La fata Elena e il vigile Achille
(nella merda!) di Ugo Arioti 2008
Pane per i piccioni a piazza delle "Vergogne! Davanti alla "Santuzza" che controlla tutto dalla cima del Palazzo delle Aquile, il più antico parlamento europeo.
Atmosfera
crepuscolare a margine delle vergogne sulla piazza del Municipio. Il respiro
della città, pesante, annerisce le candide facciate settecentesche e le pietre
di billiemi, quelle che tappezzano i marciapiedi del Cassaro e della Maqueda che sono sempre più grigi. Un
vigile urbano, stanco e irreale si avvicina a Elena che distribuisce cibo agli uccelli
bigi della piazza delle vergogne. Vergogna
in più, sconcezza in meno che importa!? Contro la sua volontà, per spirito
di servizio e minacce del suo capo, Achille Di Leo, anche questo pomeriggio
tardo, col sole in discesa e un caldo asfissiante, si vede costretto a
redarguire e invitare ad allontanarsi la misantropa dei piccioni impiccioni!
“Ma che disturbo dà?” Pensa il milite urbano, mentre, con una faccia da passapititto,
a passi sgraziati, vespertini, si avvicina a Elena e le lancia uno sguardo di
compassione e rimprovero che non sembra né l'una né l'altro, ma, piuttosto, un
fastidio di vivere e impiccio di dover recitare una parte ormai senza senso.
Come ogni volta, Elena lo guarda,
sorride, lancia una nuvola di molliche attirando tutti i colombacci della città
ai piedi di Achille e, con la grazia di una smaliziata danzatrice del ventre,
si muove sulle ali degli uccelli per volteggiare sull'acqua dei piscioni e
degli spruzzi. Dolcissima e inimitabile, sensuale e spaventosa! Una volata di
veli e di baci che copre Achille di vergogna e d’incazzamento! Una voce
interiore gli ordina: spara in aria! Lui risponde con un grido sgraziato che
non riesce a trattenere dentro e che irrompe nel vuoto tra il monastero, i
palazzi e la Maqueda. Pure i leoni di
pietra si girano per ammonirlo. “Nooooooooooooooooooooooooooooooh”
“Perché il sonno che si spegne al
mattino non ti scioglie dai desideri della notte?” gridò Elena, prima di
svanire in una nuvola di vapore.
< Caro Luciano, questa è una
città schizofrenica e autistica! > sparò Ernesto Di Lorenzo al suo amico e
commilitone, nel bel mezzo di un delirio provocato dal fumo di troppe sigarette
(6 pacchetti il giorno consumava il capitano dei vigili urbani dell'urbe
siciliana).
< Sì, schizofrenica! >
confermò quello, masturbando lentamente l'ultimo sigaro, mezzo acceso, tra le labbra,
e grattandosi col mignolo della mano destra la punta del suo nasone dantesco.
< E … autistica! Come … >
< Come? >
< Come quel film … >
Il dibattito sulle qualità del
piede fenicio fu interrotto drasticamente dall'urlo del Di Leo!
“Nooooooooooooooooooooooooooooooh”
Ernesto e Luciano, abbandonati i
pensieri del tramonto e la cicca di sigaro toscano, corsero fuori dal portone
del Senato palermitano.
La scena che si presentò ai loro
occhi, vecchi e con borse di ricordi troppo evidenti a margine, fu devastante.
Achille era coperto di guano e una nuvola di colombi faceva da cappello alle
vergogne che si tenevano stretti quegli straccetti che lo scultore aveva loro
lasciato, solo per compassione. Volarono via i piccioni, le statue nude
tornarono a sorridere, l'acqua a zampillare festosamente, ma Achille era, è
proprio il caso di dirlo, nella merda!
Per l'ennesima volta era stato
oggetto di un bombardamento a tappeto; il suo pastrano di ordinanza era di un
colore indescrivibile e il suo umore ancora peggio. E questo è niente. Dovette
subire l'umiliazione e il rimprovero del suo capo che gli ordinò di togliersi
quegli indumenti indecenti e chiudersi in guardiola a passare documenti d’ingresso.
Fine della giornata di …
Ma, Elena? Dove è andata a finire
la fata turchina degli uccelli palermitani impiccioni?
Lei passeggia per il Cassero
verso la Marina. Ondeggiando come una spirdada, tarantolata e
saltellando come una bambina, portando a spasso i suoi quarantadue anni, ancora
verdi e luminosi, a dispetto dell'anagrafe!
è strano, ma bello!
RispondiElimina