sabato 31 agosto 2013

L’arma segreta


L’arma segreta
(da facebook Nieva Liegra ha condiviso la foto di CONTROINFORMAZIONE) La redazione condivide e pubblica
 

di Marco Travaglio

Comprensibilmente amareggiato per l’inopinata esclusione sua e di Gianni Letta dalla nuova tornata di senatori a vita, il Banano è rientrato a Roma dopo alcuni giorni di prove generali di arresti domiciliari ad Arcore. E ha subito riunito il suo stato maggiore – quello che l’avvocato Taormina chiama simpaticamente “massa di fessi” – per studiare le prossime mosse. Intanto c’è da preparare il ricorso alla Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo, annunciato l’altro giorno alla giunta del Senato con una lettera a sua firma che citava i “sensi dell’art. 7 della legge 4/08/1955 N. 848”. Purtroppo, come ha scoperto Marco Bresolin su La Stampa, la suddetta legge ha solo due articoli, dunque l’esistenza di un “art. 7” è altamente improbabile, anche nel diritto creativo seguito dagli onorevoli avvocati e dai principi del foro che assistono il Cainano. Con quello che li paga, potrebbero almeno evitargli certe figure barbine. E, già che ci sono, potrebbero anche spiegargli che la Corte di Strasburgo non è un quarto grado di giudizio, né il santuario di Lourdes con piscina di acqua miracolosa, dunque non è in grado di ribaltare le sentenze definitive dei tribunali nazionali: al massimo potrebbe risarcirlo per il danno inferto dai giudici ai suoi diritti umani, ma è altamente improbabile che accada. Anche perché poi l’eventuale danno dovrebbe rifonderlo lo Stato italiano: cioè la vittima delle colossali frodi fiscali oggetto della sua condanna, che lui deve restituire. L’altra mossa, ancor più geniale, sono i preparativi per la resistenza nella giunta del Senato che dovrebbe dichiarare la sua decadenza da senatore. I pareri pro veritate sono uno meglio dell’altro. Alcuni luminari prêt-à-porter sostengono che la legge Severino sulla decadenza e l’incandidabilità dei parlamentari condannati non si applica ai parlamentari condannati. Altrimenti è incostituzionale. Dunque, per essere costituzionale, dovrebbe applicarsi ai gatti randagi, alle zanzare tigre, ai pesci palla e ai ficus giganti, ovviamente solo in caso di condanna. Altri, i giureconsulti più moderati, argomentano che la legge si applica sì ai parlamentari condannati, ma soltanto se delinquono da domani in poi, quindi se va bene saranno indagati fra un paio d’anni e condannati in Cassazione intorno al 2025.

 C’è poi una terza scuola di pensiero, fra i giuristi arcoriani e grazioliani: la condanna non vale perché le motivazioni della Cassazione sono state depositate “a orologeria”, con una “fretta sospetta” (i giudici si erano dati un mese di tempo dopo la lettura del dispositivo il 1° agosto, e le hanno depositate il giorno 29, con ben 24 ore di anticipo). Oppure perché sono “motivazioni deludenti” (parola di Coppi, che in teoria sarebbe pagato per far assolvere il cliente, non per esprimere delusione dopo la condanna). Pare invece minoritaria la corrente giuridica sallustiana, dal nome del direttore de il Giornale impegnato da un mese a dimostrare che il giudice Antonio Esposito è un poco di buono perché gli sta antipatico B., dunque B. è innocente. Il fatto che anche gli altri quattro giudici – Franco, D’I-sa, Aprile e De Marzo – abbiano firmato la sentenza ha un po’ indebolito la linea Zio Tibia. Il quale però non si dà per vinto e ha subito sguinzagliato i suoi segugi alle calcagna dei quattro malfattori, a caccia di scoop su vita privata, calzini, mutande, hobby, letture, pasti, merende, cani, gatti, pappagalli, cocorite e altri animali domestici. Dopo la decisiva testimonianza di Franco Nero sulle cene di Esposito, si preparano i pareri pro veritate di Maurizio Merli, Giuliano Gemma, Terence Hill e Bud Spencer. Ma l’ultima arma segreta del Banano, a testimonianza della sua prodigiosa lucidità, è Marco Pannella. Quando Craxi, inseguito da procure e tribunali di mezza Italia, gli chiese un consiglio nel '93, il leader radicale suggerì astutamente di farsi arrestare. Se non ha

cambiato idea, allora B. è in buone mani. Meno male che c’è Violante, noto participio presente di ciò che fa e dice

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