Ci sono posti
nel Mondo che non bisognerebbe mai penetrare. Luoghi fantastici e surreali,
ipnotici. Questo non vale per chi ha l'anima dell'esploratore, lui varcherà la
linea dell'orizzonte e non ascolterà alcun consiglio pur di arrivare al centro
dell'universo che sta invadendo con la sua ingombrante presenza. Fu così,
almeno dicono in tanti, che sparì in una bella giornata di primavera Alfredo
Gullotta, detto lo scout. Partì verso le dieci e trenta dal suo rifugio sul
lago di non so dove e oltrepassò il limite tra cielo e terra verso mezzo
giorno, cadendo, ricordano gli unici testimoni che non videro mai niente: “fu verso le dodici o tredici, non ricordo,
ma fu, ne sono quasi certo, dalle montagne della Luna piena, apparve una sagoma
nera che si stagliò, prima, contro l'orizzonte e poi precipiò tra le acque
della Gora e le nuvole della volta celeste”.
Cadde in un vortice di emozioni e
di ricordi che accesero la sua anima come un fiammifero. È tutto qui.
Questo è il
racconto brevissimo che abbiamo tratto dalle bocche di quei pochissimi mistificatori,
mezzo ubriachi e mezzo sordi, che per 50 centesimi di dollaro sono disposti a
raccontarti, anche, che lo videro ascendere al cielo e se gli dai un buon
bicchiere di vodka possono anche raccontarti del carroccio trainato da buoi
alati che scese dal blu per rapirlo. Storie di poco conto.
Resta il
fatto che non sappiamo neanche se si chiamasse, veramente, Alfredo Gullotta,
esploratore e solipsista?
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