L’arma segreta
(da facebook Nieva Liegra ha condiviso la foto di CONTROINFORMAZIONE) La redazione condivide e pubblica
di Marco Travaglio
Comprensibilmente amareggiato
per l’inopinata esclusione sua e di Gianni Letta dalla nuova tornata di
senatori a vita, il Banano è rientrato a Roma dopo alcuni giorni di prove
generali di arresti domiciliari ad Arcore. E ha subito riunito il suo stato
maggiore – quello che l’avvocato Taormina chiama simpaticamente “massa di
fessi” – per studiare le prossime mosse. Intanto c’è da preparare il ricorso
alla Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo, annunciato l’altro giorno alla
giunta del Senato con una lettera a sua firma che citava i “sensi dell’art. 7
della legge 4/08/1955 N. 848”. Purtroppo, come ha scoperto Marco Bresolin su La
Stampa, la suddetta legge ha solo due articoli, dunque l’esistenza di un “art.
7” è altamente improbabile, anche nel diritto creativo seguito dagli onorevoli
avvocati e dai principi del foro che assistono il Cainano. Con quello che li
paga, potrebbero almeno evitargli certe figure barbine. E, già che ci sono,
potrebbero anche spiegargli che la Corte di Strasburgo non è un quarto grado di
giudizio, né il santuario di Lourdes con piscina di acqua miracolosa, dunque
non è in grado di ribaltare le sentenze definitive dei tribunali nazionali: al
massimo potrebbe risarcirlo per il danno inferto dai giudici ai suoi diritti
umani, ma è altamente improbabile che accada. Anche perché poi l’eventuale
danno dovrebbe rifonderlo lo Stato italiano: cioè la vittima delle colossali
frodi fiscali oggetto della sua condanna, che lui deve restituire. L’altra
mossa, ancor più geniale, sono i preparativi per la resistenza nella giunta del
Senato che dovrebbe dichiarare la sua decadenza da senatore. I pareri pro
veritate sono uno meglio dell’altro. Alcuni luminari prêt-à-porter sostengono
che la legge Severino sulla decadenza e l’incandidabilità dei parlamentari
condannati non si applica ai parlamentari condannati. Altrimenti è
incostituzionale. Dunque, per essere costituzionale, dovrebbe applicarsi ai
gatti randagi, alle zanzare tigre, ai pesci palla e ai ficus giganti, ovviamente
solo in caso di condanna. Altri, i giureconsulti più moderati, argomentano che
la legge si applica sì ai parlamentari condannati, ma soltanto se delinquono da
domani in poi, quindi se va bene saranno indagati fra un paio d’anni e
condannati in Cassazione intorno al 2025.
C’è poi una terza scuola di pensiero, fra i
giuristi arcoriani e grazioliani: la condanna non vale perché le motivazioni
della Cassazione sono state depositate “a orologeria”, con una “fretta
sospetta” (i giudici si erano dati un mese di tempo dopo la lettura del
dispositivo il 1° agosto, e le hanno depositate il giorno 29, con ben 24 ore di
anticipo). Oppure perché sono “motivazioni deludenti” (parola di Coppi, che in
teoria sarebbe pagato per far assolvere il cliente, non per esprimere delusione
dopo la condanna). Pare invece minoritaria la corrente giuridica sallustiana,
dal nome del direttore de il Giornale impegnato da un mese a dimostrare che il
giudice Antonio Esposito è un poco di buono perché gli sta antipatico B.,
dunque B. è innocente. Il fatto che anche gli altri quattro giudici – Franco,
D’I-sa, Aprile e De Marzo – abbiano firmato la sentenza ha un po’ indebolito la
linea Zio Tibia. Il quale però non si dà per vinto e ha subito sguinzagliato i
suoi segugi alle calcagna dei quattro malfattori, a caccia di scoop su vita
privata, calzini, mutande, hobby, letture, pasti, merende, cani, gatti,
pappagalli, cocorite e altri animali domestici. Dopo la decisiva testimonianza
di Franco Nero sulle cene di Esposito, si preparano i pareri pro veritate di
Maurizio Merli, Giuliano Gemma, Terence Hill e Bud Spencer. Ma l’ultima arma
segreta del Banano, a testimonianza della sua prodigiosa lucidità, è Marco
Pannella. Quando Craxi, inseguito da procure e tribunali di mezza Italia, gli
chiese un consiglio nel '93, il leader radicale suggerì astutamente di farsi
arrestare. Se non ha
cambiato idea, allora B. è in
buone mani. Meno male che c’è Violante, noto participio presente di ciò che fa
e dice
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