lunedì 15 ottobre 2012

Saviano: il nord non chiuda gli occhi "La 'ndrangheta è un'emergenza"


Lo scrittore torna a "Che Tempo che fa" di Fabio Fazio dopo il caso-Zambetti. L'analisi sullo scambio politico-mafioso e sulle alleanze tra clan ed economia legale. "In Lombardia non c'è una percezione comune tra i cittadini della presenza delle organizzazioni criminali. Quindi è importante fa conoscere queste storie. Per cambiare l'Italia"
ROMA - La Lombardia e i suoi scandali. E Roberto Saviano è tornato a parlare in diretta da Fabio Fazio. L'autore di Gomorra a "Che Tempo che fa" riprende la sua analisi sullo scambio politico-mafioso e sulle alleanze tra clan ed economia legale. E il filo del discorso comincia da Domenico Zambetti 1della Giunta Formigoni, l'ex-assessore alla Casa arrestato nell'ambito di un'indagine sui voti comprati dalla 'ndrangheta. Saviano inizia da lì, da un nome, per spiegare i meccanismi sui quali si muove la giostra della mafia. Soldi, fondi pubblici, campagne elettorali. "Per capire come si muove la politica della Lombardia si deve partire da storie, da nomi. Come quello di Eugenio Costantino, un broker, un commerciante. Entrato nella cosca senza battesimo. Cosa rara. Senza avere parenti criminali di cui andar fiero ed essere accettato". Roberto Saviano si muove sul palco di Rai3 con una familiarità che non ha più ombre: conosce la macchina del fango e non la teme. Parla, ha spalle scoperte e si muove con i fogli in mano, mentre la telecamera lo segue. Racconta le sue storie, e sono storie di tutti.

"In un Paese dove nessuno sembra pagare, se paghi per il potere che hai sei rispettato. Anche in Lombardia. Dove devi essere capace di sparare ma anche di fare un discorso politico. Costantino e Zambetti, la presentazione e l'entrata nell'organizzazione della 'ndragheta parte da lì, il nodo è quello". I voti delle lobby calabresi, 4mila, hanno un costo. "Un voto al sud costa 80 euro, in Lombardia 50. Uno sconto in cambio di favori", spiega Saviano. E snocciola nomi, cariche, compromessi. Dai, compri, ricevi, ridai. Servizi. Ma anche prove, rate e registrazioni. I mafiosi non rispettano Zambetti, spiega Saviano. Ma anche, il nord non percepisce le organizzazioni criminali. Eppure, dice "dal 91 a oggi 210 consigli comunali sono stati sciolti per mafia". E sono ovunque. Sono intorno a tutti. Vedete, ascoltate, dice leggendone i nomi velocemente.

Il suo racconto va in fondo, è pieno di quei particolari a cui ci ha abituato. Saviano snocciola i nomi dei comuni impestati dalla mafia. Perché il suo è un appello: i rapporti mafia-politica "vanno monitorati. Il governo deve fare presto ad affrontare la questione come emergenza nazionale e non come un problema tra i tanti". Non solo i politici, ma tutti. Per Saviano "più cominciamo a sapere e conoscere le storie che ci circondano, più sarà possibile costruire un Italia diversa".

E su questo tema, ha risposto oggi il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, "il governo sta lavorando molto", così come sulla necessità di considerare i rapporti mafia-politica alla stregua di un'emergenza nazionale. "Noi stiamo molto attenti", ha ribadito oggi da Sorrento il ministro.

La battaglia di Saviano tocca tutto. Il ddl anticorruzione che "così com'è impostato, non va bene 2, non basta. Il provvedimento deve essere rafforzato sul falso in bilancio, sul voto di scambio, sulla concussione e in altre sue parti fondamentali", ha detto a Repubblica lo scrittore. "Quella legge - ha spiegato -, sulla cui necessità si sono espressi oltre 300mila cittadini, va approvata con urgenza, ma senza scendere a compromessi". E se la sua richiesta al ministro della Giustizia Paola Severino è che "si faccia garante perché non si sia ostaggio di questa politica", quella che Saviano continua a fare agli altri, ai cittadini, è di ascoltare le storie intorno, a tutti.
 
(15 ottobre 2012)

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