domenica 25 ottobre 2015

La filosofia italiana alla scoperta dell’etica ambientale


La filosofia italiana alla scoperta dell’etica ambientale

 
di Piergiacomo Pagano, filosofo ambientale e biologo Enea

 

Dagli anni ’70 del secolo scorso molti studiosi italiani hanno riconosciuto l’importanza dell’etica e della filosofia ambientale. Il fatto che negli ultimi 10 anni siano stati pubblicati molti lavori, siano nati alcuni siti web, siano apparsi giornali e corsi dimostra come gli esperti italiani vogliano partecipare al dibattito. Tuttavia alcune difficoltà hanno lasciato l’Italia distante dal contesto internazionale. Cercherò di individuarne le ragioni.

Innanzitutto dobbiamo rilevare che in Italia la filosofia e l’etica ambientale non hanno un pubblico così ampio. Su queste discipline sono stati tradotti in italiano solo pochi libri stranieri e solo un paio sono stati pubblicati da grossi editori. Al contrario molti editori di dimensioni medio-piccole si sono dimostrati più sensibili. Alcuni hanno pubblicato libri stranieri, pochi in verità, molti altri hanno dato spazio ad autori italiani. Se andiamo su internet e navighiamo in un negozio di libri italiano troviamo che oltre 70 volumi rispondono alla parola chiave “etica ambientale” mentre 16 vengono selezionati da “filosofia ambientale”. Se ampliamo lo sguardo, tra le parole chiavi più rappresentate troviamo “ambiente” con oltre 2000 volumi, “ecologia” con oltre 600, “ambientalismo” con oltre 300. Numeri decisamente più ridotti per “economia ambientale”, “etica cristiana”, “sviluppo sostenibile”, “animalismo”. Infine qualche libro viene selezionato utilizzando termini meno noti quali “ecoetica”, “decrescita felice”, “antropocentrismo”. Guardando nello specifico delle nostre discipline dobbiamo sottolineare la recente uscita (fine 2012) di due importanti volumi collettivi: “La persona nelle filosofie dell’ambiente” a cura di Alessandro Poli e “Etiche dell’ambiente: voci e prospettive” a cura di M. Andreozzi. La giovane età dei due editor e il numero degli autori partecipanti (studiosi noti e meno noti) mostrano, ancora una volta, il desiderio italiano di essere attivi.

A questo punto è lecito chiedersi come mai, nonostante questo dinamismo, l’Italia rimanga ancora troppo “isolata” dal resto del mondo. Credo si possano dare alcune spiegazioni. Innanzitutto molti autori italiani hanno difficoltà nello scrivere in un inglese grammaticalmente corretto. Per molti di noi leggere o tradurre un testo dall’inglese non è un problema, ma per pubblicare in questa lingua abbiamo bisogno di un traduttore specializzato e di una cifra consistente da impegnare, soprattutto se vogliamo far tradurre un intero volume. In questi casi avremmo bisogno di una organizzazione che ci supporti. E qui nasce il principale problema. In Italia la filosofia e l’etica ambientale sono poco considerate. Questo avviene non solo in campo scientifico, ma anche in quello umanistico. Pensate che all’inizio dei miei sforzi mirati a divulgare la filosofia ambientale (grazie al sito www.filosofia-ambientale.it che fondai nel gennaio 2001) alcuni studenti da me indirizzati verso le università scoprirono amaramente che molti professori non conoscono o snobbano le nostre discipline.

Nonostante si percepisca un certo cambiamento questa situazione persiste. Attualmente si trovano degli insegnamenti dedicati in alcune università italiane, ma purtroppo si tratta di contesti episodici disseminati in diverse facoltà e/o dipartimenti quali filosofia, letteratura, scienze biomediche, giurisprudenza, agraria ecc.. Infine molti studiosi di filosofia e/o etica ambientale non sono veri e propri teorici. Per la maggior parte si tratta di cultori della disciplina che la insegnano, che propongono idee personali magari elaborando il pensiero di filosofi del passato o che fanno proprie alcune scuole di pensiero quali l’ecologia profonda. Alcuni sono ambientalisti che criticano l’antropocentrismo guardando all’atteggiamento “ecologico” dei popoli antichi, altri sono animalisti, altri ancora sono seguaci delle filosofie orientali. Molte studiose sono impegnate nell’importante argomento delle pari opportunità o, meglio, in una riflessione del ruolo delle donne nel dibattito ambientale anche in un’ottica ecofemminista.

Finora, per quanto mi è dato sapere, nessun italiano ha avanzato una teoria analitica originale di filosofia ambientale. Sotto questo aspetto posso considerarmi una eccezione avendo proposto una mia personale teoria che ho chiamato “eco-evo-centrismo” e che sta alla base del mio ambientalismo e della mia politica propositiva. Chi volesse approfondire può leggere i capitoli intitolati “Evoluzione, filosofie ambientali e politica propositiva” e “Ambientalismo propositivo” inseriti nei due volumi collettivi che ho citato poco sopra e nei due miei ultimi libri: “La politica propositiva: il governo nella globalizzazione e nel multiculturalismo”, Limina Mentis, 2012 e nell’appendice di “La storia del pensiero biologico evolutivo. Con riflessioni di filosofia ambientale”, ENEA, 2013 (quest’ultimo libro è scaricabile gratuitamente alla pagina: www.enea.it/it/produzione-scientifica/edizioni-enea/2013/storia-del-pensiero-biologico-evolutivo).

In Italia molte persone, istituzioni e organizzazioni discutono di etica ambientale anche se spesso la affrontano all’interno di tematiche più ampie quali la bioetica, l’educazione o i sistemi di gestione ambientale. Tra le istituzioni più importanti e affermate troviamo l’Istituto Italiano di Bioetica (www.istitutobioetica.org)  che ha una sezione dedicata alla “bioetica ambientale” e che, secondo la loro visione, comprende l’etica biomedica così come la bioetica animalista e la bioetica ambientale. Legata alla Chiesa Cattolica troviamo la Fondazione Lanza (www.fondazionelanza.it)  che, allo scopo di entrare nel delicato dibattito tra fede e cultura, ha una sezione intitolata Etica e Politiche Ambientali. Infine esistono dei “Centri di Etica Ambientale” per ora dislocati nel nord Italia. Il primo, fondato alla fine del 2007 a Parma (www.centroeticambientale.org), riunisce la diocesi, la Fondazione Lanza, il Comune, la Provincia e alcune società di servizi ambientali pubblici e privati allo scopo di definire linee guida di etica applicata da applicare al territorio.

A conclusione di questa breve relazione mi sento di affermare che l’Italia è dinamica nel discutere dei problemi ambientali e dei temi filosofici a essi connessi. Tuttavia ritengo sia ancora troppo distante dal contesto internazionale e troppo frammentata. L’Unione Europea può essere la giusta occasione per superare questi ostacoli organizzandoci e inserendoci in un contesto operativo di Paesi Europei. Qualche azione è stata già intrapresa. Proprio in questi mesi in Italia è nata una rivista a carattere internazionale che ha nome “Relation. Beyond Anthropocentrism”  (www.ledonline.it/index.php/Relations/) e il cui primo numero può essere scaricato gratuitamente dal web. Inoltre nel 2011 è stato fondato il Network Europeo per l’Etica Ambientale (ENEE, http://eegroup.pbworks.com) che però rimane ancora troppo ristretto e con scarsità di fondi. Su quest’ultimo punto vanno intensificati i nostri sforzi. Dobbiamo trovare finanziamenti. Forse una buona opportunità saranno i fondi europei erogati nella sezione per “affrontare le sfide della società” (“Tackling Societal Challenges”) del programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione “Horizon 2020”. I bandi devono ancora uscire. Speriamo che i nostri governanti vogliano investire nelle nostre discipline perché i problemi ambientali (cambiamento del clima, sovrappopolazione, diminuzione della biodiversità ecc.) sono al primo posto nelle preoccupazioni per il futuro nostro e di coloro che verranno.

* Autore de “La politica propositiva: il governo nella globalizzazione e nel multiculturalismo”, Limina Mentis, 2012 e  de “La storia del pensiero biologico evolutivo. Con riflessioni di filosofia ambientale”, ENEA, 2013

 

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