APPUNTI DI BIOETICA
Uno dei problemi che, sin dall'antichità, ha studiato l'uomo è il limite della vita biologica di ogni essere. Vogliamo, allora, in questo articolo introdurre e introdurci attraverso pochi appunti che possono inquadrare l'argomento: LA BIOETICA.
La Bioetica si presenta come una pratica, interdisciplinare, nata dal bisogno di produrre alcune considerazioni etico - morali al fine di regolare e limitare il campo biologico medico. Buona lettura!
Ugo Arioti
Aspetti etici della definizione di morte
La
medicina e la biologia hanno dimostrato in modo esauriente che un organismo
umano non è in grado di rimanere in vita senza funzioni cerebrali. Di conseguenza
la maggioranza degli specialisti accetta oggi di definire morte la cessazione
irreversibile di tutte le funzioni cerebrali nonché del tronco cerebrale.
Talvolta si parla anche di «morte cerebrale». La perdita completa della
funzione del cervello e del tronco cerebrale e di conseguenza il decesso
possono essere provati senza ombra di dubbio da medici appositamente istruiti.
La vigente legge sui trapianti si basa pertanto su una definizione di morte che
mette in relazione il decesso dell'essere umano con un cervello morto. Una
minoranza di specialisti mette in dubbio la vigente definizione di morte -
perché la perdita di tutte le funzioni cerebrali non può essere equiparata alla
morte di una persona oppure perché tale definizione è già troppo ampia. La
critica si infiamma sulla questione dell'accertamento del momento del decesso
nel processo di morte e della piena sicurezza delle procedure attuate a tale
scopo.
Quando una persona è considerata deceduta?
La
definizione di morte oggi vigente si basa sull'idea secondo cui la diagnosi di
«morte cerebrale» determina il momento in cui non è più possibile un ritorno
alla vita. I critici obiettano che in tal modo l'esistenza umana sia ridotta
alla mera funzione cerebrale. Le più recenti ricerche avrebbero inoltre
dimostrato l'erroneità della tesi secondo cui senza un cervello funzionante
tutti i circuiti di regolazione del corpo collasserebbero. In fin dei conti, la
«morte cerebrale» sarebbe, così sostengono i critici, una morte non evidente,
in quanto con le apparecchiature opportune sarebbe possibile mantenere la
respirazione e l'attività cardiaca di una persona, che quindi all'apparenza
sembrerebbe viva e verrebbe assistita come se fosse ancora viva. Visto che i
segni esterni della morte non si manifestano, la definizione di morte non
corrisponderebbe a ciò che si intende comunemente come tale. I critici di
parere opposto ritengono l'attuale definizione di morte troppo ampia. Le
moderne neuroscienze hanno dimostrato che la nostra essenza di esseri umani e
di individui è determinata dall'attività della corteccia cerebrale; la
cessazione irreversibile di tale attività (e non dell'intero cervello) sarebbe
quindi sufficiente per definire morta una persona.
È possibile accertare la morte in modo affidabile?
Altro
oggetto di critica, non direttamente legato alla definizione di morte, è l'affidabilità
dell'accertamento del decesso secondo la suddetta definizione. Ciò riguarda da
un lato il rischio che la morte di una persona possa venire accertata per
sbaglio a causa di un errore umano. Questo problema sarebbe grave, secondo i
critici, in quanto la diagnosi di morte cerebrale ha luogo solo nel caso di una
donazione di organi e che in seguito la morte avviene con sicurezza a causa del
prelievo degli organi. In questo modo non sarebbe più nemmeno possibile
stabilire se la morte sia stata accertata per errore. I requisiti di sicurezza
adottati attualmente in Svizzera nella procedura di accertamento di morte sono
di conseguenza molto elevati: la diagnosi dev'essere effettuata da due medici
indipendenti l'uno dall'altro e in possesso delle qualifiche necessarie a tale
scopo. D'altro canto viene criticata persino la sicurezza della procedura
diagnostica, sostenendo che recenti ricerche svolte su persone che si trovavano
in un profondo stato comatoso abbiano evidenziato un'attività cerebrale più
marcata di quanto si fosse inizialmente ritenuto possibile. Analogamente a ciò
si suppone che anche nel caso di una morte cerebrale accertata clinicamente ci
potrebbe essere una maggiore attività cerebrale di quanto presunto al momento.
Perché è stata introdotta la «morte cerebrale»?
Altri
critici non si concentrano direttamente sulla definizione di morte, quanto
piuttosto sui motivi che hanno portato alla sua introduzione, ritenendoli di
natura opportunistica, per poter prelevare gli organi a condizioni vantaggiose.
Per questo vi è il rischio che in futuro i requisiti per il prelievo di organi
possano essere resi più severi . Storicamente parlando, questo punto è stato
ben analizzato. Pur essendo vero che la definizione di morte sia stata
introdotta anche pensando alla medicina dei trapianti, ci si è preoccupati
innanzitutto di chiarire come debbano essere trattati i pazienti ai quali, nei
reparti di cure intense, continua a essere praticata la respirazione
artificiale malgrado non ci sia più attività cerebrale.
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