domenica 4 dicembre 2022

 

Palermo, carte e fossili meccanici,

mostra in via D’Amelio di Emilio Angelini

(articolo di Ugo Arioti)


L’osservazione della persistenza nella storia della cultura di un’interferenza tra scrittura e immagine e lo studio di alcune esperienze significative della scena asemica/poetico-visiva italiana, mi aveva portato su una spiaggia come quella di Mendrisio (dove il mare è solo un lago), in un mondo utopico dove quest’interferenza ha ragione di esistere e di prosperare.

Pensavo che tutto fosse, ormai, relegato ai miei esercizi di pazienza durante lunghe, estenuanti ed inutili riunioni amministrative per monitorare i lentissimi movimenti delle poche e vecchie opere pubbliche siciliane, negli anni del mio travaglio lavorativo nell’Amministrazione.

Pensavo, stupidamente, che quegli schizzi e quelle frasi vuote dove disegno e poesia si incrociavano maldestramente fossero i soli prototipi della mia fantasticheria asemica.

La mia città? Palermo. Un’urbe dove tutto e possibile e il seme trascinato dal vento trova abbondanti orge di terra vegetale capace di far venir fuori dal cielo una pianta verde e forte come una palma o un ulivo.

Così, girando e cercando ho avuto l’occasione di conoscere un artista, un maestro ceramista e scultore palermitano che nelle sue sculture e nei suoi fossili meccanici mi trasmetteva l’idea sempre più forte di un’interferenza possente tra scrittura e immagine.

La conferma l’ho avuta proprio in questi giorni, esattamente il due di dicembre, visitando, in via D’Amelio, la mostra del maestro Emilio Angelini “CARTE” e “FOSSILI MECCANICI”.

I suoi pannelli, i fossili meccanici, colonne o palme dell’Oasi, poi, come una visione, una parete intasata quasi del tutto dalle sue carte acquarellate contenenti la scrittura asemica. In che meravigliosa città vivo! La ripartenza della ex “Mediterraneo”, in via D’Amelio è dedicata al lavoro dello scultore palermitano delle Monelle e dei fossili meccanici. Salvo Ferlito presenta quelle carte come grafica, ma è molto di più è poesia. È rappresentazione della forza espressiva del segno! Ti trascina dentro la narrazione dell’Angelini con una leggerezza immortale e infinita dove il mondo non ha bisogno di essere descritto con una sua immagine fotografica, ma con segni che penetrano la corteccia della natura umana per arrivare al suo cuore, all’essenza del racconto. Potresti immaginare dei lettori dell’anno tremila che ci osservano e gettano uno sguardo sulle nostre intime parole che non compongono discorsi compiuti, allineati e coperti, ma immagini dell’anima nostra in una pietra d’ambra. Grazie, Emilio. Mi hai spiegato che i sogni sono la vita e la vita è un’illusione fantastica!


 

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