venerdì 5 luglio 2019

Canto delle stragi dimenticate, piccole morti di fate                            Ugo Arioti@2018

Dove era il tuo occhio, occidentale?
Fuori da Nanchino,
fuori dalla tua piccola galleria di spettri
nascosti nei tuoi cassettini, piccoli e nei sottopancia...
Le chiami prostitute,
hanno accettato di salvare le giovani vergini,
sono simpatiche, ora?
Sei sicuro?
Perchè spaccano i loro specchi per terra!,
li trasformano in tanti pugnali,
e li nascondono sotto le vesti,
per trafiggere i soldati del Piccolo Giapponese
che le avvicineranno per violentarle.
Mentre un padre prega un caporale giapponese
un porco pervertito,
di vedere sua figlia per l’ultima volta,
gli ricorda tutti i soldi che gli ha dato.
Il caporale di fronte ai suoi soldati nega,
e nel suo stesso male annega,
“soldi per lo sforzo bellico”.
Hai visto tua figlia?
Adesso sei contento!,
e gli spara in mezzo agli occhi.
Dove sono le tue mani
dove sono i tuoi occhi,
dove è la tua anima
vojerista senza ideologia,
marxista senza Capitale...
Uomo, uomo immorale.
Dove era il tuo occhio, occidentale?
Fuori da Nanchino,
fuori dalla tua piccola galleria di spettri
nascosti nei tuoi cassettini, piccoli e nei sottopancia...


 

martedì 7 maggio 2019

fare il "volo di Icaro" - UA

L’espressione fare il volo di Icaro è molto diffusa e fa riferimento ad uno degli episodi più conosciuti della mitologia greca. Tuttavia, la storia di Icaro non può essere descritta senza prima ripercorrere quella del suo rinomato padre, il famoso architetto e scultore Dedalo.
Secondo il mito, Dedalo era un artista molto amato, apprezzato e dotato di un rilevantissimo talento. Come tutti i grandi Maestri, anche Dedalo era circondato da allievi e uno di questi era il nipote Calos, figlio di sua sorella.
Come spesso succede alle persone che arrivano ai massimi livelli, anche Dedalo era molto competitivo e geloso della sua posizione e a un certo punto i crescenti successi riscossi dal nipote, che in poco tempo era riuscito a superarlo in abilità e fama, iniziarono ad infastidirlo.
Non ci volle molto e mise in atto il suo piano delittuoso; Dedalo uccise per invidia il nipote e per questo fu costretto a fuggire da Atene, dove era stato condannato a morte, e a rifugiarsi a Creta. Qui strinse subito amicizia con il re Minosse, diventando il suo artista prediletto nonché uomo di fiducia.
Tuttavia, Dedalo si rimise nuovamente nei guai, perché tradì la fiducia del sovrano. Infatti, impiegando tutto il suo ingegno, costruì per Pasifae, la moglie di Minosse, una vacca di legno, grazie alla quale la regina avrebbe potuto accoppiarsi con il toro del quale si era innamorata.
Sui motivi di questo amore così innaturale esistono due versioni; secondo la prima, tale passione sarebbe stata il frutto di una punizione divina contro Minosse, che non aveva sacrificato a Poseidone il toro più bello. Secondo un’altra versione, Pasifae avrebbe invece rivelato ad Efesto il tradimento di sua moglie Afrodite con Ares.
Qualunque fosse la causa, Pasifae si era disperatamente innamorata del toro e, per potersi unire a lui, chiese a Dedalo di fabbricare una vacca di legno, dentro la quale avrebbe potuto nascondersi e poi offrirsi alla bestia sotto mentite spoglie. Da questa singolare unione nacque il Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro, che in seguito, per evitare la vergogna, fu rinchiuso nel famoso labirinto, ideato dallo stesso Dedalo.
È chiaro quindi che Minosse non avrebbe potuto lasciare impunito Dedalo, responsabile di aver favorito il tradimento della moglie con il toro e, quindi, anche la nascita del mostro. Il re fece richiudere l’artista che, però, grazie all’aiuto di Pasifae, riuscì a fuggire.
Per sua sfortuna, Dedalo scoprì presto di non poter lasciare l’isola, perché Minosse, per prevenirne la fuga, aveva nascosto tutte le navi. Tuttavia, questo fatto non scoraggiò l’inventore che, allora, realizzò con le piume e la cera delle ali, con le quali aveva intenzione di abbandonare Creta volando. A questo punto della storia entra in scena Icaro, il figlio di Dedalo.
Icaro, che doveva affrontare lo stesso viaggio, era stato avvertito dal padre di non volare troppo in alto, ossia troppo vicino al sole. Infatti, questo avrebbe comportato lo scioglimento delle ali e quindi la sua caduta.
Nonostante gli ammonimenti del padre, Icaro, trasportato dall’euforia del momento, volò molto più in alto del dovuto, le ali si sciolsero e precipitò nel mare, che da allora venne chiamato il mare di Icaro.
Per questo motivo, fare il volo di Icaro significa sopravvalutare imprudentemente le proprie capacità, non riconoscere il propri limiti e, quindi, compiere una o più azioni al di sopra delle proprie forze, andando incontro a conseguenze dannose o, nel peggiore dei casi, a eventi rovinosi e irreparabili.

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