Editoriale del due di Novembre
del 2015
Palermo è l'unica città d'Italia
dove si festeggiano i defunti. Per la festa dei morti, i genitori regalavano ai
bambini dolci e giocattoli, dicendo loro che erano stati portati in dono dalle
anime dei parenti defunti. Mi piace ricordare questa ricorrenza perché è
stampato nella mia memoria un enorme cavallo e cavaliere (di zucchero) che per
il due di Novembre, la buon anima di mio nonno Nino, comprava un giorno prima a
Sant'Antonino e nascondeva in luogo sicuro. Allora le “pupaccene” (pupi di
zucchero) non erano, soprattutto le più grandi, tridimensionali (colorate come
se fossero veramente bambole, principesse o cavalieri, ma venivano colorate
solo da un lato, l'altro era una parete di zucchero a forma di cavallo e cavaliere
che restava generalmente bianca. Fatto è che la parte bianca, noi monelli,
andavamo a mangiarla prima del giorno stabilito e il povero nonno era costretto
a distribuire a tutti i nipoti, noi compresi, quello che di cavallo e cavaliere
restava (il senso della storia). Lo ricordo perché ha un profondo significato
simbolico questo fatto e perché ancora oggi abbiamo, come governatore (parola
troppo grossa per l'essere che la incarna oggi) un pupo di zucchero amaro (
questo è la diversità) che è come quel cavallo e cavaliere. Ha una faccia da
antimafia e un retrobottega da Masaniello. Se chi fa le “pupaccene” pensa di
rappresentarlo con lo zucchero in pietra può utilizzare questo consiglio:
Crocetta duplefax. Mentre ai nostri cari defunti, che in una giostra di
generazioni giocano con i bambini, trasmettendo la cultura dei nostri avi ai
pronipoti, chiedo di aiutare questi nostri figli a defenestrare il Masaniello,
utile idiota, che si è incollato alla sedia di Presidente della Regione
Siciliana e sta distruggendo tutto quello che serve ai nostri ragazzi per
costruire e credere in un futuro migliore e più trasparente e pulito per
l'Isola del Mediterraneo culla di civiltà.
Grazie cari defunti!
Ugo Arioti
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