Il senso negativo, la tristezza e le paranoie, del mio
essere, trapassando e vagliando tutte le stagioni trascorse e le lune passate,
imperversa nel mio cranio squassato da una sola domanda, che si esprime, in
maniera primitiva, con un solo :perché a me?
Cado
in catalessi. Entro in un sogno già aperto, non capisco. Infine, una voce. Il cancelliere
del tribunale di Palermo, lo riconosco dall’accento. È Alfredo, il mio
testimone di nozze. Era la mia preistoria. Viene verso di me, è lui.
-Pinuzzu,
vorrei raccontarti la storia di una donna che fruga dolorosamente nell’intimo
suo; ho idea che sia … anzi lo è, se vogliamo vederla così, altrimenti no, ma
potrebbe essere … un enigma. Comunque io credo che sia una vicenda vera, anche
se non ne sono proprio sicuro. Vedi è come se fosse passato troppo tempo e un
tempo di dolore, forse, tanto che ora non so più cosa raccontare se non quello
che ho raccattato qua e la nella mia memoria sconnessa e piena di ragionamenti
contorti e strani! Tu mi capisci? Pinuzzu mio, ero un leone e ora sono un
vitello o un gatto o un cane, non lo so più! Non so se sono carne o pesce, lupo
o pecora … mah? -
-Chi
te l’ha raccontata?- gli chiedo, senza staccare lo sguardo dalle sue mani, che
tracciano, in sinergia con le parole, grandi segni, come orbite di pianeti o di
comete o di corna passate o di chissà cosa.
-Attenti c’è qualcuno che ci ascolta?- ci avvisa, improvvisamente, la voce calda e
profonda di “Mariuzza mia” (ex mia!).
Le
pagine logorate di un diario, le frasi cancellate alla fine dai raggi della
luna che appaiono davanti a me, invece, mi raccontano di un'altra donna.
Mistero. Romanticismo, chissà? L’unica cosa che mi sembra reale è che ho … “vabbè”, ma che ve lo dico a fare?
Accadrà anche a voi, quando nel sogno immaginate una donna sensuale e
bellissima nuda …
Ma non era
una donna, no è un “ermafrodita” lacerato che intreccia una storia di
solitudine estrema, viaggi nello spirito e nei luoghi, distacco da sé e riconciliazione.
Stavo leggendo La creatura di sabbia di Ben Jelloun!
Quella che sta in un
universo di confine nel quale la parola, come la sabbia, si modifica
continuamente in base agli accadimenti e ai sussulti che attraversano il suo mondo
interiore. Una parola che è poesia, ma anche urlo di rabbia contro
l’emarginazione. Anche le forme sono in perenne mutamento: quelle fisiche della
protagonista, che a poco a poco si riappropria del sé; e quelle della vicenda,
che da oniriche diventano reali. L’urgenza del fatto si confonde con una fiaba
da Mille
e una notte, ed io mi ritrovo col mio … spirito affranto e il mio “amico”
in fiamme, sul gozzo di Caronte. Attraverso un velo scuro e vedo lei. Cerco di
afferrarla, mi sforzo. Mi sveglio. Sono tutto sudato. Che ore sono? Oh. Cazzo,
le due di notte!
Mi piace
RispondiElimina