Politica, un termine abusato ma desueto per i suoi principi ispiratori e la sua funzione logica all'interno di una società democratica. In Sicilia siamo al buio totale sul termine che è diventato sinonimo di carrierismo e demagogia. Il politico non è più il mediatore tra le esigenze del popolo che lo ha eletto e quelle delle altre componenti sociali, ma un "capobanda" che pensa solo al suo interesse personale. Accade così che un Presidente della Regione venga eletto con una manciata di voti e che, spergiuro per vocazione, vada gridando ai quattro venti che è la bandiera della RIVOLUZIONE. Bandiera forse lo è, ma, dal suo esile bagaglio di voti appena sufficiente a metterlo nello scranno di Governatore e di sceriffo della Sicilia, grida troppo e agisce male e senza un PROGETTO COMPLESSIVO DI SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE. Da colpi alla macchina amministrativa ancora funzionante e mette scompiglio senza, per altro, cambiare lo status quo di ostaggio della burocrazia di palazzo. Ergo appare, grida, fa gossip, ma di POLITICA assolutamente 0. Rilascia interviste e lancia anatemi, blocca l'apparato amministrativo e lo smembra senza un progetto di ricostruzione funzionale a un qualche obiettivo chiaro e importante per il POPOLO SICILIANO. Grida a chi, sbagliando, gli ha dato questa opportunità di governo, che ora, capito bene il personaggio corre ai ripari, di volere solo poltrone, ma lui non fa altro da quando è Presidente che distribuire incarichi ai "SUOI AMICI" togliendoli, se è il caso, anche ai leggittimi incaricati. Insomma abbiamo gridato al peggio per il governo Lombardo, ma come dice il proverbio al PEGGIO NON C'E' MAI FINE. Speriamo solo che tutti i partiti ancora vivi e seri e il movimento 5 stelle capiscano che è ora di staccare la spina a Rosario, prima che faccia danni irreparabili per la Sicilia che non è messa bene e che rischia di perdere anche quel poco che faticosamente la gente operosa aveva costruito.
Redazione
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