lunedì 13 febbraio 2012

il fotografo dell'anima


Iniziamo con questo capitolo un romanzo di Ugo Arioti su un tema molto delicato che è il confronto con se stessi e indica, in buona sostanza, la qualità dell'essere e del suo"motore" che è l'anima. Ma l'anima è una parte dell'essere o è proprio l'essere che la contempla nel suo sviluppo....? Tante domande che si traducono in fine nella ricerca continua e costante delle nostre origini e del perchè esistiamo e dove andiamo!?


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Roma,  Pasqua 2005



Il cielo di Roma è un pascolo di nuvole che lasciano penetrare la luce del sole a fasci, come l’occhio di Dio che campeggia sopra l’altare delle chiese barocche illuminando con i suoi raggi dorati i fedeli.
La gente comincia a spostarsi per le vie della città eterna e nelle case comincia il rito del risveglio domenicale: colazione italiana!
In uno studio fotografico di Via del Corso il mattino che cresce vede svolgersi e avvilupparsi i pensieri di Pietro Mignosi, stimato artista della fotografia, che vive in un appartamento comunicante con il laboratorio congiuntamente al suo amante e aiuto di studio, l’insostituibile maestro degli effetti e dell’editing: Silvano Mammina.
Mignosi, metà siciliano, di lontane origini albanesi per via di padre, e metà polacco per parte della sua bellissima e soffocante mamma, fotoreporter famoso e facoltoso, rincorre un sogno che non gli da mai tregua: catturare il luogo dove l’anima che da vita a tutto si manifesta e si fa paesaggio.
Non è il cielo per lui.
Almeno non è solo il cielo e le nuvole.
Il cielo è una cortina colorata che avvolge, ma non è il solo luogo deputato. No. Pietro pensa che ci sia un luogo di contatto, un territorio libero da convenzioni dove si preparano i movimenti dell’Universo un paesaggio dell’anima.
Nel suo studio in Via del Corso a Roma, stazione di partenza, aveva detto al suo compagno Silvano che doveva tornare sui suoi passi e ritrovare l’origine.
- Mi spieghi perché vuoi andare a perdere tempo con zanzare e fango in mezzo al nulla?- gli chiese con acrimonia l’amante, amico e alter ego nello studio Mignosi.
- Non mi fanno paura le zanzare e poi fotografare un paesaggio significa catturare con uno scatto la meraviglia della natura che ci circonda. Anche fosse solo questo è già un bel risultato, ma non è qua che io voglio arrivare. Voglio spingermi più in là della soglia visibile!-
- Ma finiscila, la soglia visibile?!? Ti stai contorcendo dentro te stesso!-
- Ci sono diversi tipi di atteggiamento, meglio dire di intelligenza. Ci si può approcciare al problema con intelligenza. Vedi Salgado … le sue foto e i suoi libri. Oppure …-
- Quindi ci sono diversi approcci? So dove vuoi arrivare, vecchia bagascia … -
- Silvano! Non essere stupido.-
- E lo stupido Silvano che fa? Sentiamo grand’Uomo. –
- Ah. Se proprio ci tieni ti servo subito. Lo stupido  non sbaglia nel comportamento. Sbaglia nel ragionamento.  È quello che dice che tutti i cani sono animali domestici e tutti i cani abbaiano, ma anche i gatti sono animali domestici e allora che fanno? Abbaiano? Oppure che tutti gli abitanti di Roma sono romani … Vedi che grande scoperta! –
- E’ vero. No? Gli abitanti di Roma sono romani?!-
- Sì, ma non tutti …. Lo stupido può anche dire una cosa giusta, ma per ragioni errate! È  quello che fa il lavoro tecnico meglio degli altri perché applica sempre le stesse perfette regole senza deviare dal solco segnato … Come te lo devo dire?-
- Vaffanculo Pietro sei sempre lo stesso. Tu sei l’artista e gli altri sono minus quam merda. Mi stai facendo incazzare. Stronza. Io sono stupida perché faccio il mio lavoro onestamente e correttamente e questo quando sei dietro l’obbiettivo non va, ma quando vedi il prodotto finito e stampato poi mi chiedi perdono e mi dici che sono eccezionale e … -
- Ma lo sei, eccezionale e unica, lo sei. Silvano ti ho detto quello che penso del Mondo, pazza, non di te. Altrimenti noi non staremmo insieme e io non ti vorrei al mio fianco per creare immagini tratte dai sogni. Quello a cui mi riferivo è … No ma che cazzo sto spiegando?-
- No cara adesso vai avanti. Forza spiega a una povera scema cosa volevi dire.-
- Smettila Silvà … -
- Niente affatto. Concludi il tuo pensiero.-
- Va bene, volevo sostenere che l’uomo che cerca, deve avere un atteggiamento scientifico, ma deve conservare il suo pensiero umanistico … Ricordi quando l’altra sera parlavamo di Galileo e ti ho letto quel suo pensiero? –
- Si! E allora?-
- Galileo che dice, parlando dei suoi studi, che non li fa cercando la gloria facile e il consenso degli intellettuali o del popolo ignorante, no, ma perché quella è la sua strada e la sua ricerca. È questo il senso della sua vita!-
- Sei scaltra buttanella! Hai fatto tutto questo giro di parole per arrivare al punto! Tu segui la tua strada e gli altri se vogliono la seguono se no che vadano a … -
- Esagerato, ma sostanzialmente giusto!-
- Stronza!-
- Bagascia!-
Finale della giostra sul divano davanti al camino acceso con un Margarita per Pietro e un Daikiri per Silvano. Mano nella mano. Silvano si calmava e ricominciava a ridere. A Pietro piaceva da morire!
La musica inondava il soggiorno. Pollini suonava Chopin. Silvano guardò negli occhi Pietro.
- Infondo, si possono dire cose sbagliate, basta che i ragionamenti siano giusti, no?- disse Silvano, tenendo la sinistra sul cuore, come fosse un giuramento.
- Sicuro! Altrimenti perché faticare tanto per diventare animali ragionevoli?-
- Razionali!?-
- No Silvà, Ragionevoli!-
La quiete raggiunta tenne fino a quando Pietro tirò fuori dalla manica l’asso che Silvano aveva già intravisto: Doveva andare in Sicilia, sulle orme del padre, per ritrovare nella terra degli avi l’immagine dell’anima o il suo spettro. Sarebbe partito, come sempre, da solo per Contessa Entellina un luogo sospeso tra due interpretazioni di Dio che sono lo stesso Signore del Cielo e della Terra!
- Che dici, oh Dio. No, no, no. Sei una pazza! Vuoi uscire fuori in campagna e passeggiando fotografare il Creatore?! Pazza, pazza. Comunque non hai dei mezzi speciali, scema. Hai solo una macchina fotografica e quello che inquadri e come lo inquadri non sarà mai qualcosa di più di un immagine del mondo che percepiamo e nel quale viviamo … una foto è solo una foto e  sappiamo tutti che non potrà mai essere fedele a quello che vedono tutti gli altri. ...Tu sei pazza, secondo me, vuoi prendere per il culo la gente! Sei una mostruosità della Natura, ecco cosa sei. Una megalomane sgualdrina a caccia d’autore... e ora cosa ti inventerai ancora per stare lontano da me?-
- Smettila, troia! Sei solo incazzata perché non ti porto con me!-
- Chi io?-
- Si tu!-
- Ma va! Io non mi perdo in queste tue fantasie oniriche! Chiaro?-
Una scenata normale, in queste circostanze, tra due amanti.
Pietro partiva sempre da solo, non ammetteva assistenti o tecnici a contorno della sua personale esplorazione del Mondo.
In genere la disputa terminava con uno schiaffo di Pietro a Silvano che andava a  buttarsi sul futon della camera da letto in preda a un pianto smodato e fanciullesco.
Pietro, aspettava una decina di minuti, poi andava a consolarlo e a spegnere le sue paure con baci e attenzioni.
Ma, quel giorno, il fotografo guardò l’amico con altri occhi, trasognati, senza rabbia o dispetto per la scenata.
Prese le mani di Silvano tra le sue e, guardandolo dritto per dritto, dentro gli occhi, smeraldini e spaventati, sorrise.
- Tutte le scuole di fotografia quando arrivano a descrivere l'atto di fotografare un paesaggio ci ricordano che una buona fotografia di paesaggio deve nascere  dall'emozione e dalla razionalità. Bisogna essere artisti, ascoltare l'intuito e trasferire nella foto le sensazioni che una scena ci suggerisce, altrimenti otterremo un'immagine piatta e senza brio e, nello stesso tempo, bisogna agire da attenti artigiani e attuare precise scelte sul tempo di scatto, sull'obiettivo e sull'esposizione. Tecnica, ci vuole tecnica e coraggio, come in ogni cosa che facciamo. Le foto migliori si ottengono quando le immagini colpiscono non solo visivamente, ma coinvolgono anche la mente e i ricordi degli altri. Insomma, l'immagine di un paesaggio deve emozionare sia il fotografo che l'osservatore. -
- E dove vai a cercarlo proprio lì questo paesaggio dell’anima … tua? Cazzo!-
- Torno a casa!-
- A casa?-
- A casa di mio padre!-
- Allora devi andare a Dublino! Se non sbaglio da quando si è separato da tua madre vive là!-
- No! In Sicilia. Vado a Contessa. È da quel posto così lontano da tutto che lui è partito…-
- Pazza! Sei un pazza! Sei …!-
- La città dei pazzi! Contessa. Può essere! Pazzia e libertà, se ci pensi, hanno la stessa radice ….-

Qualche giorno più tardi, dopo una breve telefonata al fratello di suo padre, che viveva ancora con tutta la sua famiglia in Sicilia, aveva preso un volo per Palermo Punta Raisi ( aeroporto Falcone e Borsellino).
In paese aveva avuto un accoglienza da Capo di Stato. Il sindaco, la banda e l’associazione pro loco che gli aveva consegnato una targa per la sua carriera e la sua arte che, ora, dava lustro a tutta la comunità arbish e cattolica. Un sabato e una domenica di festa. Poi, finalmente, la normalità armata di curiosità e di un pizzico di invidia e di sospetto, tipica di questi luoghi appesi all’ombelico della più profonda provincia della Sicilia, si era fatta strada mentre Pietro, dalla casa dello zio, preparava i suoi piani di esplorazione del Genius loci.

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