giovedì 7 giugno 2012

Ray Bradbury, il marziano della letteratura



“È morto a Los Angeles, a 92 anni, lo scrittore che cambiò l'arte di immaginare il futuro. Autore di favole e incubi dell'America che traspose nei sui numerosi racconti di sci-fi. Tra le sue opere cult, «Fahrenheit 451», da cui Truffaut trasse un film.”

Ray, troppo genericamente, catalogato dalle Accademie come scrittore di fantascienza, in realtà era un uomo che guardava oltre il confine del “normalmente visibile”, guardava certamente al mito della frontiera e dell’esplorazione, ma era intimamente legato al bisogno che è in tutti noi di tornare alla Natura.
Cronache marziane, il suo maggiore successo, è infatti, legato strettamente ad un sentimento di nostalgia nei confronti di una vita più vicina alla natura, sebbene incorniciata da un panorama futuristico, e al mito della frontiera e dell'esplorazione. Descrive i marziani in maniera quasi interiore, piuttosto che descriverci una vita tecnologicamente più avanzata con i suoi mezzi di trasporto, le sue dimore sbarluccicanti e i dettagli che in molti film di genere ormai abbiamo imparato a riconoscere come tali, l’illusione del futuro.
Questo perché Bradbury appare, nei suoi racconti, disinteressato nei confronti della scienza ( quella che da fanta diventa poi reale) e il suo meccanismo interiore traspare nella scelta delle caratteristiche dei marziani, legate ad un ragionamento più fantasioso che logico.
Io lo ricordo per Fahrenheit 451 un racconto drammatico in cui tutto si svolge secondo un ordine apparente che è del tutto masochista e illogico. Una tragedia che esprime anche la necessità dell’uomo di comunicare e quindi nella sua possibilità di scegliere i libri da leggere, le conversazioni da fare e i rapporti che in scala funzionale diventano rigidi fino alla dittatura del Re Unico che impartisce gli ordini a tutti e ognuno li esegue senza diritto di replica.  
Quello che lui, come Orwell raccontavano parlando dei marziani o degli umani o delle società degli animali, che poi diventano umani e assumono tutti i difetti dell’uomo dittatore hanno tracciato un disegno etnostorico che, purtroppo l’Umanità ha vissuto drammaticamente e continua in certi Paesi, ancora oggi a vivere.  
Non solo uno scrittore di fantascienza, quindi, ma un uomo intimamente proteso a raccontare la tragedia dell’uomo che si irrigidisce nella sua logica e, per questo, si identifica con Dio.
Buon riposo Ray, e grazie per quello che ci hai permeso di capire di noi stessi.
Ugo Arioti

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