venerdì 28 agosto 2015

Racconto della domenica - un sogno (Ugo Arioti)


Il senso negativo, la tristezza e le paranoie, del mio essere, trapassando e vagliando tutte le stagioni trascorse e le lune passate, imperversa nel mio cranio squassato da una sola domanda, che si esprime, in maniera primitiva, con un solo :perché a me?

Cado in catalessi. Entro in un sogno già aperto, non capisco. Infine, una voce. Il cancelliere del tribunale di Palermo, lo riconosco dall’accento. È Alfredo, il mio testimone di nozze. Era la mia preistoria. Viene verso di me, è lui.

-Pinuzzu, vorrei raccontarti la storia di una donna che fruga dolorosamente nell’intimo suo; ho idea che sia … anzi lo è, se vogliamo vederla così, altrimenti no, ma potrebbe essere … un enigma. Comunque io credo che sia una vicenda vera, anche se non ne sono proprio sicuro. Vedi è come se fosse passato troppo tempo e un tempo di dolore, forse, tanto che ora non so più cosa raccontare se non quello che ho raccattato qua e la nella mia memoria sconnessa e piena di ragionamenti contorti e strani! Tu mi capisci? Pinuzzu mio, ero un leone e ora sono un vitello o un gatto o un cane, non lo so più! Non so se sono carne o pesce, lupo o pecora … mah? -

-Chi te l’ha raccontata?- gli chiedo, senza staccare lo sguardo dalle sue mani, che tracciano, in sinergia con le parole, grandi segni, come orbite di pianeti o di comete o di corna passate o di chissà cosa.

 -Attenti c’è qualcuno che ci ascolta?-  ci avvisa, improvvisamente, la voce calda e profonda di “Mariuzza mia” (ex mia!).

Le pagine logorate di un diario, le frasi cancellate alla fine dai raggi della luna che appaiono davanti a me, invece, mi raccontano di un'altra donna. Mistero. Romanticismo, chissà? L’unica cosa che mi sembra reale è che ho … “vabbè”, ma che ve lo dico a fare? Accadrà anche a voi, quando nel sogno immaginate una donna sensuale e bellissima nuda …
Ma non era una donna, no è un “ermafrodita” lacerato che intreccia una storia di solitudine estrema, viaggi nello spirito e nei luoghi, distacco da sé e riconciliazione. Stavo leggendo La creatura di sabbia di Ben Jelloun! Quella che sta in un universo di confine nel quale la parola, come la sabbia, si modifica continuamente in base agli accadimenti e ai sussulti che attraversano il suo mondo interiore. Una parola che è poesia, ma anche urlo di rabbia contro l’emarginazione. Anche le forme sono in perenne mutamento: quelle fisiche della protagonista, che a poco a poco si riappropria del sé; e quelle della vicenda, che da oniriche diventano reali. L’urgenza del fatto si confonde con una fiaba da Mille e una notte, ed io mi ritrovo col mio … spirito affranto e il mio “amico” in fiamme, sul gozzo di Caronte. Attraverso un velo scuro e vedo lei. Cerco di afferrarla, mi sforzo. Mi sveglio. Sono tutto sudato. Che ore sono? Oh. Cazzo, le due di notte!

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