sabato 24 maggio 2014

Il pentimento di Antonio Iovine




Il pentimento di Antonio Iovine, 'o ninno, potrebbe cambiare


la storia del nostro Paese. 


Oggi questa passerà come una delle tante notizie: un 


criminale che ha deciso, magari per paura dell’ergastolo, del 

41bis, di collaborare con la giustizia. Eppure, la decisione di Iovine, 

cambierà per sempre la conoscenza delle verità su imprenditoria e 

criminalità organizzata non solo in Campania, non solo in Italia. La 

terra trema per una grossa parte dell'imprenditoria, della politica e 

per interi comparti delle istituzioni.

l boss Antonio Iovine ha deciso di pentirsi: non è uno qualunque. È un capo, è "il ministro dell'economia" della camorra. È stato condannato all'ergastolo nel processo Spartacus e a 21 anni e sei mesi nel processo Normandia. 

Ora vuole collaborare con la giustizia: è una notizia che rischia di cambiare per sempre la conoscenza delle verità su imprenditoria e criminalità organizzata non solo in Campania, non solo in Italia. Antonio Iovine detto 'o ninno per il suo viso di bambino ma soprattutto per aver raggiunto i vertici del clan da giovanissimo non è un quadro intermedio, un riciclatore delle famiglie, non un solo capo militare. È uno che sa tutto. E quindi ora tutto potrebbe cambiare. La terra trema per una grossa parte dell'imprenditoria, della politica, per interi comparti delle istituzioni. Le aziende grandi e piccole che hanno ricevuto, che sono nate e che hanno prosperato grazie ai flussi di danaro provenienti da Antonio Iovine, si sentono come in una stanza le cui pareti si stringono sempre più.

Il talento di Iovine è sempre stato quello di saper far fruttare il flusso di danaro del narcotraffico, delle estorsioni, delle truffe oltre che sfruttare alla grande gli appalti statali. Tutto il segmento nero diventava investimento vivo, costruzione vera: imprese edili, ristoranti, import-export. Uno dei primi colpi di 'o ninno fu proprio l'acquisto della discoteca Gilda a Roma: una delle sue prime mosse personali nella capitale. Seguendo l'indicazione del padrino Bardellino, Roma era la vera fortezza da espugnare e Iovine l'ha sempre saputo. Ed è qui che si è legato ai tre settori cardine della capitale: cemento, intrattenimento, politica. Ha provato a scalare la squadra di calcio della Lazio, riciclando 21 milioni di euro provenienti dall'Ungheria, attraverso il suo parente Mario Iovine detto Rififì, a Roma ha investito nel settore del gioco d'azzardo legale.

Esistono molti boss della mafia pentiti. Ma nella camorra è diverso: Iovine è stato ai vertici dei Casalesi per oltre dieci anni, non esistono precedenti simili, se non forse quello di Pasquale Galasso, capo della Nuova famiglia. L'altro pentito del clan dei Casalesi che ha cambiato la storia è stato Carmine Schiavone ma era un capo della vecchia generazione, marginalizzato nell'ultima fase, che decise di pentirsi proprio perché estromesso dai vertici, lui che era fondatore del gruppo. Iovine è l'organizzazione. Perché ha deciso di collaborare? A dicembre scorso 'o ninno ha revocato i suoi avvocati. La prima cosa che ho pensato è stata che si sarebbe pentito. L'ho scritto e, come speso accade fui deriso e preso per visionario. Invece è successo ma non riesco ancora a capire perché. 

Sicuramente gran parte del merito ce l'ha Antonello Ardituro il pm che da anni instancabilmente segue le vicende del Ninno. I grandi capi del clan dei Casalesi Francesco "Sandokan" Schiavone e Francesco Bidognetti si fanno il carcere, sepolti vivi, detengono il potere nel silenzio. Quando un capo è al 41bis sa che non può più realmente comandare ma il suo silenzio è l'assicurazione sui soldi della famiglia e soprattutto è un valore generazionale. Un boss non ragiona in anni ma in epoche. Il silenzio di un boss ha un valore inestimabile per i suoi nipoti. È la vera dote. Un investimento sul futuro. Ma 'o ninno è sempre stato un boss sui generis. A differenza di Zagaria definito "il monaco" per l'attenzione maniacale a una vita moderata e disciplinata, Iovine non ha fatto una latitanza da recluso. In 14 anni di latitanza, prima di essere arrestato a Casal di Principe il 17 novembre 2010 si è molto mosso soprattutto in Francia, in Emilia e in Toscana e a Roma, ha seguito il flusso del danaro e i reinvestimenti.

Non ha ancora compiuto 50 anni (è nato il 20 settembre del '64), ha figli giovani, attivissimi su Facebook, e che sono a pieno titolo nella vita sociale della borghesia casertana e romana, una figlia amica di presentatrici tv, importanti imprenditori edili da sempre a stretto contatto con il suo gruppo familiare e suo figlio Oreste che recentemente è finito in galera per traffico di droga, perché dopo l'arresto del padre ha voluto prendere in mano l'organizzazione senza averne davvero le capacità. Enrichetta Avallone, sua moglie condannata a 8 anni, gestiva la sua rete di comunicazione e il Ninno dovrà spiegare come mai un uomo dei servizi segreti le faceva da autista.

Non sappiamo ora cosa potrà accadere nell'agro aversano, come reagiranno i clan visto che i figli di Schiavone Sandokan sono legatissimi ai figli di Iovine. Potrebbe essere l'inizio di un cambiamento epocale. Iovine potrà chiarire molto, moltissimo: potrà parlare delle voci che lo hanno descritto (senza mai nessuna conferma giudiziaria) come il burattinaio dietro la scalata di Ricucci, Coppola e Statuto. Potrebbe chiarire il potere della famiglia Cosentino e dei rapporti con tutta la politica degli ultimi vent'anni. Potrebbe persino raccontare alcune verità che spiegheranno i retroscena alla caduta del governo di centro sinistra. Ricordate? Il governo di centrosinistra nel gennaio 2008 cadde perché Mastella ritirò la fiducia dopo che la moglie venne indagata per tentata concussione. Era successo che Nicola Ferraro (poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) dirigente Udeur e consigliere regionale chiese a Luigi Annunziata direttore generale dell'Ospedale di Caserta di Caserta di mettere Carmine Iovine cugino del ninno come capo della direzione sanitaria dell'ospedale di Caserta. Solo O' ninno ora potrà spiegare.
Potrebbe essere una vittoria dello Stato importantissima. La verità può essere vicina: imprenditoria politica, giustizia, giornalismo tutto sta per essere attraversato dalle confessioni del Ninno. Costringere i capi dei clan a raccontare la verità perché ormai non hanno più scampo, perché ormai sanno di non poter più vincere: questa potrebbe essere una vittoria della democrazia. Una delle più belle.  
 

martedì 20 maggio 2014

"Italiani, aiutateci, non siamo criminali" l'urlo dei bimbi in fuga dalla Siria



Come si può guardare negli occhi un bambino e dirgli noi non ti vogliamo? Come si può negare la vita assistendo ogni giorno ai mille e mille naufragi tragici che fanno del Canale di Sicilia e del Mediterraneo uno dei più grandi cimiteri di guerra del Mondo?
Questi bambini hanno scritto e portato dall'orrore di una guerra dimenticata, quella della Siria, un messaggio al quale non si può chiudere il cuore e girare le spalle.
Ugo Arioti e Daniela La Brocca


"Italiani, aiutateci, non siamo criminali" l'urlo dei bimbi in fuga dalla Siria

La fotografia.  Sono scappati dal loro Paese in guerra insieme ai genitori. Sognavano di raggiungere la pace, in Europa. Ma arrivati in Egitto, dopo un primo tentativo di imbarcarsi verso l'Italia sono stati arrestati e tenuti in prigione per settimane. Così, hanno affidato a queste foto il loro messaggio disperato

di ALESSANDRA ZINITI (ha collaborato ALESSANDRO PUGLIA)
PALERMO - We are not criminals". Non siamo criminali. "We urgently need humanitarian corridors". Abbiamo bisogno di corridoi umanitari. Poi una firma, una data, 21 aprile 2014, e gli occhioni smarriti di una bimba di pochi mesi che sembra reggere con le sue manine un foglio a quadretti al quale 144 siriani in fuga dal loro Paese hanno affidato un disperato grido d'aiuto. A scrivere quelle sei righe rivolte all'Europa, è stato il papà della bimba, Nazir.
Nel commissariato di Al Rashid, ad Alessandria, Nazir e i suoi amici hanno deciso di affidare alle immagini strazianti dei loro figli prigionieri con loro la richiesta di aiuto all'Occidente scattando le foto che sono arrivate fino a Repubblica.


(la lettera potete leggerla sul giornale: Repubblica)





venerdì 16 maggio 2014

La sentenza definitiva sul delitto Rostagno

Ergastolo per entrambi gli imputati del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno. Dopo oltre due giorni di camera di consiglio la condanna alla pena perpetua per Vincenzo Virga, capomandamento della mafia di Trapani, e per il killer Vito Mazzara è stata letta dal Presidente Pellino alle 23,30 nell’aula Falcone di Trapani.
I due mafiosi erano accusati di essere l’organizzatore-mandante e l’esecutore dell’omicidio portato a termine la sera del 26 settembre del 1988 in contrada Lenzi, nelle campagne di Trapani. La condanna arriva dunque a ventisei anni dal fatto e dopo una lunga serie di depistaggi che si sono susseguiti nel tempo Ergastolo per entrambi gli imputati del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno.

Nel giorno del compleanno della figlia Maddalena finalmente arriva una sentenza che ristabilisce un briciolo di verità. E può farci solo bene.


A ventisei anni di distanza la sentenza dal delitto Rostagno, il sociologo piemontese che scelse Trapani come sua patria per lottare contro i dannati dalla Mafia e dall'ignoranza, inchioda il Padrino e l'esecutore. Alla Mafia l'azione di recupero dei drogati e le denunce sulle TV private degli affari sporchi che, con coraggio e determinazione, portava avanti Mauro non era gradita e allora, immediata, fu la condanna a morte. Per anni hanno tentato di infangare il suo nome, con la complicità di pezzi dello "Stato", alla fine la verità ha trionfato e, anche da morto, il compagno Mauro ha dato scacco alla Mafia trapanese, al malaffare e alla rete di connivenza che, ancora oggi, fa della Provincia di Trapani il territorio a più alta densità mafiosa di Italia. Qua lo STATO è latitante non Matteo Denaro. In questo territorio la regola è l'arroganza e la cultura è mafiosa dalle unghia dei piedi fino ai capelli, Mafia - Massoneria deviata - criminalità e abuso e omertà sono la legge e l'ignoranza è padrona. Questi "Poteri" di controllo e di gestione mafiosa  hanno devastato il territorio e stanno distruggendo anche quello che ancora resiste di sano e di naturale. W Mauro Rostagno W la Libertà dalle Mafie e dalle Logge segrete, dal potere che inquina le imprese ancora esistenti e ne fa centri di riciclaggio. In questo posto il lavoro è un "piacere" che ti fanno, non un diritto sacrosanto. Ma lo Stato o è connivente o è assente. La lotta di Mauro, come quella di Peppino Impastato o ancor prima dell'antesignano Danilo Dolci, triestino di nascita e siciliano d'adozione, sono i punti di partenza e non d'arrivo, ma se gli onesti tacciono, la mafia e il malaffare e le loro imprese proliferano e allora non venga nessuno a rivendicare questo territorio come "Nazionale" perché, ancora oggi, questa è la terra di Cosa nostra e vale per loro, come per noi, l'urlo e la scomunica di Giovanni Paolo II°! 
Redazione Secem

giovedì 15 maggio 2014

La prima torre solare eolica del mondo

La prima torre solare eolica del mondo sorgerà in Arizona
Il consiglio comunale di Saint Luis ha dato l'ok alla Solar Wind Energy Tower per la realizzazione del suo primo impianto solare-eolico
(Da repubblica.it)


SI CHIAMA Solar Wind Downdraft Tower ed è la soluzione impiantistica ideata da una società americana per poter produrre energia pulita per 24 ore al giorno, per 365 giorni l'anno. Il progetto potrebbe a breve vedere la luce nel sud ovest dell'Arizona. Qui, infatti, l'amministrazione comunale di Saint Luis ha dato il via libera ufficiale alla società di progettazione, la Solar Wind Energy Tower, garantendole i diritti locali per lo sviluppo della prima torre solare eolica mai realizzata al mondo. L'azienda dispone ora del terreno, 600 acri di terra proprio al confine con il Messico, e ha sottoscritto con il Comune un contratto per lo sfruttamento delle risorse idriche necessarie al progetto. Il sistema, infatti, è dotato di un'alta torre cilindrica nella quale viene creata una potente corrente d'aria ascendente proprio grazie all'incontro tra acqua e l'aria riscaldata dai raggi solari. 
 
Nel dettaglio mano mano che l'acqua è introdotta nella parte superiore della torre, questa viene a contatto con l'aria calda ed evapora, lasciando uno strato inferiore più freddo e denso. Questa corrente discendente (downdraft) precipita in basso alla velocità di 80 chilometri orari e, arrivata in fondo al cilindro, è convogliata all'interno di canali dove sono dislocate delle turbine eoliche; il passaggio del vento nei rotori produce di conseguenza l'energia elettrica . Ovviamente per pompare l'acqua in cima alla torre, il sistema richiede un certo quantitativo di energia, ma la società assicura che la Torre possa auto-soddisfare le sue necessità generando fino a 2,5 GWh. Data di fine lavori: l'anno 2018.

martedì 13 maggio 2014

Sulla bellezza - approfondimento di Giuseppe Di Giacomo (argomento 2014)




Sulla bellezza - approfondimento di Giuseppe Di Giacomo

Quando giudichiamo bello un oggetto, un'opera d'arte, una persona, un paesaggio, nel nostro giudizio si manifesta qualcosa che 'sentiamo' e che nello stesso tempo - come dimostra la Critica del giudizio (1790) di I. Kant - non riusciamo a 'dire', ovvero a definire, in termini logico-concettuali.Dimensione storica del significato di bellezzaL'impossibilità di determinare una volta per tutte il significato del bello emerge anche dal punto di vista storico. Ogni epoca, infatti, ha espresso una visione propria della bellezza, come emerge, con particolare riferimento alla figura femminile, non solo a livello diacronico dallo sviluppo delle forme storico-artistiche ma anche in termini sincronici all'interno di una stessa epoca in relazione a contesti geografici e culturali diversi. Occorre poi precisare che la connessione di arte e bellezza non costituisce affatto un dato ovvio e universale. Al contrario è solo a partire dal 18° sec. che questo rapporto si afferma in modo forte ed esplicito.Apollo e DionisoNella seconda metà dell'Ottocento la riflessione filosofica intorno all'idea del bello tematizza il rapporto che unisce la bellezza, pensata nella sua stretta connessione con la nozione di arte, e la sfera della vita, considerata nella sua contingenza e temporalità. In questo senso acquista un'importanza decisiva l'opera di F. Nietzsche. Contro J.J. Winckelmann e contro G.F.W. Hegel, che vedono nella bellezza un ideale di assoluta perfezione garantita dall'equilibrio armonico della forma e dal suo ordine razionale, Nietzsche afferma, in particolare nella Nascita della tragedia (1872), che la bellezza è sempre e solo una "bella apparenza". Così per Nietzsche la bellezza non può darsi indipendentemente da un fondo oscuro e indeterminato che essa rivela. È quello che viene tematizzato attraverso il rapporto originario che lega Apollo, appunto il dio della bellezza, e Dioniso, che invece rappresenta il pathos, ossia la vita.

Questo riconoscimento del rapporto indissolubile che unisce l'idea di bellezza (e quindi l'idea di arte) e la nozione di pathos (la vita) viene ripreso e rielaborato da A. Warburg, per il quale il bello implica sempre un rimando alla vita e alla sua insuperabile temporalità, senza che tuttavia tale rimando annulli l'importanza degli elementi formali dell'opera.Bellezza e temporalitàTale rapporto tra arte e vita, che W. Benjamin affronta nel saggio sulle Affinità elettive di W. Goethe affermando che la bellezza, come mostra la figura di Ottilia, è sempre legata alla temporalità e dunque alla morte, è centrale anche nella Teoria estetica (1970) di T. Adorno. Secondo quest'ultimo, nella modernità l'arte ha abbandonato l'illusione di un puro regno della bellezza, facendo emergere quella dimensione di crudeltà che ritroviamo in modo esemplare nelle opere di F. Kafka e di S. Beckett. Il fatto è che anche Adorno, come Nietzsche, si riferisce all'affermazione di Stendhal che definisce la bellezza "promessa di felicità". E come per Stendhal la bellezza, che si dà soltanto nel tempo, annuncia la possibilità di qualcosa che nel tempo è impossibile realizzare, così per Adorno quella promessa non può essere mantenuta da un'opera che, pur conservando la sua forza utopica, tuttavia, autodenunciandosi come finzione, dichiara il carattere negativo di quell'utopia, vale a dire la sua impossibilità di realizzarsi nel tempo al quale l'opera appartiene. Del resto già F.M. Dostoevskij, nell'Idiota (1868-69), facendo chiedere da Ippolit al principe Myškin se e quale bellezza salverà il mondo, ci dice che quello che la bellezza può e deve fare non è redimere la vita dalla sua finitezza, ma passare attraverso quelle sofferenze e quei dolori che rendono tale la vita.

Questa connessione tra bellezza e temporalità è decisiva anche nell'opera di M. Proust. Esemplare, a tale proposito, è la figura dello scrittore Bergotte che muore davanti alla Veduta di Delft di J. Vermeer, quadro giudicato di una bellezza assoluta e come tale fuori dal tempo. La morte di Bergotte rappresenta in qualche modo la morte di un'idea di bellezza intesa come valore eterno e immutabile. Questo significa che la bellezza, piuttosto che essere superamento del tempo e rivelazione dell'eternità, si può dare invece solo passando attraverso il tempo.Bellezza e memoriaDi qui, ancora una volta, l'importanza della riflessione di Adorno. Secondo quest'ultimo infatti ciò che caratterizza la bellezza è la capacità di conservare in sé, nella forma stessa dell'opera d'arte, la memoria di tutto ciò che il mondo, dominato dal principio di identità, ha rimosso e represso, vale a dire il dolore e la sofferenza dei vinti. In questa prospettiva Adorno si interroga sulla possibilità di fare arte dopo l'orrore indicibile di Auschwitz. Possibile, dopo Auschwitz, è solo quell'arte che, avendo rinunciato alla bellezza, assume una funzione innanzitutto etica, diventando testimonianza di tutto ciò che per la sua insensatezza non può essere detto né spiegato e che proprio l'arte deve mantenere, appunto conservandone il ricordo. Questa testimonianza, strettamente connessa al tema della memoria, presuppone la distinzione, sottolineata da Adorno, tra arte e vita, tra opera e realtà.

Il superamento di tale distinzione e la totale identificazione dei due piani è quanto viene invece auspicato dalle avanguardie storiche e portato alle estreme conseguenze dai movimenti della neoavanguardia. Di qui la centralità della nozione di 'evento', tematizzata da tali movimenti, che implica il dissolversi di ogni possibile rappresentazione e il suo pieno assorbimento nell'evento stesso, ossia nel suo accadere materiale, rispetto al quale ogni rappresentazione sarebbe inadeguata.

lunedì 12 maggio 2014

Nuova strage tra Libia e Lampedusa, affonda un altro barcone




Abbiamo voluto prendere per i nostri lettori questa cronaca di una morte annunciata giorno per giorno che ci mostra quanto sia tragica la storia dei popoli ancora oggi e di come EUROPA sia ancora soltanto un vocabolo senza sostanza, altro che grande continente evoluto, altro che culla di civiltà ....


Nuova strage tra Libia e Lampedusa, affonda un altro barcone








A bordo ci sarebbero state 400 persone. Già recuperati diciassette corpi. Sul luogo del disastro le unità della Marina militare e alcuni mercantili. Duecento i profughi tratti in salvo. Il commissario Ue Malstrom: discutere del Mediterraneo al prossimo consiglio






Duecento migranti li hanno salvati le navi italiane e i mercantili dirottati in zona, 17 li hanno recuperati già morti molti altri, probabilmente altri 200, sono già in fondo al mare se è vero che sul barcone erano in quattrocento: l'ennesima strage di migranti si compie a 40 miglia dalle coste della Libia, a pochi giorni di distanza da un altro naufragio costato la vita a una quarantina di persone partite dalle coste orientali del paese nordafricano. Segno che, probabilmente, non bastano più gli sforzi che l'Italia sta facendo con Mare Nostrum ed occorre, invece, mettere in piedi una missione internazionale per tentare di bloccare i trafficanti di morte e consentire alle migliaia di richiedenti asilo che si trovano in Libia di poter presentare le domande in quel paese.

La notizia del naufragio comincia a circolare attorno alle 13, quando un Atr della Guardia Costiera raccoglie l'sos lanciato da un'imbarcazione in difficoltà. I migranti si trovano ad un centinaio di miglia a sud di Lampedusa, più vicini alle coste libiche che a quelle italiane, nei pressi di una piattaforma petrolifera. Cosa sia accaduto lo racconteranno nelle prossime ore i migranti che si sono salvati: quel che è certo è che il barcone è affondato. E non è affatto escluso che si possa esser verificato quel che il direttore dell' Immigrazione del Viminale Giovanni Pinto aveva riferito poco meno di dieci giorni fa al Parlamento: dalla Libia, disse citando informazioni d'intelligence, partono sempre più spesso imbarcazioni fatiscenti perchè i trafficanti di morte sanno che le navi italiane vanno a prendere i migranti fin quasi al limite delle acque territoriali libiche. E non è affatto escluso che si possa esser verificato quel che il direttore dell' Immigrazione del Viminale Giovanni Pinto aveva riferito poco meno di dieci giorni fa al Parlamento: dalla Libia, disse citando informazioni d'intelligence, partono sempre più spesso imbarcazioni fatiscenti perchè i trafficanti di morte sanno che le navi italiane vanno a prendere i migranti fin quasi al limite delle acque territoriali libiche. Nella zona del naufragio sono stati immediatamente dirottati alcuni mercantili, che hanno soccorso i primi naufraghi e recuperato i cadaveri, oltre a due motovedette della Guardia Costiera, una della Guardia di Finanza e le navi Sirio e Grecale della Marina Militare. Un'ora dopo il naufragio i primi mezzi di soccorso erano già nel punto dove è affondato il barcone, ma per molti migranti era già troppo tardi.

E con i morti ancora da recuperare, riparte, puntuale, il balletto della politica, con l'Italia che rinnova le accuse all'Europa di lasciarla sola e Bruxelles che, almeno stavolta, sembra ammettere le sue responsabilità. Matteo Renzi sarà in Sicilia mercoledì e sarà quella l'occasione, dice il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, per trattare "in maniera più approfondita" l'intera vicenda. Il premier ribadirà con ogni probabilità che l'immigrazione sarà una delle priorità del semestre italiano di presidenza dell'Ue e chiederà un maggior coinvolgimento dell'Europa. Cosa che Angelino Alfano ha già fatto oggi, 'minacciando' Bruxelles: "le nostre navi sono lì a recuperare morti e a soccorrere i vivi, l'Europa non ci sta aiutando. O l'Europa ci aiuta a presidiare la frontiera o faremo valere il principio che il diritto d'asilo riconosciuto dall'Italia si possa esercitare in tutta Europa". All'Europa si rivolge anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, parlando di un "deficit di cooperazione", e quello degli Esteri Federica Mogherini definendo "inaccettabili" le stragi di innocenti. "Sicuramente" ci sono state mancanze dell'Ue, afferma il titolare della Farnesina, "noi sappiamo che dobbiamo continuare a salvare vite, Mare Nostrum serve a questo oltre che a contrastare il traffico di essere umani, ma è come svuotare il mare con un cucchiaino". Ecco perchè la gestione del problema "è una responsabilità che dobbiamo portare avanti insieme a tutti gli altri paesi europei perchè non sono frontiere italiane, sono frontiere europee".

Da Bruxelles risponde il commissario per gli affari interni Cecilia Malmstrom, aprendo alle richieste dell'Italia. "Sono scioccata. Chiedo a tutti gli Stati membri di discutere nel prossimo Consiglio Interni come si può contribuire". "E' chiaro - aggiunge la Malmstrom - che la responsabilità è di tutti gli Stati membri dell'Ue, serve solidarietà concreta per ridurre il rischio che tali tragedie si ripetano. E' ora che gli Stati passino dalle parole ai fatti". Anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz invita gli altri paesi a "non lasciare sola l'Italia: l'Europa deve urgentemente prendersi le sue responsabilità per porre fine a questa catastrofe. Non possiamo continuare a girarci dall'altro lato. Dobbiamo condividere in modo più giusto le responsabilità tra i 28 Paesi, accettando una semplice verità: l'Europa è un continente di immigrazione, ma non abbiamo ancora una politica comune di gestione dei flussi". Quel che chiede, da tempo, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, che nella sua isola ha accolto una task force di avvocati per la tutela dei diritti dei migranti. "Il diritto di asilo va chiesto a terra e non rischiando la vita. Non possiamo continuare così. L'unica cosa da fare sono i canali umanitari".

La situazione in Sicilia resta di emergenza: in mattinata sono sbarcati
altri 61 minori somali a Porto Empedocle, soccorsi da una nave della Marina militare, mentre ieri oltre 400 persone hanno preso terra a Trapani, dove le strutture di accoglienza sono al collasso da tempo. Il 3 ottobre scorso le acque di Lampedusa furono già teatro di un'altra tragedia, la più grande registrata fino ad oggi. Allora i morti recuperati al largo dell'isola dei Conigli, dove affondò un barcone con oltre 500 migranti a bordo, furono 366. Altra tragedia evitata in Libia. Sempre oggi le autorità libiche hanno intercettato e salvato altri 340 migranti mentre nell'imbarcazione su cui si trovavano iniziava ad entrare acqua subito dopo la partenza nelle vicinanze della città costiera occidentale di Sabratha. I migranti sono stati trasportati in una scuola vicino Zawiya, ad ovest di Tripoli, prima di essere trasferiti in un centro di detenzione in Libia. Tra i tratti in salvo 40 donne e 13 bambini la maggior parte sudanese ed eritrei.
 

domenica 11 maggio 2014

ETICA DELLA BELLEZZA (argomento 2014) - L’ETICA AMBIENTALE COME ISPIRAZIONE PER IL “NUOVO ABITARE"


ETICA DELLA BELLEZZA (argomento 2014)

 

L’ETICA AMBIENTALE COME ISPIRAZIONE PER IL “NUOVO

ABITARE” ( parte prima)  Luciano Valle

 

LA “CITTÀ DELL’UOMO” E LA PERDITA DELLA BELLEZZA

 

Se le vecchie “forme” dell’Abitare del “moderno” hanno avuto il carattere di quello che Sofocle chiama il “deinos”, il “perturbante”, dove la presenza dell’uomo si è caratterizzata come insopportabilmente invasiva, senza il dialogo, quindi il dovuto rispetto ai luoghi naturali e/o ai luoghi storico-culturali e alle forme sociali a questi aderenti, le nuove forme dell’Abitare ispirate ai nuovi scenari epistemici ed etici, sono lì a ripensarne il Progetto. Quindi oltre Socrate, quando afferma “gli alberi non hanno nulla da insegnarmi”, o oltre Cartesio, per il quale il programma è fare dell’uomo il “padrone e dominatore del mondo” per rimanere sul piano delle essenze epistemiche.

Nella ripresa, pur nella diversità dei timbri epistemici (dall’ontologia all’antropologia,

all’epistemologia, all’etica), del Progetto dell’umanesimo neoplatonico-cristiano che mirava a mantenere la Polis, la Città, il suo senso come proporzione, ordine, armonia, come Kosmos, come tensione e rapporto permanente con l’ordine della natura.

Un umanesimo in cui non si perdono forma, suoni, colori (A.N. Whitehead), il “contatto col mondo della vita”. In cui con G. Bateson, pur nella speranza che comunque permanga “l’idea di una bellezza unificatrice “fondamentale”, tuttavia si avverte la perdita di bellezza: “La maggior parte di noi ha perso quel senso di unità di biosfera e umanità che ci legherebbe e ci rassicurerebbe tutti con un’affermazione di bellezza. (…) Abbiamo perduto il nocciolo del cristianesimo. Abbiamo perduto Shiva (…) la cui danza (…) è bellezza”.

 

DALLA CRITICA ALLA RIFONDAZIONE DEL “MODERNO”

 

Oggi, riprendendo un tema già nell’agenda della filosofia critica seguente la tragedia della prima guerra mondiale, la “civiltà” umana appare ancora e ancor di più di fronte “ad un bivio”: o perire o ricreare un “nuovo umanesimo”.

Per la terza volta si torna negli ultimi cent’anni a parlare di “rifare il Rinascimento” (Mounier), di rifare l’umanesimo.

Dopo il primo appello che è risuonato negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso (da Freud a Einstein, da Jung a Bergson, da Rosenzweig a Buber, da Florenskij a Berdiaev, da Maritain a Mounier a Guardini, da Gandhi a Tagore, a Aurobindo, da H. Hesse a T. Mann, da B. Croce a J. Huizinga, dopo il secondo appello che si è concentrato tra anni ‘40 e ‘60 (dalla Scuola di Francoforte a Heidegger, da Einstein, Oppenheimer, Heisenberg a Teilhard de Chardin, da Schweitzer a G.Bateson) si sente ancor più drammaticamente l’esigenza di ripensare alla radice lo statuto dell’”Abitare”.

Caduto il “mito” ottocentesco di una società giunta alla sua pienezza etica e razionale con la guida della borghesia (Hegel ripreso oggi da Fukuyama); o di una liberazione antagonista, tutta storica e sociale (Marx), rimane sulla scena, come tentativo di egemonia, un patto non costruito, ma fattuale, che è nelle cose, tra strapotere pratico della scienza e della tecnica (quindi trionfo della posizione positivistica di Saint-Simon e di Comte) e relativismo culturale, ossia di un niccianesimo senza Nietzsche, come insorgenza autoaffermatesi di principi di edonismo, soggettivismo, pragmatismo.

Ora, dopo Einstein, Oppenheimer, Wiener, l’ultimo Popper, l’apertura progettuale ha un segno molto più impegnativo, direi tragico.

Einstein: “Un nuovo modo di pensare è essenziale se l’umanità vuole sopravvivere e raggiungere livelli più alti.”

“Dobbiamo rivoluzionare il nostro modo di pensare, rivoluzionare il nostro modo di agire, e

dobbiamo avere il coraggio di rivoluzionare le relazioni fra le nazioni del mondo”.

Oppenheimer: Con Hiroshima l’umanità ha conosciuto quel vero “peccato” di cui la Genesi era stata solo intuizione anticipatrice.

Wiener:

L’umanità deve evitare tre cadute:

1) che la conoscenza si trasformi in onniscienza

2) che la religione si trasformi in totalitarismo

3) che il potere si trasformi in onnipotenza

Popper:

Tre sono le “bombe” che minacciano gravemente l’umanità: atomica, demografica, televisiva.

A questi quattro monumenti culturali di così alto lignaggio va aggiunta l’ultima riflessione sullo stato di salute di “Gaia”, del Pianeta che è Madre ospitante della civiltà umana. R. May (biochimico), E.O. Wilson (biologo), P. Crutzen (chimico), M. Rees (astronomo), J. Diamond (storico), oggi tra le figure maggiori della ricerca e della cultura mondiale concordano su un punto con la ricerca che è propria della maggior parte degli scienziati: il Pianeta rischia un “collasso” irrimediabile.

Addirittura quel grande scienziato e tecnologo e epistemologo dell’ecologia che è J. Lovelock, rovesciando le interpretazioni ottimistiche della sua prima fase di ricerca (1979) è arrivato ultimamente (febbraio 2006) a sostenere che la vita dell’uomo sul Pianeta rischia di scomparire prima della fine del secolo.

Ecco, perché più che mai calzanti appaiono le soluzioni di A. Einstein: là dove ammonisce che scienza e tecnica, senza la eccezionale ricchezza culturale espressa nella storia in figure quali Mosè,

Buddha, Socrate, Gesù, S. Francesco, Spinoza, Goethe e nel novecento, Schweitzer, Gandhi, Tagore, non sono sufficienti a governare la complessità della storia verso il meglio.

 

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domenica 4 maggio 2014

Le guerre delle superpotenze non si occupano della gente (Etica della vita)

"Bruciati vivi.



Ci ho pensato a lungo prima di pubblicare questa foto. Avevo dei dubbi. Mi domandavo: uno scrittore ha il diritto di turbare le menti dei suoi lettori con immagini simili? Sarà etico pubblicarle nello stesso spazio in cui condivido le foto delle mie figlie, bambine felici che sorridono? Non so ancora darmi una risposta. Non so se qualcuno di voi rimarrà offeso o turbato, se è così, mi scuso. So solo che guardando queste persone carbonizzate vive mi vengono in mente molte immagini simili viste in passato, in diverse parti del mondo, e sono sempre più convinto che non si può tacere sulla questione delle guerre pilotate dalle superpotenze. La storia non perdonerà la nostra ignoranza, l'insensibilità, l'egoismo. L'orrore va mostrato, condiviso e sofferto, almeno in una millesima parte. L'orrore esiste. Lo stesso orrore che vivono in questi giorni i civili in Ucraina, catapultata in una serie di violenze inaudite che prendono sempre più piede e rischiano di diventare la ripetizione dello scenario balcanico. Stamattina non ho visto nessun giornale pubblicare in prima pagina questa foto e mi sono arrabbiato. Perché tutti noi dovremmo avere davanti agli occhi le conseguenze di una politica corrotta, il modo in cui si sta concretizzando il piano di conquista economico-politico dei territori post-sovietici. Le persone arse vive nella città di Odessa erano dei civili, non erano spie, militari o rappresentanti del governo russo. Erano persone impaurite nascoste all'interno dell'edificio, nel tentativo di sfuggire alla furia omicida dei provocatori squadristi. Sono stati bruciati vivi e nessun giornalista occidentale ha avuto coraggio di raccontare - o nessun giornale si è preso la responsabilità di pubblicare - la loro storia in modo coerente, perché ufficialmente siamo dalla parte degli insorti. Perché in fondo non abbiamo ancora capito se ci serve il gas russo o se accetteremo la proposta delle compagnie americane. Perché l’ennesimo bamboccio politico italiano ha fatto carino con il Cesare americano qualche settimana fa. Perché siamo per la democrazia, siamo per i fast food, per il petrolio gestito dalle sette sorelle, per le lobby del tabacco, per le favole della BBC, per la classe della finanza che schiavizza il mondo intero trasformandolo nel medioevo tecnologico, per la metodica distruzione del nostro pianeta. Siamo dalla parte della crescita, di quello che chiamano del progresso. Io dico che di fronte ad un simile scempio svaniscono le appartenenze, la coerenza politica, gli interessi economici e non esistono più le spiegazioni. Non esiste nessuna giustificazione storica o umana con cui si possano spiegare i corpi di esseri umani carbonizzati. Corpi che ieri non erano diversi da noi: fatti di carne e ossa, con pensieri, desideri, affetti, progetti, sentimenti. Mi dispiace se ho rovinato il vostro sabato, mi dispiace con tutto il cuore di aver urtato la vostra sensibilità con queste immagini, ma se esiste la verità, sono sicuro che in questo momento ha il volto sfigurato dal fuoco, come quello dei cadaveri che vedete in questa foto. E spero che mister Obama e i suoi consiglieri, con quei bei sorrisi da Nobel stampati sulle loro facce di gomma, possano riportare nelle loro anime la stessa micidiale devastazione che hanno portato sui loro corpi quegli innocenti di Odessa."

Monica Minnucci   ( post pubblicato su facebook)

sabato 3 maggio 2014

editoriale di maggio 2014

Maggio è cominciato e porta con se una serie di domande angosciose e di risposte assai vaghe. Il Paese è come una barca che va alla deriva mentre in cambusa e nella stanza del capitano si fa festa. I marinai, quelli che stanno alle macchine, ai fornelli e attenti alla sicurezza degli altri sono in balia di se stessi e qualcuno parla di riformare di ammodernare di snellire, di risparmiare. Il punto è che questi parlano soltanto, fanno proclami, annunciano, gridano, prendono decisioni populiste, ma l'orizzonte resta a tinte fosche. Perchè? 
In un Paese veramente sviluppato la prima cosa è la SCUOLA, l'insegnamento, la preparazione dei ragazzi all'avvenire che li aspetta, ma anche a sviluppare la tecnica, la scienza, l'architettura e la vita del Paese. Come? Con strette di mano e impegni sulla parola e " se non faremo questo ci dimettiamo" ( traanne poi restare sempre ai loro posti e con sempre maggiori privileggi). Diventa sempre più difficile capire da che parte stiamo andando se tutti sembrano voler far polvere per non far capire gli scenari ( sempre uguali da destra a sinistra). Diventa ancora più difficile capire cosa ci aspetta se non riusciamo a capire cosa c'è di diverso tra un leader e un altro. Dove sono i modelli di società, di organizzazione dello Stato e di DEMOCRAZIA. Siamo passati, non per capacità della nostra classe politica, dal PRCELLUM all'ITALICUM, ma non doveva essere il popolo a scegliere i suoi candidati? NO, ANCORA E SEMPRE NOMINATI DALLA CASTA. E allora ... dite che sono solo grida? No, bisogna guardare a chi ha una COERENZA e una LOGICA ORGANIZZATIVA RIGOROSAMENTE SCRITTA E PERSEGUITA e non sono i PD-L o FI o il Nuovo (vecchio) CD. Devono venire fuori i Movimenti per la Democrazia diretta e bisogna rimettere al centro la Politica con la P maiuscola e mettere al centro della discussione l'Europa dei popoli e non quella dell'EURO. Bisogna tornare all' ECONOMIA REALE e le Banche devono tornare ad essere volani di sviluppo e non CENTRI DI POTERE. Auguri Lavoratori, auguri italiani, auguri europei, auguri cittadini del Mondo che lottate e trasmettete ogni giorno in rete le vostre libere opinioni. W la DEMOCRAZIA e W INTERNET!

Ugo Arioti

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