Il sogno
di Rocco
Rocco
Barone, in barba al suo cognome, non è mai stato un giocatore di carte
professionista. E' nato in un quartiere popolare ai margini della grande città
illuminata e sperluccicante, ricca di vetrine e crinoline, che sognava ogni
notte: Palermo.
Gli
emarginati non vivono in quella parte della città borghese dove un affitto è
più che un miraggio per chiunque, figuriamoci per un clochard. Ma i sogni … i
sogni nessuno può rubarli. E chi vorrebbe, dite, sinceramente?! Cambiereste la
vostra vita, fatta di solite tranquille cose sciorinate in ordine e con un
crono programma perfetto assolutamente edonistico e ipocrita (figura sociale)
per quella di un salta pasto o di un fromboliere di nuvole? No. Non sforzatevi
a rispondere, nemmeno io sarei così temerario, anche se il mio cuore che vive
di sentimenti nudi è libero dai trucchi del potere e del dovere.
Rocco, giacca
a vento aperta sul davanti(causa fuoriuscita della pancia, o magari era una
misura più piccola di quella che gli serviva), maglione grigio a strisce rosse di
lana a macramè sovrapposti (vecchio maglione invernale, regalo di una signora a
cui era morto il marito già da dieci anni), con ciuffi sbuffanti di fibre
pendenti tra l’orlo e le scarpe (vecchie, ma comode), dai jeans scoloriti per
davvero, capelli pochi, ricci e disperati, barba ispida, massa ingombrante e
passo incerto, con un sacco di plastica pieno di giornali vecchi e due o tre
ombrelli raccogliticci sull’altro braccio, sale, come ogni giorno sull’autobus
che dalla Stazione Centrale lo porta verso il Gran teatro urbano. Il pullman su
cui sale, grazie ad un biglietto regalato da un passeggero arrivato alla meta,
attraversa da Sud a Nord tutta la città passando per la grande strada del
Novecento (“Piano Giarrusso”) che
ricorda l’Esposizione Universale: Il Viale della Libertà, contornato di alberi
e di vetrine ricche e luminose, anche di giorno. Così le vede e le dipinge nei
suoi sogni tra un cartone e l’altro,
lui, un sandwich
umano. Rocco raccoglie e ricicla, senza protestare sul prezzo o sulla fatica
vecchi giornali e oggetti abbandonati. Arriva nella grande Piazza dove trionfa
la lirica e la canzone d’arte e scende dall’autobus. Strasciconi attraversa la
strada e siede sulla panchina della fermata opposta: Libertà-Quintino Sella. È stanco, soffre d’affanno, ma non è motivo
per mancare ad un appuntamento così importante per lui! Cerca nelle tasche del
giubbotto qualcosa.
Da un
occhiata al biglietto. Si accorge che il suo sogno sta per scadere e si prepara
a riprendere l’autobus che lo riporta alla Stazione di partenza.
“Per oggi, si torna.
Domani speriamo di trovare un amico che mi dia
un biglietto più fresco … per passare un’ora dentro il Natale. Pastore con
giornali e vecchi ombrelli dentro il presepe che tutti questi signoroni vestiti
per bene conoscono in vetrina e passerella.”
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