La filosofia
italiana alla scoperta dell’etica ambientale
di Piergiacomo Pagano, filosofo ambientale e
biologo Enea*
Dagli anni ’70 del secolo scorso
molti studiosi italiani hanno riconosciuto l’importanza dell’etica e della
filosofia ambientale. Il fatto che negli ultimi 10 anni siano stati pubblicati
molti lavori, siano nati alcuni siti web, siano apparsi giornali e corsi
dimostra come gli esperti italiani vogliano partecipare al dibattito. Tuttavia
alcune difficoltà hanno lasciato l’Italia distante dal contesto internazionale.
Cercherò di individuarne le ragioni.
Innanzitutto
dobbiamo rilevare che in Italia la filosofia e l’etica ambientale non hanno un
pubblico così ampio. Su queste discipline sono stati tradotti in italiano solo
pochi libri stranieri e solo un paio sono stati pubblicati da grossi editori.
Al contrario molti editori di dimensioni medio-piccole si sono dimostrati più
sensibili. Alcuni hanno pubblicato libri stranieri, pochi in verità, molti
altri hanno dato spazio ad autori italiani. Se andiamo su internet e navighiamo
in un negozio di libri italiano troviamo che oltre 70 volumi rispondono alla parola
chiave “etica ambientale” mentre 16 vengono selezionati da “filosofia
ambientale”. Se ampliamo lo sguardo, tra le parole chiavi più rappresentate
troviamo “ambiente” con oltre 2000 volumi, “ecologia” con oltre 600,
“ambientalismo” con oltre 300. Numeri decisamente più ridotti per “economia
ambientale”, “etica cristiana”, “sviluppo sostenibile”, “animalismo”. Infine
qualche libro viene selezionato utilizzando termini meno noti quali “ecoetica”,
“decrescita felice”, “antropocentrismo”. Guardando nello specifico delle nostre
discipline dobbiamo sottolineare la recente uscita (fine 2012) di due
importanti volumi collettivi: “La persona nelle filosofie dell’ambiente” a cura
di Alessandro Poli e “Etiche dell’ambiente: voci e prospettive” a cura di M.
Andreozzi. La giovane età dei due editor e il
numero degli autori partecipanti (studiosi noti e meno noti) mostrano, ancora
una volta, il desiderio italiano di essere attivi.
A
questo punto è lecito chiedersi come mai, nonostante questo dinamismo, l’Italia
rimanga ancora troppo “isolata” dal resto del mondo. Credo si possano dare
alcune spiegazioni. Innanzitutto molti autori italiani hanno difficoltà nello
scrivere in un inglese grammaticalmente corretto. Per molti di noi leggere o
tradurre un testo dall’inglese non è un problema, ma per pubblicare in questa
lingua abbiamo bisogno di un traduttore specializzato e di una cifra
consistente da impegnare, soprattutto se vogliamo far tradurre un intero
volume. In questi casi avremmo bisogno di una organizzazione che ci supporti. E
qui nasce il principale problema. In Italia la filosofia e l’etica ambientale
sono poco considerate. Questo avviene non solo in campo scientifico, ma anche in
quello umanistico. Pensate che all’inizio dei miei sforzi mirati a divulgare la
filosofia ambientale (grazie al sito www.filosofia-ambientale.it che
fondai nel gennaio 2001) alcuni studenti da me indirizzati verso le università
scoprirono amaramente che molti professori non conoscono o snobbano le nostre
discipline.
Nonostante si percepisca un certo
cambiamento questa situazione persiste. Attualmente si trovano degli
insegnamenti dedicati in alcune università italiane, ma purtroppo si tratta di
contesti episodici disseminati in diverse facoltà e/o dipartimenti quali
filosofia, letteratura, scienze biomediche, giurisprudenza, agraria ecc..
Infine molti studiosi di filosofia e/o etica ambientale non sono veri e propri
teorici. Per la maggior parte si tratta di cultori della disciplina che la
insegnano, che propongono idee personali magari elaborando il pensiero di
filosofi del passato o che fanno proprie alcune scuole di pensiero quali
l’ecologia profonda. Alcuni sono ambientalisti che criticano l’antropocentrismo
guardando all’atteggiamento “ecologico” dei popoli antichi, altri sono
animalisti, altri ancora sono seguaci delle filosofie orientali. Molte studiose
sono impegnate nell’importante argomento delle pari opportunità o, meglio, in
una riflessione del ruolo delle donne nel dibattito ambientale anche in
un’ottica ecofemminista.
Finora,
per quanto mi è dato sapere, nessun italiano ha avanzato una teoria analitica
originale di filosofia ambientale. Sotto questo aspetto posso considerarmi una
eccezione avendo proposto una mia personale teoria che ho chiamato
“eco-evo-centrismo” e che sta alla base del mio ambientalismo e della mia
politica propositiva. Chi volesse approfondire può leggere i capitoli intitolati
“Evoluzione, filosofie ambientali e politica propositiva” e “Ambientalismo
propositivo” inseriti nei due volumi collettivi che ho citato poco sopra e nei
due miei ultimi libri: “La politica propositiva: il governo nella
globalizzazione e nel multiculturalismo”, Limina Mentis, 2012 e nell’appendice
di “La storia del pensiero biologico evolutivo. Con riflessioni di filosofia
ambientale”, ENEA, 2013 (quest’ultimo libro è scaricabile gratuitamente alla
pagina: www.enea.it/it/produzione-scientifica/edizioni-enea/2013/storia-del-pensiero-biologico-evolutivo).
In
Italia molte persone, istituzioni e organizzazioni discutono di etica
ambientale anche se spesso la affrontano all’interno di tematiche più ampie
quali la bioetica, l’educazione o i sistemi di gestione ambientale. Tra le
istituzioni più importanti e affermate troviamo l’Istituto Italiano di
Bioetica (www.istitutobioetica.org) che ha una sezione dedicata alla “bioetica
ambientale” e che, secondo la loro visione, comprende l’etica biomedica così
come la bioetica animalista e la bioetica ambientale. Legata alla Chiesa
Cattolica troviamo la Fondazione Lanza (www.fondazionelanza.it) che, allo scopo di entrare nel
delicato dibattito tra fede e cultura, ha una sezione intitolata Etica e
Politiche Ambientali. Infine esistono dei “Centri di Etica Ambientale” per ora
dislocati nel nord Italia. Il primo, fondato alla fine del 2007 a Parma (www.centroeticambientale.org), riunisce la diocesi, la Fondazione Lanza, il Comune, la
Provincia e alcune società di servizi ambientali pubblici e privati allo scopo
di definire linee guida di etica applicata da applicare al territorio.
A
conclusione di questa breve relazione mi sento di affermare che l’Italia è
dinamica nel discutere dei problemi ambientali e dei temi filosofici a essi
connessi. Tuttavia ritengo sia ancora troppo distante dal contesto
internazionale e troppo frammentata. L’Unione Europea può essere la giusta
occasione per superare questi ostacoli organizzandoci e inserendoci in un
contesto operativo di Paesi Europei. Qualche azione è stata già intrapresa.
Proprio in questi mesi in Italia è nata una rivista a carattere internazionale
che ha nome “Relation. Beyond Anthropocentrism” (www.ledonline.it/index.php/Relations/) e il cui primo numero può essere scaricato
gratuitamente dal web. Inoltre nel 2011 è stato fondato il Network Europeo per
l’Etica Ambientale (ENEE, http://eegroup.pbworks.com)
che però rimane ancora troppo ristretto e con scarsità di fondi. Su
quest’ultimo punto vanno intensificati i nostri sforzi. Dobbiamo trovare
finanziamenti. Forse una buona opportunità saranno i fondi europei erogati
nella sezione per “affrontare le sfide della società” (“Tackling Societal
Challenges”) del programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione
“Horizon 2020”. I bandi devono ancora uscire. Speriamo che i nostri governanti
vogliano investire nelle nostre discipline perché i problemi ambientali
(cambiamento del clima, sovrappopolazione, diminuzione della biodiversità ecc.)
sono al primo posto nelle preoccupazioni per il futuro nostro e di coloro che
verranno.
* Autore de “La politica
propositiva: il governo nella globalizzazione e nel multiculturalismo”, Limina
Mentis, 2012 e de “La storia del pensiero biologico evolutivo. Con
riflessioni di filosofia ambientale”, ENEA, 2013
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