Aspettando il nuovo Sole
Eravamo ragazzi e fare l'alba era
una delle nostre passioni. Si marciava, zaino in spalla, per due o tre
chilometri dentro la pineta per arrivare alla vetta del Monte che si apre
sull'antico granaio della Sicilia. Amare è il primo pensiero di un ragazzo di
quasi diciotto anni, Anche di uno che attraversa un bosco; gli alberi e le
pietre gli sorridono e l'adrenalina toglie ogni paura. Ci sono molte discrepanze tra come le cose
appaiono e come sono in realtà, una cosa è pensare una canzone e canticchiarla
una cosa è pensare alle tette della tabaccaia e sentirne sulle labbra il senso.
Ragazzi. Ciccio, esperto di giornaletti osé, che il suo genitore
nasconde in un cassetto del tavolino da lavoro che sta in garage, ci espone il
suo pensiero sulla bellezza e sulle donne (nude) che, spesso, usa come
bersaglio. Luigi, il filosofo del gruppo, lo ammonisce a pensare ogni tanto al
genere femminile non come altra cosa, ma come vita umana pari a quella
maschile. Stefano ride sempre e io seguo un mio percorso mentale, una traccia
diversa che ogni tanto si combina con quella degli altri e nascono pantani
letterari inenarrabili (filastrocche e barzellette sconce).Una cosa non
permanente, in questo orizzonte notturno, può sembrare permanente. Anche le
fonti di dolore, come gli eccessi alimentari, la sigaretta fumata di nascosto,
talvolta paiono fonti di piacere, ma a lungo andare non lo sono affatto. Ciò
che in ultima analisi porta alla sofferenza non viene visto per quello che è
davvero, ma viene scambiato per una via verso la felicità. C'è chi la risolve
masturbandosi, c'è chi legge e galoppa con la fantasia, c'è chi ride sempre per
non essere sgradito agli altri, c'è chi fa il capo e questo lo soddisfa e c'è,
in fine, chi si preoccupa che questo modo di fare superficiale ci porterà alla
rovina, ma, fortunatamente, non sappiamo la data del disastro finale! Così tra
gli aghi dei pini che ci fanno da tappetino Luigi (Gigio) ci illumina con una
sua perla, l'avrà letta in qualche libro di suo nonno (ex sindaco del paese
che, nel suo studio, ha una ricca libreria in castagno, nera come la scrivania,
alta quanto la parete della stanza ... ad occhio e croce ci saranno più di
mille volumi): “Vogliamo la felicità, ma per la nostra ignoranza non
sappiamo come ottenerla; sebbene non vogliamo il dolore, a causa delle nostre
false convinzioni, errate, di ciò che lo causa ci adoperiamo per ottenere
proprio cause di dolore. Ecco perché la vita è sofferenza. Perché volutamente
scartiamo il bene, arduo e semplice, e ci rifugiamo nel male più facile da
realizzare. A nostro danno!”
Questo basta a farvi capire perché lo chiamiamo “Gigio il saggio”! Uno
che è riuscito a farmi amare la musica jazz e che possiede una collezione di
duecento lp di musica classica. A me, comunque la mettiamo, piacciono i cantautori italiani, e, in
primis, de Andrè, Guccini, i Nomadi e De Gregori, i fratelli Bennato, presi
singolarmente, Pino Daniele, Franco Battiato, Ivan Graziani, Fossati, Dalla,
Battisti; per dirla tutta amo i Pink Fleud, Kith Emerson, i Queen, Led
Zeppelin, Piter Gabriel e la Nuova Compagnia di Musica popolare napoletana … va
bene? E sufficiente? Devo ammettere che,
quando sento un duetto del Duca e Ella, vado in brodo di giuggiole! La musica
afro americana mi è entrata nel sangue e lo ha infettato tutto. Sta notte,
canteremo l'internazionale, per non sentire i morsi del freddo e della paura,
uomini o bambini, siamo gli anti scout delle parrocche, l'avventura ci scorre
nel sangue e ci fa sognare: W la Rivoluzione sempre!
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