martedì 16 gennaio 2018

Lo spazzino cosmico che rimuove i detriti spaziali dall’orbita della Terra

RemoveDebris è il primo sistema nato per collaudare varie tecnologie capaci di eliminare almeno i rottami più pericolosi. A marzo sulla Stazione spaziale

di Giovanni Caprara


«È ora di intervenire. Si sono già verificate collisioni tra spazzatura cosmica e satelliti, danneggiandoli. Perciò abbiamo concepito RemoveDebris, il primo sistema nato per collaudare varie tecnologie capaci di eliminare almeno i rottami più pericolosi». Guglielmo Aglietti, 52 anni, è il «papà» del veicolo cosmico che sarà portato sulla stazione Iss dalla navicella privata Dragon in marzo. Sulla Stazione spaziale internazionale, nei mesi successivi verrà liberato in orbita, per provare a risolvere il problema. Secondo la rete Usa Space Surveillance nello Spazio circolano 29 mila oggetti più grandi di 10 centimetri. La stessa stazione Iss deve spostare la sua traiettoria una o due volte l’anno per evitare scontri che metterebbero a rischio la vita degli astronauti. «Per fare pulizia servono tecnologie a basso costo, è quello che proviamo con RemoveDebris».

L’italiano che pulisce l’orbita della Terra dirige in Inghilterra il Surrey Space Center dell’Università del Surrey alla guida del consorzio di dieci partner europei che realizzano la missione. Tra questi la Surrey Satellite Technology, spin off della stessa università diventata leader mondiale dei piccoli satelliti (produce il 40% di quelli finora spediti nello spazio). Aglietti, uscito dal Politecnico di Milano, è approdato in Gran Bretagna dopo esperienze industriali e all’Agenzia spaziale europea.

Il test

Il satellite RemoveDebris lancerà un nanosatellite che poi imbriglierà in una rete aumentando così le sue dimensioni per facilitarne la caduta nell’atmosfera. Poi collauderà un sistema di visione laser dotato di software intelligente con cui valutare movimenti e velocità del rottame prima di intervenire. Lancerà, inoltre, un arpione agganciando un obiettivo e infine dispiegherà una vela solare che, rallentando il RemoveDebris, ne favorirà la disintegrazione. «Il progetto da 15 milioni di euro», conclude Aglietti, «è finanziato per metà dalla Commissione Europea. Se tutto funzionerà la parola passerà a governi e industrie per avviare l’operazione pulizia».

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