Pietro, oh
Pietro! Chi sei? Un angelo caduto dal cielo o un diavolo, un vampiro che si
nutre di ombre?
Il suo sguardo, profondo come un abisso oceanico,
scruta il cielo e la campagna, senza alcun movimento, apparente, delle pupille.
Un uccello notturno non avrebbe la stessa precisione e sensibilità. Pietro è
così, bambino e spietato, un anima libera. Un cuore ribelle, anche alla
sua natura.
Osservandolo,
con gli occhi di una donna, è un gran bel pezzo di ragazzo. Occhi profondi e
neri come la pece, marcati da due eleganti sopraccigli neri, si direbbe
disegnato da Fidia. Una faccia incorniciata da una chioma, manco a dirlo, nera
e lucida tenuta in piega all’indietro dal gel, sguardo intenso e penetrante,
bocca da tirabaci, carnosa. Glabro come un Dio greco e lucido come un lottatore
di greco romana, Pietro, col suo metro e ottanta di statura e il suo portamento
naturalmente elegante e signorile, ha quello che si dice “physique du roll”.
Un peccato, per
le giovani donne etero, che sia omosessuale. Ma questo nessuno lo sa e Pietro
non va certo in giro a dirlo, ne ha atteggiamenti tali da indurre al sospetto,
anzi.
In una assolata
giornata siciliana d’agosto, in mezzo alla vigna dello zio, occhi al cielo e
camicia nera di seta svolazzante, sfida le leggi del Mondo e cerca lo scatto
metafisico che inquadra l’anima che avviluppa e da sostanza all’Universo e agli
esseri che lo abitano.
Da ragazzo aveva
fatto un sogno nel quale vedeva l’anima uscire da una persona e questa visione
gli aveva lasciato un segno indelebile in testa, pazza e curiosa.
L’anima, con la sua esistenza creativa, sta dentro
il corpo finché questo è in grado di imprigionarla e tenerla con se ma, se cede
il fisico, l’anima si gonfia e dilata il nostro corpo fino ad uscire da esso
come una nuvola che ritorna al cielo. Questo aveva visto e questo era il senso
del suo viaggio, ritrovare il luogo delle anime.
(da: Pietro Mignosi, il fotografo - di Ugo Arioti)