L’Alluvione di Genova
Potremmo
definirlo l’alluvione a puntate e dire che la Natura si sta accanendo contro i
genovesi, ma non è la verità. In realtà è l’evento meteo che ha messo a nudo le
criticità e le deficienze di un sistema di gestione del territorio che ha messo
al primo posto la speculazione dimenticando la sicurezza e l’ecosistema.
La fragilità
del territorio su cui insiste la città già dagli inizi del 900 veniva messa nel
dimenticatoio a favore delle grandi piazze e delle infrastrutture che avrebbero
poi dato il là all'espansione forsennata di Genova dopo la seconda guerra
mondiale. Sono stati tombinati i fiumi, i torrenti brevi ed estremamente
pericolosi che attraversavano l’area comunale. Gli spazi che questi avevano
sono stati ridotti di 2 terzi.
Ma non
basta parlare di fragilità del territorio e di ignoranza degli speculatori
della “grande Genova”, no. A questa si sono aggiunte nel tempo altre disgrazie
come la burocrazia e il TAR.
L’Italia
è un paese dove si fermano cantieri di vitale importanza solo per discutere se
la gara d’appalto è stata vinta da una ditta piuttosto che da un'altra e
questo, naturalmente, lascia dietro di se il pensiero che ci sia una regia
occulta che blocca per speculare o per interessi di parte o per corruttele.
Possono
dire, come hanno detto, che invece il TAR ha fatto il suo dovere e dovremmo
essere tutti d’accordo che l’attenzione che ha posto sulle gare d’appalto per
la risistemazione dell’alveo di questi fiumi che scorrono nelle viscere di una
città indifesa e impotente è stata attenzionata correttamente.
Ergo due
anni e mezzo per capire cosa bisognava fare sono una inezia e un morto pure,
colpa sua che si trovava nel bel mezzo della furia delle acque che
riconquistano il loro spazio. No. Solo in Italia può succedere una cosa del
genere. 35 milioni di euro stanziati e pronti a risolvere almeno in massima
parte la criticità urbana sono ancora a marcire e nell'attesa la “natura
matrigna” potrebbe ancora concedere un bis o si potrebbe arrivare alla seconda
puntata. Tanto è chiaro che anche gli altri quattrini che il Capo del Governo
ha, tempestivamente e munificentemente, messo per Genova ferita verranno stoppati
da un qualsiasi tribunale amministrativo che per vederci chiaro ha bisogno di
tempi biblici.
Mi
viene da pensare a tanti soldi che la comunità europea mette a disposizione del
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e
che per pastoie strane burocratiche e tribunalesche non si riescono a spendere.
Quanta attenzione “interessata” in queste strutture di controllo!
Eppure,
per salvaguardare i diritti di tutti basterebbe, eventualmente, calcolare il
danno effettivo che avrebbe potuto arrecare, se verificate errate valutazioni
dei commissari di gara, l’aggiudicazione mancata alla seconda ditta dell’elenco
che classifica la gara in questione, senza bloccare l’avvio dei lavori, lo
svolgimento e il collaudo delle opere.
Ancora
la fragilità di un sistema di allerta che avrebbe dovuto raccogliere un ampia
letteratura di eventi già successi a ripetizione per sviluppare il concetto
fondamentale che è meglio un allerta che non sortisce poi, perché la natura di
questi eventi è estremamente variabile, evidenti affermazioni, piuttosto che affidarsi
alla buona stella dello sceriffo di turno. A Genova questi eventi accadono con
un tempo di ritorno inferiore ai due anni. Questo è un fatto non trascurabile,
mai.
Tutti
questi, purtroppo, sono segnali di un Italia che affonda e sprofonda sotto i
colpi di una speculazione indifferente al bene della collettività e di un Paese
che dimentica se stesso. Non si può e non si deve nel 2014 morire d’alluvione
in una grande città come Genova.
Unica
nota “felice” in questo mare di melma trasportato dalla piena sono gli angeli
del fango, i giovani, non solo anagraficamente, quelli che si sbracciano e
senza polemiche e discussioni si mettono in gioco per rimettere in piedi la
città. Perché oggi è il tempo dell’emergenza e poi verrà quello delle
responsabilità e degli accertamenti limpidi e veloci per snellire e migliorare
i sistemi di gestione del territorio.
Speriamo
che si possano eseguire le opere necessarie a mettere in sicurezza i fiumi che
per molti, molti chilometri, viaggiano su alvei ridotti a meno del 30% sotto le
strade e le case di Genova, TAR permettendo!
Ugo
Arioti
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