lunedì 14 luglio 2014

Italiano sono!


Viviamo in un Paese, culla del Rinascimento, dove, al tempo che viviamo, l’arte si coniuga con l’ambiguità e si è convertita, ormai, all’assurdo Mondo numerico dei falsari. Che cosa voglio dire? Voglio dire che l’arte di essere italiani è una merce. Italiano, tifoso per natura, razzista per vizio di forma e lunatico quando serve, oggi è solo un aggettivo che viene affibbiato alla nascita a chi ha la fortuna o disgrazia, a seconda dei punti di vista, di venire al Mondo nello stivale e nei suoi contorni isolani.
Per Beppe Severgnini ci sono 100 buoni motivi per essere ITALIANI, forse per qualcun altro sono di più o di meno, ma cosa significa essere ITALIANO?
Non sono solo stereotipi. Dietro l’immagine nota dell’italiano medio ci sono delle precise attitudini caratteriali che noi nei fatti possediamo più degli altri, come ce ne sono altre che son più diffuse nei francesi, nei tedeschi o negli inglesi. E non sono solo aspetti negativi. Magari da dentro casa non ce ne accorgiamo (o è il nostro tendenziale disfattismo a chiuderci gli occhi), ma l’italiano ha anche diverse virtù per le quali viene apprezzato all’estero. Che vuol dire essere italiani?
Ma vediamo alcune risposte alla domanda cosa significa essere italiano?!?
“Essere italiani” a questo punto è chiaramente un termine colloquiale e non scientifico: le equazioni della meccanica quantistica descrivono forse il famoso Bosone di Higgs, non un italiano. 
In Francia è stato lo stesso governo a lanciare un “dibattito” su cosa significhi essere francese, dalle nostre parti l'italianità pare essere un problema solo di fronte alla riscoperta, o creazione della “padanità”. Ed il livello delle parole usate al proposito è quello di una bettola d'angiporto. Stante le cose in questo modo metto quello che a mio avviso è l'essere italiani che (debbo confessare) deriva da una delle domande che fanno al test di naturalizzazione (negli Stati Uniti). E’ italiano colui che riconosce come suprema legge dello stato la Costituzione e le leggi che ne derivano. Come vedi questa definizione non comprende un concetto culturale. Gli italiani “etnici” se vogliamo dire così non possono essere definiti culturalmente, altrimenti la definizione dovrebbe essere talmente ampia da definire uno ad uno i 60 milioni di italiani viventi ed i 140, o 200?, che hanno vissuto nel paese dalla sua unità o addirittura chissà quanti dal tempo di Dante, io e tutti i miei familiari ci riempiamo di prosciutti e salami …... La processione dei ceri di tanti paesi del sud, il giorno della festa patronale, non fa questi paesi più italici di quelli delle valli valdesi, dove il “barba” oggi può essere una donna ….
Insomma è troppo complesso!
E' essere coscienti che la nostra storia e la nostra cultura fanno di noi un popolo molto speciale, quali che siano i problemi che dobbiamo affrontare – oggi – come nazione e Stato. Significa capire che in molti Paesi dell’Occidente possono esserci realtà, politiche e sociali, migliori di quelle di cui disponiamo noi: ma questo non significa che ovunque, tutto, sia meglio che da noi, meglio di noi.
 
Essere italiani, oggi, significa accettare l’evento epocale della globalizzazione sapendo che non la si può evitare, ma anche che non si deve farsene divorare. E che l’unico modo per mantenere la nostra identità è, appunto, volerne avere una, rispettarla, proteggerla.
Alla fine della giostra la risposta che mi aspettavo e che, anche non detta sta sulla testa di tutti quelli che tifano per la Nazionale di Calcio italiana: essere italiani vuol dire essere nati e cresciuti in Italia da una famiglia italiana bianca e cristiana …..
Allora, penso, siamo tutti italiani,dai cinesi ai finnici ai lapponi ai cileni agli argentini agli americani,  ma io spero di potere essere compreso come un terrestre che parla la lingua italiana.
Ugo Arioti


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