protagoniste di numerose opere dell’artista, fino al definitivo La morte e la fanciulla, che ritrae i due amanti in un abbraccio ormai rassegnato, prima che Schiele lasci Wally per sposare Edith Harms, donna che gli chiederà di essere la sua sola musa.

Ancora, lo sguardo disgustato che Egon rivolge al giudice che lo accusa di aver mostrato immagini pornografiche a una minorenne e quello infiammato, sempre diretto al rappresentante della legge che sta bruciando pubblicamente il suo disegno  giudicato “osceno”. Non deve essere stato semplice cercare di guardare il mondo come lo guardava Schiele, quando le sensazioni erano tutte esasperate e il bisogno che urgeva era sempre quello di fissare quanto visto su carta. Se non fosse stato così forte, oggi non ci ritroveremmo con trecentoquaranta dipinti e duemilaottocento tra acquerelli e disegni realizzati in quei pochi anni. "Volevo trovare un attore molto giovane – continua Berner - perché il pubblico immaginasse cosa vuol dire morire a ventotto anni lasciando una simile eredità. Ho scelto Noah Saavedra quando ancora non era un attore, ma è stato lui stesso a convincermi che poteva essere la persona giusta. Abbiamo lavorato per un anno e mezzo prima che fosse davvero pronto per il ruolo".

 La stessa cosa con Maresi Riegner, l’attrice che interpreta Gerti, sorella di Egon e sua prima modella, anche lei giovanissima: "abbiamo ripetuto alcune scene varie volte, ma per altre ho lasciato che improvvisassero". E il lavoro fatto da Dieter Berner per questo film non è poi tanto diverso da quello che si trovava a fare Schiele ogni volta che allestiva un set: "Artisti come Egon o Caravaggio erano in realtà anche grandi registi. I personaggi dei suoi quadri sembrano seguire una sceneggiatura". Ma Schiele va oltre, “posava nudo per i suoi quadri, si fotografava e poi si ritraeva, era allo stesso tempo regista e attore. Credo che nessun altro, in quegli anni, lavorasse così”. Egon influenzava le sue modelle in maniera fortissima, certo anche loro esercitavano un potere su di lui: la sua pittura era il frutto di un’interazione e poi era qualcosa di estremamente mentale, al punto che, a volte, l’opera ci rimaneva nella sua testa: quando i corpi erano solo delineati o, addirittura, spezzati, non conclusi. Ma Schiele non ha influenzato solo le sue donne: “nella fotografia moderna – dice il regista - vedo che le pose non sono altro che un ripetersi. Guardate James Dean, nei suoi scatti assumeva posizioni assolutamente simili a quelle che Egon aveva nei suoi quadri”.

Schiele ha scelto di guardare il mondo in un certo modo, "quella scelta ha fatto di lui un artista, ma si trattava di un approccio del tutto nuovo e sconcertante per l’epoca, per questo a molti non piaceva". Non solo, per alcuni la sua opera era disturbante: "è vera pornografia" gli dirà nel film il giudice prima di condannarlo a scontare altri tre giorni in carcere, in aggiunta ai ventiquattro già passati, e prima di alimentare le fiamme con il suo disegno. "No, è un'opera d’arte erotica. Io sono un artista" riuscirà a rispondere "il genio dell’Espressionismo austriaco".

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