lunedì 27 ottobre 2014

etica ambientale: gli orti urbani


Là dove c'erano sterpaglie e spazzatura ora ci sono gli orti urbani. All'ombra del Cupolone

Appezzamenti assegnati all'interno di parchi e giardini pubblici spesso abbandonati a loro stessi e rinati grazie all'impegno dei cittadini. A Roma gli spazi dedicati agli agricoltori metropolitani sono 150. Tra questi anche il "set" di Brutti, sporchi e cattivi

di ELIS VIETTONE

 


"HO BISOGNO di far crescere qualcosa, stare a contatto con la natura, staccare dal rumore del traffico": gli occhi di Matteo brillano mentre spiega come è arrivato all'assegnazione temporanea degli orti urbani nel parco di Monte Ciocci, a due passi dal Vaticano, con vista sulla cupola di San Pietro. "Proprio qui, dove Nino Manfredi recitò in Brutti sporchi e cattivi di Ettore Scola, noi faremo crescere zucchine, carote, peperoni, rughetta, fragoline di bosco", favoleggia il pasticcere romano di 30 anni, che ammette "non ho la minima esperienza di agricoltura".

Immaginare qui dei filari ordinati è ancora difficile: rovi, erbacce, alberi secchi da estirpare, il terreno da livellare, l'impianto di irrigazione da attivare e tutti gli altri lavori, prima di poter raccogliere qualcosa. Così anche nel cuore della Città eterna spuntano i primi appezzamenti all'interno di parchi e giardini pubblici, concessi gratuitamente ai cittadini per la coltivazione di frutta, verdura e non solo.

A 10 anni dalla nascita del primo orto urbano in Italia, a Brescia, moltissimi Comuni hanno accolto le crescenti richieste della popolazione di sfruttare aree incolte, con il doppio beneficio di salvarle dall'incuria e renderle produttive. Oggi gli 
orti urbani a Roma censiti dallo Uap, unione architetti paesaggisti, sono oltre 150 e riuniscono più di 5000 "ortisti". "Sono ottimista e credo che entro la fine dell'anno riusciremo a far approvare il regolamento dall'Assemblea capitolina", spiega Paola Marsi, responsabile dell'Ufficio orti urbani del Comune. "L'ho elaborato insieme alle associazioni e comitati di cittadini, tenendo conto delle loro esigenze. Ora dovrà essere esaminato dai municipi e in seguito votato", prosegue Marsi. "Tra i punti più importanti prevediamo concessioni di sei anni, il divieto di costruire manufatti ma solo capanni provvisori per gli attrezzi, e soprattutto finalità non a scopo di lucro. Il problema cruciale è quello dell'approvvigionamento idrico dove non è già presente l'allaccio alla rete ma ci stiamo lavorando", conclude la naturalista.

La passione per questa attività che richiede costanza e dedizione ha fatto incontrare abitanti della stessa zona che spesso nemmeno si conoscevano, restituendo loro uno spicchio di sentimento di collettività. "C'è voluto qualche tempo per avviare il tutto ma l'idea di curare i prodotti della terra mi ha dato forza", prosegue compiaciuto Matteo. "A partecipare al bando del Comune siamo stati in 15, tra cui la moglie di un dentista, un fotografo, un ex dirigente di banca. Abbiamo creato un'associazione e ora qui nasceranno altrettanti piccoli lotti da coltivare".

Ortisti di quartieri diversi si scambiano pratiche e suggerimenti: "Siamo in contatto con gli orti del Parco di Tre Fontane all'Eur. Con tre anni di esperienza alle spalle, hanno creato un angolo di paradiso, con fiori, zucche, uva, un orto didattico per le scuole, una zona relax con un pergolato e arnie per la produzione del miele. Anche noi contiamo di metterle", conclude Matteo che torna alla sua zappa. L'intero parco di Monte Ciocci ha visto, a partire dal 2003, una mobilitazione di cittadini che ha portato al recupero dell'area verde, aperta poi al pubblico nel luglio 2013. Grazie al lavoro del 
Comitato Monte Ciocci, che oggi conta circa 600 iscritti, e all'intervento dell'amministrazione comunale, dove c'erano solo sterpaglie e canneti, spazzatura e sporcizia, si snodano oggi vialetti, piante, un bar che dovrebbe presto aprire i battenti e una pista ciclabile di sei chilometri che arriva fino a Santa Maria della Pietà, con un panorama mozzafiato della capitale e del cupolone di Michelangelo. "Non ci siamo arresi, convinti che se i cittadini si danno da fare le cose possono davvero cambiare", racconta entusiasta Orchidea De Santis, ex attrice, ora una delle portavoce del Comitato, una vita dedicata alle tematiche ambientali: "L'inerzia è il male del nostro tempo".

L'attenzione per l'estetica della città, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, è diventato anche un business per i costruttori. Lo conferma il progetto 
Horti della Marcigliana
presentato lo scorso 2 ottobre dal gruppo Batelli che, come ha dichiarato l'architetto Eugenio Batelli, ex presidente dell'
Acer, l'associazione dei costruttori di Roma e provincia, è il primo di questo genere in Italia. L'aspetto nuovo di questa pianificazione è che accanto all'edilizia abitativa sono previsti 150 orti dotati delle necessarie infrastrutture, che saranno accordati in parte ai residenti di Settebagni, in parte agli acquirenti degli appartamenti del complesso residenziale.

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