Siamo fuori dal tunnel?
Questa è la domanda che credo prema di più a tutti: ce la si fa oppure, come dicono alcuni, a settembre salta tutto?
Io fino a ieri temevo il peggio.
Ma questa cosa della REVISIONE DELLA SPESA (che da provincialotti tutti chiamano spending review) ci dà una possibilità.
E dobbiamo ringraziare che Monti ha convinto la Merkel, sennò era fregato. Invece la vittoria a livello europeo gli ha dato potere. Ed è riuscito a fare questa manovra. Che attenzione è solo la prima… Ce ne vorranno almeno 4 per tagliare una quarantina di miliardi di spreco annuale.
Se si recuperano 20 miliardi di evasione fiscale, 2 o 3 dalla mafia, e si fa la riforma della burocrazia e della giustizia siamo salvi.
Non sto inneggiando a Monti, non avrei mai fatto quel che ha fatto lui. Ma credo che oggi sia necessario fare esercizio di realismo: io non sarò mai Presidente del Consiglio e al momento nessun altro sensato progressista potrebbe esserlo.
Monti è l’unico che è lì e può farcela o no.
Ed è importante capire che anche se volesse non potrebbe fare le cose GIUSTE, è costretto a limitarsi a quel che funziona.
Sento proporre da molti compagni una serie di azioni essenziali che si potrebbero fare. Ad esempio una patrimoniale, la Tobin Tax, raddoppiare le tasse a chi tiene le case sfitte, distribuire un salario minimo ai disoccupati. Ma io non credo che Monti possa fare queste cose giustissime.
Non adesso almeno. Adesso deve riuscire a evitare che a settembre ci si ritrovi come a novembre, con la prospettiva di chiudere gli ospedali e mandare a casa i poliziotti perché non ci sono più soldi. Perché quando parliamo di bancarotta, di uscita dall’euro eccetera si sta parlando di questo: il crollo dello Stato e 5 milioni di dipendenti pubblici senza stipendio. Con il corollario delle piazze messe a ferro e fuoco dalla gente coi forconi e decine di migliaia di persone che si trovano a dormire per strada.
Cosa può fare?
La Svezia ha affrontato all’inizio degli anni ’90 la ristrutturazione della struttura funzionale dello Stato, una rivoluzione che ha cambiato il volto del Paese, semplificato la burocrazia, elevato la qualità dei servizi, tagliato gli sprechi. Quello che dovremmo realizzare in Italia.
Ma ci hanno messo 10 anni. Noi abbiamo un’emergenza che si misura in settimane. Non possiamo reggere molto pagando il 6% di interessi sul debito pubblico con una diminuzione del PIL che minaccia di superare il 2% (diminuzione di biglietti del cinema e vacanze del 50%, diminuzione del traffico urbano a Roma del 30%).
La buona notizia è che corruzione, inefficienza, sprechi, burocrazia folle, lentezza dei processi, evasione fiscale e mafia si pappano ogni anno 500 miliardi di euro.
Per rimettere le cose a posto e iniziare a diminuire il debito, servirebbe tagliare in modo stabile 120 miliardi di euro all’anno (calcolo spannometrico, i puristi mi perdoneranno) e mantenere questo ridimensionamento della spesa.
Gli economisti calcolano che sia indispensabile ridurre il debito di poco meno di 50 miliardi di euro all’anno. 70 miliardi ci servono per rimettere a posto l’Italia (e tagliare un minimo le tasse ai ceti popolari).
Ma è chiaro che 120 miliardi di euro di tagli il primo anno sono impensabili. La linea di confine tra il tracollo e la rinascita sta in qualche punto tra la trentina di miliardi già tagliati o provenienti dagli altri provvedimenti di Monti (Imu, eccetera).
Raggiungere un’ottantina di miliardi non sarà facile ma può succedere. E un minimo di semplificazione burocratica e efficienza dello Stato potrebbe liberare immense energie creative oggi soffocate da uno stato borbonico (lo dice ormai anche il presidente di Confindustria, lo dicono gli artigiani, lo dicono le piccole imprese, lo dice la sinistra, lo dice la destra e lo dice Monti).
E si potrebbe fare molto. Ad esempio, cancellare una valanga di miliardi (12) che si stanno spendendo per acquistare i cacciabombardieri (che pare siano pure una schifezza)…
E io credo addirittura che Monti sarebbe disposto a farlo. Il problema per una serie di tagli e riforme è che il potere in Italia è parcellizzato in una serie di micro massonerie, potentati locali, associazioni di categoria, di banda, di zona…
Monti alla fine sta facendo il funambolo della mediazione e del tira e molla (in modo, lasciatemelo dire, genialmente mollaccione, monotono e subdolo, l’unico modo che alla fine funziona per aggirare queste incrostazioni di potere).
Monti fa le cose sospinto dalla pressione.
E diciamolo: in questo momento la capacità di pressione della sinistra è zero. Si salva solo Grillo. Ma da solo non ha abbastanza forza, nonostante il meraviglioso successo.
Ad esempio, il Movimento pacifista sta mostrando una grande incapacità su questa storia dei caccia… Ma cavolo! Questa è un’occasione per inventarsi 1000 modi di far spettacolo in piazza!
Chiaro che Monti non riesce a tagliare i caccia: c’è scarsa pressione in quella direzione!!!
In realtà nessuno a sinistra, neppure Grillo, sta facendo le cose che la sinistra dovrebbe fare: c’è una crisi patocca, vogliamo darci da fare per arginare concretamente la sofferenza di milioni di famiglie?
Dei mezzi ho scritto fino alla nausea: fare come in Argentina, costruire un paracadute fatto di banche del tempo, consociazione degli acquisti, ecovillaggi, autocostruzione, risparmio energetico, condivisione di mezzi e risorse, risparmio etico, mercatini dell’usato, cooperative di riuso e riciclo, monete locali, ridistribuzione dei cibi in scadenza (ogni anno viene gettato cibo sufficiente per 40 milioni di persone).
In Italia esistono centinaia di esperienze notevolissime in questo campo ma su questo terreno si stanno muovendo solo i gruppi di base, le piccole cooperative, alcuni comuni (anche con sindaci PD) alcuni gruppi che si riconoscono in Grillo, parte degli Ecologisti e Civici, alcuni del Sel e anche alcuni di Idv. Ma tutte queste azioni, seppur encomiabili e grandiose, non sono coordinate a livello nazionale, non fanno gioco di squadra, e nessuna forza politica indica l’economia ribelle come un elemento essenziale della resistenza di massa alla crisi e alle logiche che l’hanno prodotta. Né si comprende che solo lo sviluppo della cooperazione e della condivisione può portare fuori veramente dalla crisi. Monti può solo tappare le falle più grosse. E' in ballo un cambiamento totale di modello di sviluppo. E pure pochi intellettuali e giornalisti di sinistra credono che l’economia etica sia il centro della nostra possibilità di cambiare il mondo.
Quindi la partita è molto aperta. Ti consiglio di giocare.
Riusa qualche cosa, scambia qualche cosa, regala qualche cosa.
PS.
Ad esempio usa http://www.reoose.com/, un’idea geniale: il baratto circolare o asincrono. Metti quel che vuoi barattare in un catalogo e ricevi in cambio un punteggio che ti permette di prendere quel che desideri dal catalogo delle offerte. Una specie di banca del tempo insomma… On line.
Usarlo è un atto politico?
Io credo che il mondo si inizia a cambiare tirando fuori dall’armadio un paio di blu jeans che ti stanno stretti e usandoli per far girare l’economia alternativa.
Con un paio di calzoni puoi cambiare il mondo perché il potere non ce l’ha Monti. Ce l’hanno le piccole azioni di 7 miliardi di persone.
Corollario: se smetti di comprare i prodotti delle Multinazionali del Dolore, poi esse falliscono?
Jacopo Fo
Io fino a ieri temevo il peggio.
Ma questa cosa della REVISIONE DELLA SPESA (che da provincialotti tutti chiamano spending review) ci dà una possibilità.
E dobbiamo ringraziare che Monti ha convinto la Merkel, sennò era fregato. Invece la vittoria a livello europeo gli ha dato potere. Ed è riuscito a fare questa manovra. Che attenzione è solo la prima… Ce ne vorranno almeno 4 per tagliare una quarantina di miliardi di spreco annuale.
Se si recuperano 20 miliardi di evasione fiscale, 2 o 3 dalla mafia, e si fa la riforma della burocrazia e della giustizia siamo salvi.
Non sto inneggiando a Monti, non avrei mai fatto quel che ha fatto lui. Ma credo che oggi sia necessario fare esercizio di realismo: io non sarò mai Presidente del Consiglio e al momento nessun altro sensato progressista potrebbe esserlo.
Monti è l’unico che è lì e può farcela o no.
Ed è importante capire che anche se volesse non potrebbe fare le cose GIUSTE, è costretto a limitarsi a quel che funziona.
Sento proporre da molti compagni una serie di azioni essenziali che si potrebbero fare. Ad esempio una patrimoniale, la Tobin Tax, raddoppiare le tasse a chi tiene le case sfitte, distribuire un salario minimo ai disoccupati. Ma io non credo che Monti possa fare queste cose giustissime.
Non adesso almeno. Adesso deve riuscire a evitare che a settembre ci si ritrovi come a novembre, con la prospettiva di chiudere gli ospedali e mandare a casa i poliziotti perché non ci sono più soldi. Perché quando parliamo di bancarotta, di uscita dall’euro eccetera si sta parlando di questo: il crollo dello Stato e 5 milioni di dipendenti pubblici senza stipendio. Con il corollario delle piazze messe a ferro e fuoco dalla gente coi forconi e decine di migliaia di persone che si trovano a dormire per strada.
Cosa può fare?
La Svezia ha affrontato all’inizio degli anni ’90 la ristrutturazione della struttura funzionale dello Stato, una rivoluzione che ha cambiato il volto del Paese, semplificato la burocrazia, elevato la qualità dei servizi, tagliato gli sprechi. Quello che dovremmo realizzare in Italia.
Ma ci hanno messo 10 anni. Noi abbiamo un’emergenza che si misura in settimane. Non possiamo reggere molto pagando il 6% di interessi sul debito pubblico con una diminuzione del PIL che minaccia di superare il 2% (diminuzione di biglietti del cinema e vacanze del 50%, diminuzione del traffico urbano a Roma del 30%).
La buona notizia è che corruzione, inefficienza, sprechi, burocrazia folle, lentezza dei processi, evasione fiscale e mafia si pappano ogni anno 500 miliardi di euro.
Per rimettere le cose a posto e iniziare a diminuire il debito, servirebbe tagliare in modo stabile 120 miliardi di euro all’anno (calcolo spannometrico, i puristi mi perdoneranno) e mantenere questo ridimensionamento della spesa.
Gli economisti calcolano che sia indispensabile ridurre il debito di poco meno di 50 miliardi di euro all’anno. 70 miliardi ci servono per rimettere a posto l’Italia (e tagliare un minimo le tasse ai ceti popolari).
Ma è chiaro che 120 miliardi di euro di tagli il primo anno sono impensabili. La linea di confine tra il tracollo e la rinascita sta in qualche punto tra la trentina di miliardi già tagliati o provenienti dagli altri provvedimenti di Monti (Imu, eccetera).
Raggiungere un’ottantina di miliardi non sarà facile ma può succedere. E un minimo di semplificazione burocratica e efficienza dello Stato potrebbe liberare immense energie creative oggi soffocate da uno stato borbonico (lo dice ormai anche il presidente di Confindustria, lo dicono gli artigiani, lo dicono le piccole imprese, lo dice la sinistra, lo dice la destra e lo dice Monti).
E si potrebbe fare molto. Ad esempio, cancellare una valanga di miliardi (12) che si stanno spendendo per acquistare i cacciabombardieri (che pare siano pure una schifezza)…
E io credo addirittura che Monti sarebbe disposto a farlo. Il problema per una serie di tagli e riforme è che il potere in Italia è parcellizzato in una serie di micro massonerie, potentati locali, associazioni di categoria, di banda, di zona…
Monti alla fine sta facendo il funambolo della mediazione e del tira e molla (in modo, lasciatemelo dire, genialmente mollaccione, monotono e subdolo, l’unico modo che alla fine funziona per aggirare queste incrostazioni di potere).
Monti fa le cose sospinto dalla pressione.
E diciamolo: in questo momento la capacità di pressione della sinistra è zero. Si salva solo Grillo. Ma da solo non ha abbastanza forza, nonostante il meraviglioso successo.
Ad esempio, il Movimento pacifista sta mostrando una grande incapacità su questa storia dei caccia… Ma cavolo! Questa è un’occasione per inventarsi 1000 modi di far spettacolo in piazza!
Chiaro che Monti non riesce a tagliare i caccia: c’è scarsa pressione in quella direzione!!!
In realtà nessuno a sinistra, neppure Grillo, sta facendo le cose che la sinistra dovrebbe fare: c’è una crisi patocca, vogliamo darci da fare per arginare concretamente la sofferenza di milioni di famiglie?
Dei mezzi ho scritto fino alla nausea: fare come in Argentina, costruire un paracadute fatto di banche del tempo, consociazione degli acquisti, ecovillaggi, autocostruzione, risparmio energetico, condivisione di mezzi e risorse, risparmio etico, mercatini dell’usato, cooperative di riuso e riciclo, monete locali, ridistribuzione dei cibi in scadenza (ogni anno viene gettato cibo sufficiente per 40 milioni di persone).
In Italia esistono centinaia di esperienze notevolissime in questo campo ma su questo terreno si stanno muovendo solo i gruppi di base, le piccole cooperative, alcuni comuni (anche con sindaci PD) alcuni gruppi che si riconoscono in Grillo, parte degli Ecologisti e Civici, alcuni del Sel e anche alcuni di Idv. Ma tutte queste azioni, seppur encomiabili e grandiose, non sono coordinate a livello nazionale, non fanno gioco di squadra, e nessuna forza politica indica l’economia ribelle come un elemento essenziale della resistenza di massa alla crisi e alle logiche che l’hanno prodotta. Né si comprende che solo lo sviluppo della cooperazione e della condivisione può portare fuori veramente dalla crisi. Monti può solo tappare le falle più grosse. E' in ballo un cambiamento totale di modello di sviluppo. E pure pochi intellettuali e giornalisti di sinistra credono che l’economia etica sia il centro della nostra possibilità di cambiare il mondo.
Quindi la partita è molto aperta. Ti consiglio di giocare.
Riusa qualche cosa, scambia qualche cosa, regala qualche cosa.
PS.
Ad esempio usa http://www.reoose.com/, un’idea geniale: il baratto circolare o asincrono. Metti quel che vuoi barattare in un catalogo e ricevi in cambio un punteggio che ti permette di prendere quel che desideri dal catalogo delle offerte. Una specie di banca del tempo insomma… On line.
Usarlo è un atto politico?
Io credo che il mondo si inizia a cambiare tirando fuori dall’armadio un paio di blu jeans che ti stanno stretti e usandoli per far girare l’economia alternativa.
Con un paio di calzoni puoi cambiare il mondo perché il potere non ce l’ha Monti. Ce l’hanno le piccole azioni di 7 miliardi di persone.
Corollario: se smetti di comprare i prodotti delle Multinazionali del Dolore, poi esse falliscono?
Jacopo Fo
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