DIARIO ANTIMAFIA
Agosto 1985
Falcone e BORSELLINO vengono immediatamente trasferiti all’Asinara per concludere le memorie e predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi. Un mese con mogli e figli. E al ritorno al ritorno pagano di tasca loro il «soggiorno». Il racconto di BORSELLINO: «La notizia che la mafia progettava qualcosa contro di noi e dei nostri familiari giunse dalla squadra speciale di agenti carcerari che raccoglieva voci ed umori delle celle. Adesso questa squadra non esiste più. Ricordo che fummo presi, io, Giovanni, sua moglie Francesca, mia moglie e i miei tre figli. In 48 ore ci portarono all’Asinara: in aereo fino ad Alghero, poi a Porto Torres via terra ed infine nell’isola con la motovedetta degli agenti. Era difficile continuare a lavorare. I telefoni funzionavano male e non avevamo con noi le carte. Giovanni era riuscito a portarsi appresso la parte che riguardava l’omicidio Dalla Chiesa. Per me era più difficile perché, per quello che dovevo fare, avrei dovuto portare all’Asinara circa 800 volumi. Tra parentesi, tutta questa vicenda ha provocato una grave malattia a mia figlia, l’anoressia psicogena, e mi scese sotto i 30 chili. Siamo stati buttati all’Asinara a lavorare per un mese e alla fine ci hanno presentato il conto, ho ancora la ricevuta. Pagammo – noi e i familiari – diecimila lire al giorno per aver utilizzato la foresteria del carcere, sei stanzette, e in più pagammo i pasti. I magistrati fuori sede hanno diritto alla missione. Ma quella era una missione particolare. Avremmo dovuto chiedere il rimborso. Non lo facemmo, allora avevamo cose più importanti da fare».
NON
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Redazione
Secem
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