Il senso dell’arte e il compito dell’artista
Noi siamo liberi. E ci rifiutarono
dove ci credevamo ben accolti.
R. M. Rilke, Sonetti a Orfeo 2, XXIII
dove ci credevamo ben accolti.
R. M. Rilke, Sonetti a Orfeo 2, XXIII
Ritengo che si possa essere d’accordo sul fatto che l’arte sia, innanzi tutto, una forma di comunicazione, oltre che un atto creativo, libero e liberante, che ci consente di esprimere noi stessi e di plasmare la realtà secondo un punto di vista personalissimo, perciò critico. Già Croce parlava in senso artistico di “un’intuizione che si fa espressione” , ma, certamente, critico vuol dire anche, in senso sartriano, “non neutrale” , cioè che prende posizione politica.
La creazione artistica è, indubbiamente, una forma di linguaggio autonomo che interpreta e che conosce il mondo. Lontano dall’idea di un’arte meramente decorativa o mimetica, l’intellettuale esprime con il suo canone un punto di vista, un insieme di significati che lui stesso rinviene nella realtà.
Anche quando l’arte è intimista, penso si possa parlare di angolo privilegiato della ricerca estetica che, senza mediazioni logico-deduttive, si fa specchio del mondo o, comunque, di un universo, di un cosmo in cui l’artista è l’artefice di una visione originale che lo avvicina al lettore nel momento del godimento del bello, nella fruizione dell’opera. Se così non fosse, non si realizzerebbe il fine principale dell’arte che è, come dicevo prima, quello di comunicare. Accade che il lettore trovi nel testo artistico, scritto o visivo o sonoro che sia, anche significati diversi da quelli che l’autore voleva intendere: ma ciò è sempre comunicazione, risveglio, tensione intellettuale ed etica, distacco e distanziamento dalla realtà, prospettivismo.
Rosaria Di Donato
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