martedì 29 maggio 2012

Molière e la scuola delle mogli di Ugo Arioti



Chiesa di Sant’Eustache, les Halle Parigi, 15 gennaio 1622, un bambino viene portato dai suoi genitori, Jean Boquelin( Tappezziere del Re) e Marie Cressé alla fonte battesimale perché diventi un buon cristiano. L’infante, che avrà un fanciullezza costellata di lutti e di inquietudini che lo segneranno indelebilmente dandogli un velo di tristezza che contrasta violentemente con la sua fantasia e vivacità, si farà uomo e artigiano come il padre. Poi incontra una donna Madeleine Béjart , ventiduenne giovane attrice rossa di capelli, già madre di un bambino avuto dalla precedente relazione con il Barone di Modène, che gli fa scoprire la sua vera vocazione di attore e a soli 22 anni prenderà il nome d’arte di Molière!
Molti hanno tentato di collocare il teatro di Molière in una categoria letteraria precisa. Questo non da il giusto peso al lavoro di questo appassionato ricercatore e antropologo del palcoscenico della vita. La vita, che vive in mezzo alla gente di Parigi come partecipe e nello stesso tempo spettro indagante dell’animo e del sistema etno-fenomenologico della società umana, lo rende speciale nel suo modo di rappresentare le debolezze e i ruoli sociali dietro i quali gli individui si nascondono e si ingabbiano e i vizi che ne derivano come l’egotismo, il misogenismo,  il razzismo, l’apparenza e tanti altri.
Nel teatro di Molière sembrano mancare i ruoli forti femminili e questo può essere, in parte, dovuto alla sua infanzia, perse la madre a soli dieci anni, ma non è del tutto vero. Io credo che abbia coerentemente dato la sua idea sulle donne da uomo e non da “altro non ben identificato scevro da possibili critiche o vizi”. Si è assunto in pieno le sue esperienze di uomo e anzi ha messo in risalto i vizi che gli uomini hanno quando parlano di donne. Stiamo parlando del 1600? No. Stiamo parlando di oggi. Il teatro di Molière, che l’Accademia di Francia riconobbe solo verso la metà del 1700, facendo collocare nel suo sito istituzionale una statua del commediografo con la scritta: Rien ne manque à sa gloire, il manquait à la nôtre (Nulla manca alla sua gloria, egli mancò alla nostra), è oggi vivo più che mai e, sempre per parlare di donne e di uomini conservatori o liberi, ho estratto un appunto per voi dalla commedia che fra le altre preferisco, anche se meno conosciuta : "L’école des femmes"( la scuola delle mogli).
A voi il giudizio!
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Penso che questa giovine che lavora con me sia una brava ragazza!
Non v’è dubbio! Ma a che proposito lo dici? Hai qualche mira su di lei?
No. Penso che deve coltivare la sua capacità di essere moglie e madre di famiglia e poi … solo dopo che sarà venuta fuori la sua dote, allora … ?!
Secondo me sei un fesso! Credi ancora nelle favole.
Che vuoi dire?
Dico che non hai la più pallida idea di quello che significano i sentimenti per una donna!
I sentimenti? Che dici? Sciocchezze! Deve saper governare la casa, amministrare e curare la prole e il resto viene da se … Dovrebbe essere nel “Buon Costume di una Nazione Civile” far scuole per insegnar le donne a fare la moglie e la madre!
Sei cieco e illuso amico mio! Sposare un’oca serve per non essere un capro o un be …!
Che dici? Smettila di insolentirmi e ascolta il mio progetto!
Progetto lo chiama, è una filosofia popolare delle più becere e arretrate. Ma facciamo finta di metterci in ascolto di questo grande innovativo pensiero del piffero!
Quante dicerie e pettegolezzi. Io sono un pragmatico e so che senza un Ordine non esiste alcuna forma di vita elevata! Certo! Caro fratello mio ad un uomo non può capitare disgrazia peggiore che quella di essere tradito dalla propria moglie. Ne convieni?
Si e allora?
Allora bisogna che le donne crescano ignoranti, ma preparate agli scopi della vita familiare. Ecco questo è il mio portentoso programma: fare una scuola per evitare che succedano ancora questi drammi devastanti e ignobili.
Mi sembrate un po’ alterato e di certo fuor di ragione. Scusate se interrompo questa esposizione vostra ma altre ignobili incombenza mi chiamano all’azione! Ci vediamo più tardi fratello!
Andate pure, ma riflettete su quello che vi ho messo davanti agli occhi!
Insiste il folle!
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