martedì 18 aprile 2017

Palermo la città tutto porto - racconto breve di Ugo Arioti



Sui lievi declivi fino ai golfi, facilmente, come fango che si plasma e diventa figura, arnese, oggetto, fecero una città. Dissero che era bella e che la sua fama sarebbe durata per sempre, fino alla fine dei giorni della Terra e forse oltre!
Case sparse immerse in una vegetazione lussureggiante e amica, vicine al cuore di Nettuno. La scelsero Sicarba e Kedeshim, due marinai fenici, commercianti, partiti per aprire nuove rotte. Ispirati da Agreo, padrone e dio della caccia, e da Babia, dea della giovinezza, dissero: “Tra due fiumi ella stava e si beava. Giovane ammaliatrice di cuori viaggianti. Qui nascerà, col favore di Beel-Zedub, la perla del Mare!”.
Due grandi anse … erano due insenature sicure per le navi. I navigatori la battezzarono: città tutto porto, Panormu!
Così tra moli e “gauloi”, alture verdi e spiaggia fine, si allargò il suo centro abitato, come una macchia d’olio! Uscì dal muro che delimitava la parte del castello e si avviò al mare per abbracciare tutti i “Baalin” che venivano a liberare il suo cuore. Questa storia l’ho raccolta dalle voci di Ballarò, del Capo, della Vucciria, di Sant’Agostino, della Cala e dello stazzo dei teatri di legno al piano della marina!
Dicono che un giorno due saltimbanchi, in uno spiazzo davanti al mare, cominciarono ad intrattenere un popolo di mille colori con le loro scene funamboliche e storie di viaggi. Dicono … Erano fenici, greci, sicani e nordafricani … dicono.
Arrivarono i romani e costruirono una gradinata di pietra: il teatro! Stava su un altura, a margine di un piano, oggi coperto da Palazzi e da strade, un posto meraviglioso che dominava il luogo delle trireme e dei caciucchi. Volevano dare un altro spazio agli artisti di strada che illuminavano le vie e i mercati di questa città sospesa tra il sogno e la realtà: Palermo.
Ugo Arioti

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