venerdì 21 aprile 2017

Il punto più profondo del nostro essere: l’ “Io”

Il punto più profondo del nostro essere: l’ “Io”

Parte un'altra avventura, la nostra esplorazione verso gli abissi della coscienza umana. Faremo questa esplorazione, attraversando l'inconscio, con piloti di ogni estrazione e credo. Scuole diverse  di pensiero e di scienza. Pronti? Partiamo con uno dei più illustri studiosi della Kabbalah, Michael Laitman Fondatore e presidente del Bnei Baruch Kabbalah Education e Research Institute.

Ugo Arioti

Ogni persona ha un punto che è stato creato “dal niente” dal Creatore. Questo punto è ciò che fa sentire alla persona la sua individualità e la sua unicità. La nostra vita intera è una battaglia per questo “IO”, per l’indipendenza o l’unicità – Midat Yehud.
Una persona è guidata dal desiderio di migliorarsi, di sentire che esiste. Tutto il piacere e l’appagamento che sente è secondario. Il punto cruciale è di assicurarsi che questo “IO” esista.
Questo “IO” è qualcosa di cui un individuo non si può mai sbarazzare. Egli può rinunciare a qualsiasi altra cosa, anche alla sua vita, ma non al suo “IO”, perché questo punto è al di sopra di lui, e si è formato prima ancora che lui ne avesse coscienza. Questa è la ragione per cui un uomo deve percorrere un percorso così difficile: rinunciare al suo precedente “IO” egoistico e ottenere un diverso “IO”, uno che somigli al Creatore.
Il Creatore aiuta l’uomo a cambiare la base su cui il suo “IO” si trova. Invece che nutrirsi di piacere, l’uomo riceve l’energia della dazione e si innalza al di sopra del suo “IO” egoistico verso il suo vero “IO”. Questo è il modo in cui raggiunge la vera indipendenza e la sensazione di un “IO” eterno. E quando egli ritorna al punto creato “dal niente”, egli raggiunge lo stato di pace e di perfezione.

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