Storia della Sicilia ( piccoli tasselli) a cura della redazione Secem
Sicilia libera! Al sorgere del fascismo la classe agraria siciliana si spacca. L'ala «democratica» di Finocchiaro Aprile come alternativa provò a cavalcare la tigre della protesta sicilianista.


Nel 1898 vinse il concorso in Polizia, dove iniziò una carriera brillante. Dal 1904 al 1914 fu commissario di polizia a Castelvetrano, in provincia di Trapani, nel 1916 a Palermo e dal maggio 1924 all’autunno 1925 prefetto di Trapani. In quegli anni, quindi, Mori ebbe modo di conoscere bene sia la mafia che il brigantaggio e la differenza notevole che esisteva tra i due fenomeni.
La decisione di Mussolini di mandarlo a Palermo con pieni poteri provocò il passaggio all’opposizione di Vittorio Emanuele Orlando e dei suoi "amici". Nella sua nuova avventura siciliana, iniziata nell’ottobre 1925, Cesare Mori mise a frutto le sue precedenti esperienze, iniziando l’attacco al brigantaggio con l’assedio di Ganci, roccaforte di pericolose e feroci bande armate, che in poche settimane riuscì ad assicurare alla giustizia. Poi attaccò con decisione la mafia, procedendo alle famose "retate", sulla base di "schede" monografiche - messe a punto dalle prefetture - sui vari comuni ad alta densità mafiosa della Sicilia occidentale. L’obiettivo dichiarato fu quello di dare attuazione alla famosa «Ordinanza per ristabilire la sicurezza pubblica nelle campagne», da lui emanata il 5 gennaio 1925. L’ordinanza, scrive ancora Marino, "imponeva ai proprietari terrieri di licenziare tutti i guardiani e i collaboratori, i campieri, i sovrastanti e i curatoli che risultassero in qualche modo compromessi con la legge e di non nominarne altri in futuro senza l’autorizzazione degli organi di polizia; intimava di rifiutare il pagamento di taglie o di tributi in genere richiesti dalla mafia e di ricorrere per la tutela della sicurezza propria e dei propri averi soltanto agli organi statali di difesa sociale; imponeva a tutti una costante reperibilità, prevedendo l’arresto per chiunque fosse stato sorpreso in atteggiamento sospetto fuori dai luoghi abitati del proprio Comune o anche nell’abitato se di notte".
Per Mori cominciò una stagione di trionfi e la sua fama varcò subito i confini nazionali, anche perché imparò a curare molto bene la sua immagine e a tenere stretti rapporti con la stampa.
Ergo MUSSOLINI «LICENZIA» MORI CON UN TELEGRAMMA
(Il fascismo non tollera altri poteri)
Redazione Secem
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