Ripartire dalla cultura?
Nel 2013, nonostante la crisi economica, 100 milioni di persone hanno visitato nel nostro paese un museo o un sito. Nel rilanciare il settore non si può che far tesoro di dati come questo. A patto di farlo con un minimo di organizzazione e di serietà.
di Stefano Landi
Presidente Sl&a Turismo e Territorio
Non è facile ricostruire la storia recente del turismo italiano, e soprattutto non è facile capacitarsi del perché, anche contro il senso comune, le cose vadano come vanno, perché le competenze siano così disorganiche, perché sia così difficile metterci mano in una logica di maggiore efficienza o quanto meno razionalità. Si sente spesso dire in giro che “il nostro futuro è nel turismo, e la cultura è il nostro il petrolio, ma non lo sappiamo sfruttare”. Un luogo comune che sempre più spesso si intreccia con le competenze del ministero per i Beni e le Attività culturali ed il Turismo, che il titolare Dario Franceschini ha definito “il più importante ministero economico italiano.
La domanda che ci poniamo e a cui cerchiamo di rispondere con la ricerca “Turismo, vent’anni senza”: si può ripartire dalla cultura, per rilanciare il turismo? Proviamo a spiegarlo, ponendo in evidenza statistiche e numeri molto importanti e significativi. Secondo le ultime indagini ufficialmente disponibili, la motivazione culturaleinfluenzerebbe quasi il 40% dei turisti internazionali: nel 2013 in 48 milioni hanno visitato il nostro Paese. Abbiamo quindi 18 milioni di stranieri attratti dalla cultura. Tra i turisti italiani, invece, la motivazione culturale di vacanza in Italia “pesa” per il 24%, su un totale di 55 milioni di viaggiatori 2013, e quindi spiega 13 milioni di turisti domestici. I “turisti culturali” sono pertanto soprattutto stranieri.
Considerando ancora le ultime indagini disponibili sui vacanzieri (italiani e stranieri in Italia) e in particolare i dati sulla permanenza media e la spesa, si arriva a stimare una spesa complessiva dei turisti culturali pari a 9,3 miliardi, di cui il 60% generata dai turisti stranieri: sono sempre loro, quindi, i più grandi “consumatori” di cultura in vacanza. Applicando i moltiplicatori settoriali diretti e indiretti della produzione dovuta alla domanda turistica si stima che il valore aggiunto generato dalla domanda turistica culturale ammonta a oltre 6,3 miliardi di euro, e l’occupazione sostenuta da questa domanda raggiunge e supera 186 mila unità di lavoro.
In Italia, nel 2013, nonostante la crisi che ha falcidiato anche queste spese, 100 milioni di persone hanno “effettuato un consumo di bene culturale”, visitando un museo o un sito. Di questi circa 52 milioni erano italiani (70% residenti o escursionisti, 30% turisti pernottanti) e 47 milioni stranieri (42,2 milioni turisti pernottanti, 4,7 milioni invece escursionisti, come i crocieristi). Si valuta che gli italiani siano stati in netto calo, gli stranieri invece in crescita; ma non ci sono dati precisi, perché incredibilmente non vengono rilevati. Di nuovo si verifica che il principale gruppo di “paganti in biglietteria” è costituito dai turisti stranieri
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