Scoperti 104 pianeti 'vicini di casa', quattro sono rocciosi
Due di questi nuovi mondi
confermati sono poco più grandi della Terra e sarebbero nella fascia di
abitabilità
di MATTEO MARINI
19 luglio 2016
La lista si allunga, ce ne sono
altri 104, tanti sono i nuovi pianeti extrasolari confermati, che vanno ad
aggiungersi agli altri 1.284 individuati da Kepler, un ''segugio'' degli
esopianeti, in quella che può essere considerata una specie di sua “seconda
vita”. Ma c'è di più, quattro di questi 'nuovi mondi' potrebbero essere rocciosi
e due di questi, addirittura, potrebbero essere simili alla Terra.
Si tratta, va detto, di stime basate unicamente sulla posizione e la massa. Sia la composizione che la possibile presenza, per esempio, di acqua allo stato liquido, è ancora tutta da confermare e per farlo serviranno probabilmente anni. Le uniche cose che sappiamo è che questi due pianeti sono un po' più massicci del nostro, il 20% e il 50% in più della Terra, e orbitano la propria stella (K2-72) in quella che è definita come 'fascia abitabile', la Goldilocks zone, a circa 181 anni luce da noi.
Si tratta, va detto, di stime basate unicamente sulla posizione e la massa. Sia la composizione che la possibile presenza, per esempio, di acqua allo stato liquido, è ancora tutta da confermare e per farlo serviranno probabilmente anni. Le uniche cose che sappiamo è che questi due pianeti sono un po' più massicci del nostro, il 20% e il 50% in più della Terra, e orbitano la propria stella (K2-72) in quella che è definita come 'fascia abitabile', la Goldilocks zone, a circa 181 anni luce da noi.
La loro orbita è strettissima, più di
quella di Mercurio. La stella madre però è molto più piccola e fredda del
nostro Sole, una nana rossa, il tipo più comune nella nostra galassia, per
questo “la possibilità che la vita possa nascere su un pianeta attorno a una
stella di questo tipo non può essere esclusa” secondo Ian Crossfield, primo
autore dello studio pubblicato sull'Astrophysical
Journal .
I risultati riportati dal telescopio Nasa continuano a sorprendere soprattutto dopo che, nel 2013, un guasto a uno dei giroscopi ne ha compromesso la capacità di orientamento. Rimasto ''zoppo'', in qualche modo è stato sistemato nel 2014 dai tecnici dell'Agenzia spaziale che gli hanno dato così una seconda chance. Che sta sfruttando benissimo.
Le zone di cielo coperte da Kepler, che proprio dal 2014 si chiama K2, ribattezzato dopo la ripresa della missione, presentavano 197 nuovi possibili pianeti. Le osservazioni da terra grazie al North Gemini telescope e al W. M. Keck Observatory delle Hawaii, l'Automated Planet Finder dell'Università della California e infine l'Università dell'Arizona che ha utilizzato il Large Binocular Telescope (di Stati Uniti, Germania e Italia) hanno permesso di confermarne 104, tutti 'vicini di casa'. Il conto sale quindi a oltre 2.400 esopianeti scoperti da Kepler e K2 osservando la variazione di luminosità delle stelle, possibile indizio del transito da parte di un pianeta. Nessuno ha mai fatto meglio. E K2, dato per spacciato tre anni fa, continua a sorprendere.
I risultati riportati dal telescopio Nasa continuano a sorprendere soprattutto dopo che, nel 2013, un guasto a uno dei giroscopi ne ha compromesso la capacità di orientamento. Rimasto ''zoppo'', in qualche modo è stato sistemato nel 2014 dai tecnici dell'Agenzia spaziale che gli hanno dato così una seconda chance. Che sta sfruttando benissimo.
Le zone di cielo coperte da Kepler, che proprio dal 2014 si chiama K2, ribattezzato dopo la ripresa della missione, presentavano 197 nuovi possibili pianeti. Le osservazioni da terra grazie al North Gemini telescope e al W. M. Keck Observatory delle Hawaii, l'Automated Planet Finder dell'Università della California e infine l'Università dell'Arizona che ha utilizzato il Large Binocular Telescope (di Stati Uniti, Germania e Italia) hanno permesso di confermarne 104, tutti 'vicini di casa'. Il conto sale quindi a oltre 2.400 esopianeti scoperti da Kepler e K2 osservando la variazione di luminosità delle stelle, possibile indizio del transito da parte di un pianeta. Nessuno ha mai fatto meglio. E K2, dato per spacciato tre anni fa, continua a sorprendere.
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