Katya Maugeri
Attualmente vive sotto un programma di
protezione testimoni lontano dalla sua città, distante dalla famiglia,
lontano da quei sapori, dai colori e dagli odori che da sempre hanno
caratterizzato la sua vita, la sua essenza, le sue radici. In esclusiva
per Sicilia Journal,
una importante testimonianza, quella di una donna che dal 2010 subisce
minacce di morte In seguito a richieste di pizzo respinte per
l’attività commerciale del marito, racconta la sua esperienza di
coraggio e dignità con la quale si è sottratta al racket dell’estorsione
scegliendo così un percorso lontano dall’omertà, riponendo fiducia alle
istituzioni, realizzando l’unica cosa giusta da fare: parlare,
denunciare e testimoniare. Una testimonianza resa possibile grazie al
lavoro dell’associazione “Libera Impresa” di Belpasso, rappresentata e condotta da Rosario Cunsolo.
“Ti insultano, ti minacciano, ti
tolgono la dignità. Vai avanti morendo giorno dopo giorno. Sentivo che
se ne sarebbero andati solo come fanno i parassiti con la morte
dell’ospitante. Ti seguono, persino quando vai a prendere i bambini a
scuola, solo per farti capire che sei braccata, non hai scampo. Devi
subire, e basta”, racconta la donna con tono umiliato, ma deciso,
forte, coraggioso, il tono di una donna alla quale la mafia ha reso
nemica persino casa propria. Li ritrovava lì, dinanzi alla porta,
sentono l’odore della paura e credono che una donna non sia in grado di
comprenderla e superarla, ma loro sottovalutano che “dentro una
donna c’è un universo. La natura ci ha dato un corpo per sopportare
dolori che gli uomini neanche immaginano. I mafiosi non si aspettavano
le mie testimonianze, mi hanno sottovalutato ma mai sottovalutare una
donna a cui vengono minacciati di morte i propri figli”, coraggiosa
e dignitosamente madre nell’affermare quanta crudeltà si cela dietro
certe minacce che non guardano in faccia niente e nessuno, vanno avanti
senza timore, senza pudore, spogliati di vergogna – loro – convinti che
il mondo sia ai loro piedi, sicuri che nessuna donna possa urlare il
proprio no! E invece c’è chi non ha paura, o meglio, chi della propria
paura ne trae il coraggio per garantire un futuro migliore ai propri
figli, in una Sicilia libera dall’omertà, dal terrore e dal buio nel
quale la mafia cerca di far vivere le proprie vittime. “Manca solo
la consapevolezza della forza che ognuno di noi ha dentro di sé.
Bisognerebbe prendere coscienza dei nostri punti di forza, nel mio caso i
miei figli e la speranza”, lo dichiara con tenacia e convinzione,
quasi un’eco da far sentire al mondo, a quella realtà che non crede a un
possibile cambiamento, “ho lottato, lotto e lotterò contro coloro
che pensano di poter sopraffare un altro essere umano, facendo leva
sulla paura, perché sono loro piccoli e deboli”.
“Noi donne non siamo deboli. Reagite, parlate e denunciate”, è l’urlo di Marilena (nome di fantasia) contro il silenzio omertoso ben costruito dalla mafia, è la storia di una donna che nonostante tutto continua una vita normale e presto raggiungerà dei traguardi importanti e invita a indossare la propria paura come strumento di difesa contro chi uccide la dignità, la libertà, l’animo umano. Trovando il coraggio di abitare la propria vita senza alcun compresso, guardando in faccia la paura consapevoli di aver intrapreso il cammino più importante, quello della legalità.
“Noi donne non siamo deboli. Reagite, parlate e denunciate”, è l’urlo di Marilena (nome di fantasia) contro il silenzio omertoso ben costruito dalla mafia, è la storia di una donna che nonostante tutto continua una vita normale e presto raggiungerà dei traguardi importanti e invita a indossare la propria paura come strumento di difesa contro chi uccide la dignità, la libertà, l’animo umano. Trovando il coraggio di abitare la propria vita senza alcun compresso, guardando in faccia la paura consapevoli di aver intrapreso il cammino più importante, quello della legalità.
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