martedì 22 maggio 2012

ARTE CONTEMPORANEA: FOTOGRAFIA (1)


  


Viviamo un tempo e un modello di società che distrugge e divide gli individui. Esasperata nelle sue dinamiche epidermiche e bloccata nei suoi meccanismi sociali di sviluppo. Priva di ETICA e di REGOLE VOLANO che permettono un reale dibattito culturale e politico utile a tutti. La scelta del modello consumistico ha sfinito le capacità di operare per il bene comune ed ha esaltato, mantenendolo nel rango stesso di una merce, “l’individuo perfettamente allineato e coperto”. Capita a tutti noi, sempre più spesso, di ritrovarci spiazzati dalla nostra “Ragione d’essere” ed esiliati nei pianeti paralleli del” mi ricordo che prima …”( frase che mette in evidenza la mancanza di riferimenti chiari e precisi nel mondo che viviamo). Il fenomeno che io chiamo “frastuono di fondo”, la velocità della comunicazione contemporanea, mette la sordina ai problemi della gente e della collettività solidale che forma una Nazione, un Popolo, una Città, una Famiglia, facendo venir fuori solo uno strato epidermico che deve essere sempre, a dispetto di ogni diversità e specialità, uguale e formale. La Televisione e i Midia si sono sostituiti al dialogo in famiglia intorno al desco e dei confronti in piazza e nelle associazioni, partiti o strutture di confronto sociale. La Politica, infatti, oggi si auto referenzia creando di fatto una Casta privilegiata a cui tutti, anche quelli che non posseggono qualità diplomatiche e dialogative si presentano con una faccia stampata su un muro, uguale a tante altre facce che non dicono e non esprimono niente altro che un icona insignificante. 


Tutto pur di apparire, anche solo qualche minuto, in uno schermo, in un giornale, in uno show! E allora tutto diventa pretesto per fare spettacolo e lo spettacolo, volgare, della vita messa in piazza per farne dileggio e pettegolezzo diventa l’unica piazza disponibile per tutti e il salotto di casa è il salotto di una tal trasmissione in cui sono uomini contro donne, ragazzi contro ragazze, vecchi contro vecchi e il legante comune è solo l’apparire. Così finisce anche il dialogo tra le generazioni che serviva per trasmettere sentimenti, idee, azioni, modelli, culture, tradizioni, e sperimentazioni. I vecchi sono vecchi e i giovani vivono un delirio di onnipotenza che li rende vulnerabili e fragili come non mai. La reazione dei nostri giovani, quella più generalmente diffusa, allora è quella di creare delle tribù di uguali per sentirsi meno soli. Ma il vuoto interiore non si può riempire solo con immagini e allora diventa imperativo cercare di appartenere a un gruppo ben definiti, da un sms, da una maglietta o da un anello al naso o dal fumo. La paura della diversità li rende schiavi dei GRANDI FRATELLI, DELLE ISOLE DEI VIP, DEI PETTEGOLEZZI che diventano delle vere e proprie armi e scatenano infine i fenomeni più deteriori che una società umana possa avere: razzismo e fascismo o oltranzismo e fondamentalismo(tutte matrici controrivoluzionarie e facilmente soggette ai poteri occulti che gestiscono in nome e per conto del GRANDE CAPITALE FINANZIARIO STATICO le democrazie pseudo socialdemocratiche nate dopo la seconda guerra mondiale). Allora l’arte diventa ipop, cioè metti la tua firma su qualsiasi muro, serve per far vedere che esisto come gruppo e il rischio fa parte del gioco oppure nichilismo; le figure dei poeti nel nulla e della pubblicità. E la cultura, cioè la costruzione di un modello sociale ed economico che sfrutta le potenzialità di ognuno di noi …. Solo un mercato di vacche. In questo quadro devastato dalle crisi riorganizzate ciclicamente ad uso e consumo del grande Capitale Statico, dove l’uomo è un numero e si misura a soldi e presenze in TV, la fotografia di artisti contemporanei pesca le sue drammatiche visioni ed i suoi incubi che sono i nostri. Artisti che ci danno il senso di quanto ci stiamo allontanando da una socialità positiva e corretta e corriamo verso un campo minato dove chi resta in piedi non è il migliore, ma solo il più fortunato: Forrest Gump!

Ugo Arioti
                                                                              
                                                                                 









Anche questa è storia.
UA







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