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Francesco non ha staccato per un solo istante dello schow di
Ricky gli occhi da Ginetta. Anche lei si è accorta dei suoi strali. Il
ragazzo è adorabile, ha un fisico da palestrato e due occhi verdi smeraldo che
sembrano fatti a somiglianza del mare, misteriosi e conturbanti. Non passa certo
inosservato. La ragazza non sfugge a questo suo fascino. Continua a tenerlo
d’occhio senza mostralo. Lui, invece, è troppo ingenuo e imbranato. Alla fine
dello show Ginetta si trova di fronte a lui.
Si avvicinano ancora di più e si sfiorano. Francesco
vorrebbe invitarla ad andare in spiaggia con lui, ma è ingrippato e le parole
non gli escono.
- Tesoro hai una sigaretta?- gli chiede lei, incenerendolo!
- Io?-
- Si tu. Come ti chiami?-
- Franc … -
- Franco?-
- Francesco!-
- Allora Francesco hai una siga?-
Avrebbe voluto con tutte le sue forze ritornare a cinque
anni prima, quando aveva iniziato un corso di Judo in una palestra vicino casa.
La prima regola che gli avevano imposto era di non fumare mai. Aveva cominciato
a fumare, come tanti giovani, per noia a soli 14 anni. Smettere aveva smesso.
Non gli era costato poi molto. In quel momento lo Sport era più importante di
una cartina di tabacco che brucia i polmoni. In effetti non aveva mai aspirato
completamente una sigaretta, semmai ne aveva utilizzato la capacità di fare
gruppo con altri come lui. Ora tutto questo gli si ritorceva contro. Chiedere a
Gavino? No, lui non aveva mai fumato. Milio, Tore e gli altri erano troppo
lontani, persi nella folla dei fans. E questa splendida gnoccolona che gli fa il
filo per una sigaretta che lui non ha! La vita a volte è spietata.
- Mi dispiace non fumo. - riuscì a dire.
Lei lo guardò, sorrise e si girò dall’altra parte dove
quattro ragazzotti erano già pronti a regalarle una sigaretta eccezionale.
Che sfortuna!
Incavolato con se stesso per non avere trovato un argomento
migliore tornò verso il privè, solitario.
The show mast go!
Nel privè non c’era nessuno. Sedette mettendosi le mani in
testa. Al tavolo tre coppe di champagne ancora fresco con le bollicine che
venivano su come stelle cadenti all’incontrario.
Nella sua testa rivedeva la scena preparata per tutta una
sera e poi svanita per una banale sigaretta. Nei film lei chiede: Sa dirmi che ore sono! Non chiede: Che sigarette fuma?
Mah! È andata così.
Occasione sprecata. Meglio non pensarci più.
Di chi sarà questo
champagne? Sette coppe. Quattro vuote, una mezza e due piene ancora. Lo avranno
portato mentre eravamo in pista a ballare.
Senza indagare oltre Francesco prende la coppa davanti a lui
e la scola d’un fiato. La depone sul tavolo e si volta verso il mare per
cercare un conforto e una consolazione. La festa continua e la musica riprende
più forte.
Solo con i suoi pensieri Francesco è solo nel privè del
dancing costruito per una notte.
Entra nel salotto privato Vespacci. Prende le due coppe di
champagne rimaste ed esce a cercare la
Brix.
Ginetta vaga come una ninfa seguita dai satiri nella
passerella esterna. Il manager la vede e si avvicina per portarla in salvo.
- Ti ho portato lo champagne!-
- Grazie Mino!- rispose la stellina stanca di quella corte
di barbagianni e giovani satiri.
- Su brindiamo!-
- Cin Cin!-
- Cin Cin!-
Ginetta bevve d’un fiato.
- Accompagnami in stanza. Sono stanca.- disse al suo
Pigmalione. Vespacci no si fece pregare.
- Vieni con me, facciamo una scorciatoia che ci fa arrivare
prima.-
I suoi occhi erano più lucidi e le pupille cominciavano a
sgranarsi. La prese per la mano e la condusse giù per la scaletta che portava
in spiaggia, sotto le palafitte. Si inoltrarono nella pineta.
Il manager, a quel punto, si addentrò in un discorso
filosofico sulle persone che sfruttano i sentimenti di chi è più sensibile e
indifeso. Lo faceva per vedere se il ghb le aveva già fatto effetto.
Ginetta si dimostrava docile alla sua guida, forse era più
per sfuggire a tutti quegli occhi che la stavano divorando da quando era
entrata in Sala, piuttosto che per sentire le solite litanie del Vespacci che
era sempre pronto a saltarle addosso come un Leone affamato.
- Ti ricordi di Luana?- le chiese.
- Certo! Quella rossa che ti faceva impazzire … dicevi che
sarebbe diventata una grande Diva del cinema!-
- Una stronza! Una che sfrutta le amicizie … e poi … -
- Ma che fine ha fatto?-
- Non lo so e non lo voglio sapere. Le ho fatto conoscere un
produttore americano e lei, per ringraziamento, è fuggita con lui a Miami!
Stronza, sarà solo un'altra amante abbandonata. Mentre io … io si che ne avrei
fatto una star!-
- E così l’hai fatta scappare?- sorrise la Brix che già intuiva dove
sarebbe andato a parare il suo manager.
- Non mi capiva … -
continuò lui.- Peggio mi sfruttava per i suoi comodi dato che la mia
sensibilità mi rendeva molto accondiscendete con lei e sapeva, perché lei lo
sapeva, che avrei potuto farla diventare una vera Star … per amore … lei mi
sfruttava, approfittava della mia cotta per lei … mah’ … hai capito la
lurida!!-
- Parole sante... C'è sempre il rischio di venire sfruttati
quando si è più sensibili.- gli rispose velocemente lei continuando verso la
stanza dove alloggiava, la 202, proprio accanto a quella del suo agente.
- Purtroppo non tutte le persone sono buone e comprensive.
L'unica cosa che bisognerebbe sempre fare è non farsi prendere dal'infatuazione
e valutare se quella che amiamo è una persona degna di avere una relazione con
noi...- sentenziò il Vespacci.
- Proprio così, Mino. Ma ora fammi andare a dormire. Sono
veramente stanca.- Sospirò Ginetta.
Ma il Satiro ora era addosso a lei e la trascinava per la
pineta deserta. Strinse la morsa della sua mano sul braccio della velina.
- Mino! Mi fai male. Lasciami il braccio.
Vespacci ebbe un attimo di esitazione. Non riusciva a
comprendere come mai lei fosse ancora così lucida e sentisse la stretta robusta
della sua mano. Lasciò la presa. Fu un attimo. La Brix lo guardò negli occhi e
vide che erano quelli di un maniaco. Si spaventò e scappò.