lunedì 24 febbraio 2020

Pietro, oh Pietro! Chi sei? Un angelo caduto dal cielo o un diavolo, un vampiro che si nutre di ombre?



Pietro, oh Pietro! Chi sei? Un angelo caduto dal cielo o un diavolo, un vampiro che si nutre di ombre?
Il suo sguardo, profondo come un abisso oceanico, scruta il cielo e la campagna, senza alcun movimento, apparente, delle pupille. Un uccello notturno non avrebbe la stessa precisione e sensibilità. Pietro è così, bambino e spietato, un anima libera.  Un cuore ribelle, anche alla sua natura.
Osservandolo, con gli occhi di una donna, è un gran bel pezzo di ragazzo. Occhi profondi e neri come la pece, marcati da due eleganti sopraccigli neri, si direbbe disegnato da Fidia. Una faccia incorniciata da una chioma, manco a dirlo, nera e lucida tenuta in piega all’indietro dal gel, sguardo intenso e penetrante, bocca da tirabaci, carnosa. Glabro come un Dio greco e lucido come un lottatore di greco romana, Pietro, col suo metro e ottanta di statura e il suo portamento naturalmente elegante e signorile, ha  quello che si dice “physique du roll”.
Un peccato, per le giovani donne etero, che sia omosessuale. Ma questo nessuno lo sa e Pietro non va certo in giro a dirlo, ne ha atteggiamenti tali da indurre al sospetto, anzi.
In una assolata giornata siciliana d’agosto, in mezzo alla vigna dello zio, occhi al cielo e camicia nera di seta svolazzante, sfida le leggi del Mondo e cerca lo scatto metafisico che inquadra l’anima che avviluppa e da sostanza all’Universo e agli esseri che lo abitano.
Da ragazzo aveva fatto un sogno nel quale vedeva l’anima uscire da una persona e questa visione gli aveva lasciato un segno indelebile in testa, pazza e curiosa.
L’anima, con la sua esistenza creativa, sta dentro il corpo finché questo è in grado di imprigionarla e tenerla con se ma, se cede il fisico, l’anima si gonfia e dilata il nostro corpo fino ad uscire da esso come una nuvola che ritorna al cielo. Questo aveva visto e questo era il senso del suo viaggio, ritrovare il luogo delle anime.


(da: Pietro Mignosi, il fotografo - di Ugo Arioti)

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