giovedì 31 gennaio 2013

Cenni storici sulla retorica aristotelica


Nell’antichità classica si riconosceva l’esistenza di un ragionamento di tipo apodittico, dove le conclusioni venivano tratte per sillogismo da premesse indiscutibili, fondate sui principi primi: questo discorso non doveva dare adito a discussione e doveva imporsi per l’autorità stessa dei suoi argomenti.
Aristotele, la cui Téchne rhetorikè e la più antica testimonianza giuntaci di un trattato di retorica, amplia, regola e descrive il campo del ragionamento.
Aristotele scrisse la Retorica nel secondo periodo di soggiorno ad Atene (quello della scuola peripatetica e delle opere principali) e dopo la Poetica. Era, come tutte le opere di Aristotele che ci sono giunte, un gesto esoterico (o acroamatico), perché era destinato al ristretto gruppo dei frequentatori del Liceo.
La Retorica aristotelica è divisa in tre libri. Il primo è quasi interamente dedicato alla natura delle argomentazioni che devono essere utilizzate, il secondo a come suscitare determinate reazioni ed emozioni nell’uditorio, il terzo (che molto probabilmente costituiva un’opera a parte e fu aggiunto successivamente, forse dallo stesso Aristotele) trattava essenzialmente dello stile e dell’ordine da seguire.
Secondo Aristotele dialettica e retorica sono, in qualche modo, complementari. La Retorica, infatti, inizia proprio con questo accostamento: «La retorica è analoga alla dialettica: entrambe riguardano oggetti la cui conoscenza è in un certo qual modo patrimonio comune di tutti gli uomini e che non appartengono a una scienza specifica». Dopo qualche pagina Aristotele ritorna più diffusamente sull’argomento: «Che la retorica, pertanto, non tratti di un unico genere specifico di soggetti, ma sia come la dialettica, e che sia utile, è evidente». È fondamentale capire che alla base di un ragionamento Aristotele pone l’etica che, attraverso una dialettica che contempla una discussione e allarga la base dell’interlocuzione, arrivi a un “utilità evidente”. Potremmo dire che l’utilità evidente equivale al “ bene sociale” e quindi deve servire a costruire una società umana migliore e più equilibrata.

UA

mercoledì 30 gennaio 2013

MAFIA E BANCHE

“IL MONDO DELLE BANCHE IN ITALIA”

Operazione contro la 'ndrangheta
quelle banche compiacenti a Roma
Sequestri della Dia per venti milioni. Società, locali, ristoranti nelle mani delle cosche: con la complicità di insospettabili
di GIOVANNI TIZIAN

ROMA - C'è un cartello criminale targato 'ndrangheta che a Roma gestisce decine di società, locali, ristoranti. Lo fa attraverso una rete diffusa e invisibile di complici. Sono gli insospettabili romani. Notai, immobiliaristi, direttori di banca. Gli arresti di oggi nell'ambito dell'inchiesta "'Ndrina Happy hour" della Procura antimafia di Roma confermano il quadro. Ma l'esercito imprenditoriale dei clan calabresi di stanza nella Capitale è ancora molto forte.

Il cartello. Il duo Alvaro-Gallico, entrambe cosche della provincia di Reggio Calabria, i primi di Cosoleto e i secondi di Palmi, hanno riversato nell'economia capitolina un fiume nero di denaro. La Direzione investigativa antimafia di Roma coordinata dalla procura romana guidata da Giuseppe Pignatone  ha arrestato due persone legate al clan Gallico, da tempo residenti e in affari a Roma.  "'Ndrina Happy hour". E' il nome dell'operazione che conta due arresti- Carmelo Saccà e Francesco Frisina- nove indagati e un sequestrato di beni per  20 milioni di euro. L'ennesimo colpo al cuore economico della 'ndrangheta. "L'indagine dimostra la concreta presenza della 'ndrangheta a Roma", ha dichiarato Arturo De Felice, direttore della Direzione investigativa antimafia



Gallico connection.
Ancora una volta a essere colpita è la famiglia Gallico, che a Roma ha saputo mimetizzarsi molto bene. Nell'ultimo anno diverse indagini hanno intaccato il loro immenso patrimonio. Padroni dei subappalti nei cantieri della autostrada Salerno-Reggio Calabria e imprenditori in grado di gestire locali in pieno centro. Tra gli indagati, anche i prestanome di fiducia di Francesco Frisina e Carmelo Saccà.  I personaggi attorno a cui ruota tutta l'inchiesta. Cognati e soci in affari per contro della stessa famiglia, i Gallico. Lasciano la Calabria per la Capitale nel 2000. E iniziano a investire "sia direttamente che indirettamente in immobili e società notevoli somme di denaro di verosimile provenienza illecita", scrive il gip Simonetta D'Alessandro nell'ordinanza di custodia. Ufficialmente negli elenchi del fisco risultano "prossimi alla soglia di povertà". Eppure acquistano. In brevissimo tempo Frisina porta a termine "una serie di operazione immobiliari e commerciali" con lo scopo di gestire appartamenti, bar, ristoranti, pasticcerie.

Roma attira capitali mafiosi. Perché hanno scelto Roma? La risposta la danno gli investigatori del centro Dia guidato dal colonnello Gregorio De Marco: "Probabilmente la fonte originaria e che ha impresso le direttive generali sugli spostamenti di uomini e capitali (dei Gallico ndr) è da ricercare nel clan Alvaro". Un gemellaggio criminale, quello tra Gallico e Alvaro, che ha radici lontane. Ma che a Roma ha portato grandi risultati per l'organizzazione. L'apripista, l'uomo che avrebbe indirizzato i Gallico verso i circuiti economici della Capitale,  è Vincenzo Adami, cugino di Vincenzo Alvaro, considerato organico alla 'ndrangheta. Adami e Alvaro sono gli stessi a cui è stato confiscato in via definitiva il Cafè de Paris, il centralissimo locale della Dolce Vita. "Ciò che emerge è che l'Adami svolga il ruolo di apripista per gli investimenti di tutti gli affiliati tra cui Frisina e Saccà, nonché parenti e affini degli uomini del clan che intendono concludere affari nel settore della ristorazione, quello ad oggi certamente più affetto da infiltrazioni 'ndranghetiste", si legge nell'ordinanza. Di proprietà della 'ndrina Gallico, secondo gli investigatori, era anche l'Antico Caffè Chigi sequestrato dalla Dia nel 2011 e gestito da una società, la "Colonna Antonina 2004", finita nuovamente sotto sequestro nell'operazione di oggi insieme alle società che gestiscono il ristorante "Platinum" in via Leone IV e al bar Antiche mura, anch'esso sulla stessa via a due passi dal Vaticano. Tra gli indagati anche un "insospettabile" immobiliarista romano, Andrea Porreca. I sigilli sono scattati anche per la sua "Genzano immobiliare". Il gip lo indica tra "i collaboratori e prestanome fidati" di cui Frisina si avvale per gestire gli affari. Un "consigliere", insomma.

Le indagini proseguono. Ma il punto su cui gli investigatori vogliono fare chiarezza è il comportamento di alcuni istituti di credito di Roma. Come è stato possibile, si chiedono, concedere dei mutui a persone con redditi irrisori. Potrebbe essere un secondo filone di inchiesta, ma ci vuole molta cautela. Avrebbero chiuso un occhio almeno tre banche. Su due di queste gli inquirenti non credono alla loro buona fede. Sospettano che la facilità con cui hanno concesso il mutuo agli indagati non sia dovuta solo a superficialità, ma che ci sia stata piena consapevolezza. Una prassi riscontrata anche in altre indagini patrimoniali portate avanti dagli investigatori della Dia di Roma. " Ulteriore anomalia-è stata riscontrata nell'acquisto di un villino", precisa il gip, per il quale Carmine Saccà e la moglie hanno ottenuto un mutuo bancario "prima casa" di 350 mila euro. "Nonostante risultino persone praticamente indigenti a cui è stato negato perfino un piccolo prestito per l'acquisto di un'autovettura usata". Si riferisce alla richiesta di un prestito da parte di Saccà alla Findomestic. Mancando le necessarie garanzie, gli era stato negato. L'opposto di quanto ha fatto la banca per il mutuo del villino. La società finanziaria ha dimostrato di essere più attenta alla provenienza dei soldi di quanto non lo sia stato l'Istituto di credito.

( DA www.repubblica.it DEL 30 GENNAIO 2012)

sabato 26 gennaio 2013

Accademia Ruggero II – Le radici di una storia economico-sociale e l’attuale crisi economica

Interessantissima conferenza all’Accademia “Ruggero II” di Palermo, tenuta dal Prof. Giovanni Pellerito, dal tema: La crisi finanziaria ed economica (26 gennaio 2013). Il relatore, bocconiano cresciuto nelle aule dove l’attuale Premier insegnava, ha descritto e tracciato il disegno, in storia e in cifre significative, dei cento anni che hanno cambiato l’economia e la mappa dei governi occidentali e mondiali, Dal 1918-29( La grande crisi che sconvolge gli States) ad oggi. Come si trasforma il Potere e si organizza la Finanza mondiale per occupare tutti i posti di comando, moltiplicando il valore del denaro, fino all’iperbolica moneta "virtuale" che non è più sostenuta da un economia reale, ma da "illusioni di sviluppo". La contrapposizione Politica – Finanza. L’attenta platea dell’Accademia ha potuto condividere un circuito culturale, apparentemente diverso dal solito, ma descritto mirabilmente e costruito sagacemente dal relatore che nel suo escursus ha messo in evidenza tutti i nessi culturali, filosofici e scientifici di questa “Storia” che parla  di Uomini e di Potere. Il giocattolo economico che sosteneva il lavoro con la produzione, nel tempo, è passato a produre per produrre, prima oggetti di consumo materiale e poi oggetti di consumo immateriale (previsioni, spread, scenari fantascientifici e crescita di debiti "sovrani" che servono per guadagnare altri debiti che pagano quelli che controllano il debito e via discorrendo fino all'organizzazione di un sistema ciclico di crisi, la prima e storica partenza è quella del 1929 negli USA, per tenere sotto controllo la "sovranità popolare").

Ah, Pericle, era questa la tua idea di democrazia?

Daniela La Brocca

Amintore il pittore


Amintore il pittore (incipit) Ugo Arioti

1
  “Salve Signora! Sono Amintore il pittore. Sono venuto per il ritratto di suo marito. Mi ha fatto chiamare lei?!” 
Amintore Centonze, ritrattista, girava per le case dei ricchi borghesi di Palermo ad immortalare con i suoi oli in una tela i grugni dei notabili del tempo.
Allora il dagherrotipo era ancora in gestazione e il lavoro non gli mancava.
Orfano di padre, morto per eccessi di vino e di donne, e con una madre troppo occupata, professionalmente, nell’antica arte del dare piacere, è cresciuto tra le sottane delle sorelle della Divina Carità di Cristo in Croce: in convento come un trovatello.
La sua spiccata sensibilità artistica e la sua voglia di scappare dalla “culla” ne avevano spinto le caratteristiche artistiche e la scuola d’arte ha compiuto il miracolo di fare  di lui un ottimo pittore di Madonne e Santi, per Chiese e Cappelle.
Gratis et amori Deo!
Padre Mammucco, un parrino di origini ebree un marrano, prendeva i soldi dei lavori che Centonze completava e al ragazzo dava un letto di tavole e un vitto da penitenti.
Dobbiamo coltivare il tuo Spirito e salvare la tua anima caro Amintore!
Così aveva, una volta diventato uomo, lasciato il suo benefattore deciso a campare con le sue sole capacità, coltivando da se il suo Spirito e la sua anima, ritraendo a domicilio soggetti meno, diciamo così, spirituali o trascendentali, ma più proficui per la sua borsa: Signori, Nobili più o meno decaduti, ricchi borghesi e le loro amate schiatte!
“S’accomodasse che ci chiamo a Don Ciccio Formoso, lo mio padrone, no mio marito che il Signore lo abbia in Gloria! Don Ciccio lo aspettava tre giorni fa … jè un poco siddiateddu macari, stassi attentu ca avi un carattiri … uh matruzza Santa!”

- Farinazza! Vecchia rimbambita avvisami cu c’è … A cui grapisti? Ah?- urlò il castellano.
- Don Ciccio è arrivato Amintore il pittore. Vuole che lo faccio passare nel suo studio?-
- Ca certo! E subito che questo fitusissimo uomo mi deve fare un ritratto coi fiocchi e i controfiocchi … asinnò finiu di fari un nchappatila ca a Palermo. Amuni fallu trasiri e sbrigati che sono già alterato! Ah Farinazza portami u cafè! Amunì smuoviti!-
- Signore e Amintore lo signore Don Ciccio lo aspettasse subito nel suo studio. È da questa parte, la prima porta a destra! Attento che è già alterato di prima mattina! Lo ha sentito?-
- Non si preoccupi signora so io come rimetterlo in Grazia di Dio!-
Prese le sue cartelle e la valigia dei colori. Portò dentro il cavalletto e portò tutti gli arnesi nello studio del Cavaliere del lavoro Francesco Formoso, nativo di Santa Cristina Gela, ragion per cui lo chiamavano Don Cicciu u grecu.
- Assa binidica don Ciccio, sa che lei ha un bellissimo fisico. Ah si! Proprio così. -
- Dite?-
- Dico si! Quanti pittori veraci come a mia vorrebbero pittarlo a Vossia! Lei nemmeno se lo immagina. Ah si! Siete proporzionato, di bell’aspetto, nobile di carnagione e fine di lineamenti! Ah si! Ve lo dico io che conosco la materia che faccio vivere nella tela per sempre!-
- Se lo dite voi che siete un maestro …. Sono sicuro che conoscete bene il vostro mestiere. Scusate la vostra Arte! Si!?!-
- Voi che dite?-
- Che siete un maestro, un maestro del pennello ed è per questo che mi sono rivolto a voi e non a quel lestofante di Cecco Bonasera. Meglio conosciuto come Checca! Gentaglia, detto tra noi!-
- Bravissimo Don Ciccio. Proprio così! Uno che fa il disegno e poi lo fa completare da quattro poveri figlioli che sanno di panneggio e di colore è uno zoticone che di arte e di ritratto non ne capisce niente. In verità! Sono sincero!-
- Sicuro!Concordo perfettamente con Voi!-

mercoledì 23 gennaio 2013

Retorica 3 - La persuasione

La Retorica, l'arte del parlare e del mettere a frutto le proprie esperienze, mentre gli altri sono intenti a seguire il filo del discorso e la fluidità delle immagini che voi rimandate a loro in voce. Colori, sapori, sensazioni e persino il tintinnio delle spade durante un duello all'ultimo sangue. Ricordo di aver letto a mio figlio un tratto dell'Eneide in cui c'è il racconto  di una battaglia e Virgilio, indugiando su particolari e sulla descrizione dei movimenti, ci fa sentire persino il sudore e la forza che un duello mortale tra due uomini produce. Tutto sta nel saper leggere e saper dare il giusto tono alle parole e all'enfasi che stiamo traslando dal foglio alla mente e stiamo mediando attraverso la nostra cognizione del Mondo per affabulare la nostra platea. Gli ascoltatori pendono dalle nostre labra e sono persuasi dalla nostra retorica. Ecco, una parola importante che ci porta dentro il nostro argomento: La Persuasione.
Di seguito un brano della ricercatrice Alissa Peron: 

La persuasione


Cosa significa essere persuaso? quando si riesce a persuadere qualcuno? nell'atto di persuadere ed essere persuasi c'è spazio per la libertà dell'altro? I sofisti antichi e Platone si sono accorti da subito del problema, etico nell'ultimo caso. La retorica è vox media, dipende dall'etica di chi la utilizza, ma in parte è una tecnica indipendente dal contenuto, dunque può persuadere sia di un messaggio vero sia di uno falso; Platone si scaglia contro retori e sofisti che insegnavano retorica perché è arte ambigua; oratoria è meccanismo psicologico di cui non siamo consapevoli sempre, se lo siamo non subiamo le conseguenze di atti oratori. Come prassi la retorica è ineliminabile, solo il fatto di affermare che ci siamo è un atto persuasivo; come teoria è stata discussa, cerca di astrarre i principi che vengono applicati nella realtà e di venderli, così già dall'antichità; siccome non ne siamo consapevoli, la retorica serve a comprendere questi principi così connaturati a noi, e già nel V secolo qualcuno pensa di insegnarli ed emerge il problema etico: lo strumento che viene messo a disposizione è efficace e ci si chiede se debba essere insegnata a persone moralmente corrette; chi non conosce i principi subisce soltanto la retorica, questa smaschera la fragilità della nostra condizione umana, il problema etico è a monte: difficile dire di insegnarla ai moralmente corretti, tutti la usano senza saperlo.
Una riflessione sul potere della parola e sull'idea del peìthein, cioè la valenza della persuasione, è già presente in Omero: si afferma il potere divino della parola nonostante la persuasione non sia una divinità (od VIII), il capace uso della parola dà l'impressione che chi parla sia un dio nella testimonianza di Odisseo: una persona può essere diversa da quella che sembra d'aspetto, e già si afferma che se manca il pensiero la parola è impoverita, non c'è la capacità di comunicazione; è un nesso che rimane fondamentale nella Retorica aristotelica e in autori successivi; avere grazia di parola è in questo passo anche fonte di un prestigio sociale non garantito dall'aspetto, principio democratico. Inoltre alcune formule dell'Iliade fanno pensare alla persuasione come stoltezza del cuore (Il. XVI 840), persuasione più facile per chi è stolto, e al contrario il saggio non si lascia persuadere (vedi Bellerofonte che non si lascia sedurre dalla moglie di Preto). Nei poemi di Omero è frequente il nesso persuasione-obbedienza, espresso in greco dallo stesso verbo all'attivo e al medio con questa differenza: peìtho = persuado, peìthomai = sono persuaso quindi obbedisco; nella sua origine l'azione del persuadere mira ad un'obbedienza, un assenso della mente cui consegue un atto. La persuasione implica un cambio di direzione nelle azioni, che avviene se ci si lascia persuadere. Il verbo epipeìthomai è usato spesso per Patroclo con Achille, nell'Odissea questo verbo esprime l'obbedienza del figlio Telemaco al caro padre; queste formule sono frequenti anche in altri contesti, prima di un passaggio significativo della narrazione. Da quest'aspetto dell'obbedienza scaturisce la domanda sul rispetto della libertà: essa può essere un subire un'autorità o esserne convinto, e l'uso dello stesso verbo in greco mostra che nell'etica greca nel concetto di obbedienza è implicita la convinzione, l'assenso della mente (al padre, a un'autorità che riconosciamo e che ci convince), diverso è obbedire ad un'autorità che non convince (a cui si abbandona il cuore stolto, pensa all'epoca nazista quando si deportavano gli Ebrei eseguendo ordini). La persuasione che implica assenso della mente è un atto di fiducia verso chi consideriamo l'autorità, il riconoscimento di quest'autorità. Conclusione: noi siamo liberi quando tutte le componenti della nostra complessa psiche danno assenso, non una che sovrasta le altre, cosa che perlopiù non avviene, non riusciamo ad essere noi stessi in modo completo ma viviamo a sezioni di noi stessi; subiamo la retorica quando non siamo del tutto padroni di noi stessi, ed è anche questo compito che affidiamo ad essa: aiutarci a conoscere meglio noi stessi.
 

lunedì 21 gennaio 2013

BANCHE ITALIANE = “LADRI LEGALIZZATI DALLO STATO ITALIANO”


 
Oggi il Corriere.it mette in evidenza questo titolo:Banche, nuove trappole nei conti correnti. Dovremmo riflettere tutti sul ruolo che le Banche e i “Collaterali alle Banche” in Italia hanno e come queste possono essere etichettate, senza tema di smentita, “LADRI LEGALIZZATI DALLO STATO ITALIANO”

Commissioni e spese di chiusura, più cari del 30% in 2 anni Ora si paga anche per la rata del mutuo. E un giorno arrivò anche la commissione per pagare il mutuo. È una spesa dovuta alla banca per versare la rata mensile del finanziamento immobiliare, che prima sostanzialmente non c'era e ora viene richiesta quasi ovunque. È in media di un euro e mezzo, ma può toccare i 2,75 euro. I calcoli sono dell'università Bocconi! Non del Partito degli Arancioni di Ingroia o del Movimento 5 stelle!  Quale governo potrà mai rimettere in equilibrio la Bilancia della Giustizia sociale? Riflettete sul vostro destino. Siamo schiavi delle Banche. Non sono più le banche un VOLANO DI SVILUPPO, ma un Governo dei CAPITALI VIRTUALI sull’ECONOMIA REALE.
Also sprache Zaratustra
 

martedì 15 gennaio 2013

Il Confine Etico della Retorica (Paolo Fabri)

“La retorica è già una forma di etica perché evita la violenza”.
Affrontiamo ora i problemi della retorica, il confine tra metafora e bugia e la capacità di attivare o disattivare nella comunicazione la mia responsabilità e quella dell’altro; cerchiamo di impostare questi problemi con chiarezza e correttamente in linea generale, lasciando i casi particolari. Non possiamo pretendere di trovare delle risposte certe.
Ad esempio, alcuni anni fa in Svizzera, qualcuno si era costruito un rifugio antiatomico. Il problema era capire come ci si sarebbe comportati nei confronti di quelli che non avevano il rifugio quando fossero arrivati e avessero bussato. Come si risponde a questi? Come risponde la formica alla cicala. A questo punto la formica è responsabile o no? La cicala non avrebbe neppure dovuto bussare?
Qualcuno potrebbe dire: chi bussa? Un bambino, un vecchio, un amico? La risposta l’ha data La Fontaine: non hai pensato a costruirti una protezione contro il rischio, peggio per te (La Fontaine ha comunque in mente una società un po’ diversa dalla nostra, di tutte le formiche, oggi forse è un po’ diverso).
Perché in questo contesto è opportuno prendere in considerazione il problema della retorica?
La retorica nasce sulla disputa (vedere a proposito “La retorica antica di Roland Barthes”, Bompiani); avevano cacciato un certo numero di proprietari terrieri in Sicilia, quando cambia di nuovo la politica questi rivogliono la terra, si formano perciò dei tribunali per risolvere la questione e nascono le argomentazioni. Dovendo sviluppare in un luogo di conflitto delle pretese ad un diritto, che è sempre legato all’obbligo di un altro (i diritti e gli obblighi devono perciò essere distribuiti), nascono delle strategie del discorso. Esse tentano di risolvere il problema della guerra, ossia la retorica tenta di risolvere il problema grazie ad una mediazione linguistica verso la pace (per evitare di risolvere il problema con le armi); la retorica è, quindi, già una forma di etica perché evita la violenza. Quindi si crea un tribunale, si stabilisce un giudice super partes che possa valutare il peso delle argomentazioni. Questo è l’aspetto positivo: si diranno al giudice, di cui si accetta la giurisdizione, le ragioni a sostegno del proprio diritto (si sottolinea anche che di fronte ad un giudice ci si rivolge al proprio avversario in modo impersonale).
La retorica, tuttavia, è uno strumento di pace che sta al posto della guerra. Introietta una serie di problemi bellici, non è un luogo pacificato ma di strategie e di controstrategie: ossia occupa il luogo linguistico delle armi.
Essa è una disciplina del linguaggio, delle immagini, degli oggetti, è la capacità di convincere gli altri con vari mezzi, Marco Antonio che strappa il vestito di Cesare e dice che le ferite sono come bocche che parlano. Con vari tipi di “segni” possiamo tentare di persuadere il giudice. È importante che ci sia un giudice e se non c’è un giudice dobbiamo tentare di convincerci l’un l’altro.
Perciò la retorica è una disciplina che mira a ristabilire la pace, introducendo nel linguaggio delle strategie conflittuali. Se uso la violenza per convincere, non ho bisogno di argomentazioni; quando uso le argomentazioni ho bisogno di persuadere l’altro.
(Il testo completo della docenza di Paolo Fabbri nel libro “Un’Etica per manager“, Guerini Editore, 2010. Estratto della docenza di Paolo Fabri al corso Assoetica di venerdì 31 marzo 2004.)

sabato 12 gennaio 2013

“Anche Dio può sbagliare …” ( da un romanzo inedito di Ugo Arioti " Il pesce e l'angelo")

(Tratto da un romanzo di Ugo Arioti "Il pesce e l'angelo", inedito, i cui personaggi sono frutto di fantasia dell'autore e non si riferiscono a fatti o persone reali o relamente esistenti)
Un sabato, di quelli primaverili, che in Sicilia sono l'anticipo dell'estate e portano consiglio agli uomini e al creato intero, essendo liberi da impegni, decisero di lasciare Alessio, il loro bambino, dai nonni per andare a Corleone. Brigida aveva conosciuto Fra Filippo durante una tappa di lavoro e voleva andarlo a trovare insieme a Biagio per fa capire a suo marito che lei era nel giusto, lui aveva acconsentito perchè era, comunque, un tavolo di discussione possibile. Fu così che quel mattino andarono a trovare Frate Filippo, un giovane cappuccino che viveva tra convento e casa della vecchia madre vedova che lui accudiva alternandosi con i suoi fratelli.
Quella mattina, leggermente afosa, illuminata da un Sole gigantesco,  il giovane frate era in campagna, nella vecchia casa materna e li invitò a restare con lui per un pasto cristiano, per pregare e quindi per parlare dei loro problemi. Evidentemente, ne aveva già parlato con Brigida che aveva organizzato l'incontro e che nutriva su quest'evento grandi speranze di determinare la sua giusta condotta e la sua  corretta determinazione a sfasciare tutto e a ricostruire, semmai, una Famiglia di pura"facciata", magari in funzione del figlio ( tipo ruota di scorta) uniti nella cristiana bontà del crescere insieme, ma ognuno per la sua strada( Biagio la chiamava ipocrisia, ma lei la vedeva diversamente).
Esemplare è la disponibilità dei Frati cappuccini al ministero delle Confessioni e alla Pastorale della Riconciliazione e Fra Filippo non faceva eccezione alla Regola.
Li accolse da fratelli, con un sorriso celeste e sereno. Mostrò loro le vigne, li fece parlare dell'amore che li legava a loro figlio e, quando fu pronto in tavola, ringraziando il Signore per la Grazia che concede a tutti gli uomini, sorrise ancora illuminando i loro volti, tesi come quelli di due pugili  sul ring. Pregarono e ringraziarono, poi cominciarono a descrivere i loro malesseri coniugali e a raccontare la loro situazione. Il frate ascoltava e moderava. Il match durò quasi un ora, Fra Filippo ascoltava e leggeva nelle loro menti, fino al momento in cui ritenne di "suonare la campana" e disse:< Allora Cara Sorella apri il tuo cuore, senza problemi, non sono gli uomini che ascoltano le tue ragioni ma Dio che le legge dal tuo cuore. Il Signore è infinità Bontà e Saggezza e se sappiamo ascoltarlo illuminerà il vostro cammino.>
< Grazie padre.> rispose Brigida < Vorrei che le sue parole giungessero lassù in cielo e che il Padre Eterno sia benevolo con me. Il fatto è che dopo questi sette anni di matrimonio non ci riesco più… abbiamo anche un bambino … io non sento più dentro di me l’amore che ci ha fatto decidere di metterci insieme e di sposarci. Forse ero troppo giovane? ...>
< Quale è la causa, secondo te, di questo?> le chiese il frate.
< Non lo so. Credo che sia l’abitudine o la mancanza di cura … mah? Io ho cercato di volere bene a lui, pensavo che i sentimenti si possono trovare e ... Lui era un uomo, parlava così bene! Io lo seguivo e cercavo di stragli vicina ... ma lui mi umilia sempre e  non mi da quelle cose che mi servono … io ce la metto tutta, ma …>
< Spiega come ti umilio.> Sbottò, allora, Biagio.
< Ecco lo vede c’è l’ha sempre con me, qualsiasi cosa dico o faccio sono sempre una stupida per lui. Una che non sa … e mi interrompe …> balbettò nervosamente Brigida.
< Ti interrompo se dici cose incomprensibili.> intervenne ancora lui.
< Lasci che  dica quello che ha da dire, come lo vuole dire, non interrompiamola.> intermediò il padre cappuccino.
< Va bene. Chiedo scusa. Non interrompo più.>
< Sorella Brigida, apriti a Dio e racconta come stanno le cose e spiega le tue ragioni, semplicemente come ti viene. Non ti preoccupare, qui nessuno ti giudica.> la confortò Fra Filippo, aprendo le mani a mo di benedizione.
Lei stette un attimo a pensarci poi si voltò verso il frate, come per confesarsi, dando le spalle al marito.
< Mi sento tradita.> disse secca.
< Tradita da suo marito?> Chiese il giovane cappuccino.
< Si e no. Insomma non parlo di tradimento fisico, non lo so se mi ha tradito con qualche altra donna. Non lo so. Ma io mi devo occupare di tutto in casa, io lavo, io stiro, io vado in banca. Quando ci siamo conosciuti gli ho detto che se mi avesse tradito l’avrei lasciato all’istante.>
Biagio ascoltava e non parlava, voleva capire dove sarebbe andata a parare lei. Brigida gli aveva detto, sic et sempliciter, "non ti amo più", così di punto in bianco senza un motivo o una giustificazione plausibile. Biagio era reo di non aver compreso  "segnali di fumo" provenienti dall'accampamento di Brigida. Non poteva capire. Punto e basta.
<Pensa di essere stata tradita da suo marito? Insomma crede che sia così?> le chiese con dolce e pragmatica presenza il frate.
<No. Non ho detto questo.> rispose sdegnata Brigida.
Biagio, rispettando la consegna del silenzio, ascoltava e vedeva svolgersi davanti a lui un quadro ambiguo e assolutamente vuoto di colori e di disegno; stava taciturno, come se non capisse cosa stesse facendo in quel posto.
< Allora, siamo stati per tre anni bene e abbiamo fatto anche un figlio, poi lui ha cominciato ad essere strano. Io non ho avuto una infanzia facile. Nonostante sono la seconda figlia, gli oneri di famiglia erano sempre tutti miei. Mia sorella, la grande, non era in grado, dicevano i miei genitori, di andare fuori a comprare qualcosa o a spedire una lettera o andare dal medico per chiedere una medicina, niente … Tutto sopra le mie spalle. Poi mi sono sposata ed è sempre la stessa storia. Ma non mi lamento di questo. È che oggi tutti i problemi sono miei e lui non mi aiuta, ma non è nemmeno questo. Vorrei che mi capisse. Che capisse che io voglio stare da sola. Non lo sopporto. >
< Sorella si tratta di una normale crisi di crescita. Tu stai attraversando il cammino troppo velocemente e devi cercare di comprendere tutti i passaggi di questa situazione. Hai delle responsabilità verso te stessa ma anche verso tuo figlio e tuo marito. L’hai sposato con amore?> le chiese il giovane frate cappuccino.
< Certo. Si. Credo di si, ma …> balbuzziò Brigida.
< Allora devi avere Fede e affidare il tuo cuore a Dio. Quello che il Signore unisce solo lui può dividere; pregare, questa è la ricerca che devi iniziare e lui verrà ad aprirti le porte del grande e infinito suo cuore paterno per insegnarti la via della consolazione e dell’amore per la tua famiglia per il tuo bambino e per tuo marito. Non ci sono gravi problemi. Ci sono problemi che noi stessi ci creiamo e fatti che dobbiamo comprendere meglio per crescere nella Grazia di Dio.> concluse. Poi si rivolse a Biagio e gli chiese di spiegare anche lui quali difficoltà stavano attraversando come coppia e come famiglia.
Brigida si placò, sembrava confusa e frastornata dalle sue stesse parole continuava a ninnare la testa come per dire “non sono convinta che sia così”.
Biagio allora cercò di rimettere, a modo suo, i cocci a posto e cercò di raccontare la storia della loro unione.
< Frate Filippo, quando ho sposato Brigida è stato il più bel giorno della mia vita. Quando lei era incinta di Alessio, nostro figlio, ho trascorso tutto il tempo dell’attesa il più vicino possibile a lei. Quando abbiamo avuto un brutto periodo di crisi economica, ho smesso di pagare le tasse dell’attività per potere garantire lei e me e il figlio che sarebbe venuto, abbiamo passato momenti brutti, ma le sono stato sempre accanto e ho fatto salti mortali per noi. A quel tempo non c’era crisi nel nostro rapporto o almeno così sembrava essere. Poi abbiamo trovato sul nostro cammino un piccolo premio, è arrivata ad entrambi la comunicazione che eravamo stati assunti dalla Pubblica Amministrazione, due stipendi frate. Due.>
< Che cosa vuoi dire? Che sono una sciupona? Ecco mi insulta sempre …> lo interruppe Brigida.
< Sorella, faccia parlare suo marito …> chiese con delicatezza Fra Filippo.
 <Perché? Lui parla sempre … non dice quello che deve dire. Non dice che mi ha scaricato addosso le sue cose e il peso di tenere pulita la casa e lui e ora … Si, avrebbe dovuto capire che ero ancora una ragazza.> disse lei con rabbia.
< Fratello continui, continui, per favore.> la fermò il monaco rimettendo in pista Biagio.
< Non sono un uomo perfetto. Lo so. Ma ho fatto tutto quello che ho fatto per amore e per avere una famiglia che fosse allegra, solare e con tanti figli. Dico solo che, quando eravamo presi e afflitti da ristrettezze economiche, stavamo bene, oggi, che potremmo ambire a migliorare la nostra situazione e a toglierci debiti e a farci una casa nostra, siamo al muro contro muro e non l'ho costruito io. Ora, io, senza poter capire cosa le è successo e perché  sento dire, da mia moglie, irrevocabilmente, che non mi ama. Mi è crollato tutto addosso. Ho cercato e cerco di parlare con lei, ma dice che non capisce quello che dico. Capisce solo quello che dice lei e io devo accettare soltanto la sua sentenza finale senza fare niente. Mi dispiace, ma io non sono fatto così. Io lotto finché c’è un minimo di speranza per rimettere in piedi questa costruzione che ci è costata sangue e sudore e tanto, tanto sacrificio. Soprattutto ora che abbiamo la responsabilità di un figlio. Che gli dico a mio figlio? Alessio tua madre non mi ama più, allora la finiamo qua e tanti auguri e chi s’è visto s’è visto? Non credo che questo sia il modo giusto di affrontare la vita e le mie responsabilità di padre e marito. Credo e penso che sia un modo irresponsabile. Bisogna pensare a chi abbiamo messo al mondo non per noi ma per lui, per la sua vita, la sua dignità, la sua verità. Credo che abbiamo il dovere di ricostruire la nostra casa e renderla più robusta. Questo credo. Ma una Famiglia deve essere una vera famiglia e non una scatola vuota o un albergo ....>
< Mi fa piacere sentirti dire queste cose. Nella vita ci sono sempre fasi che si attraversano con fatica e con sudore di fronte, ma la Fede ci guida verso la Luce di Dio. Avete tante cose da dirvi, dovete cercare di aiutarvi parlando di più tra di voi, condividendo anche questi dolori, ma so che potete farcela e che la vostra famiglia sarà ancora più forte e vera nella Fede di Dio e nella sua Benedizione. Venite qua, preghiamo Gesù Cristo che per amor nostro si è immolato nella croce e ci ha insegnato la preghiera delle preghiere.>
Brigida era visibilmente scontenta di quel match, ma non fece alcuna opposizione.
Si avvicinarono a frate Filippo e, insieme, recitarono il Padre Nostro.
Alla fine si accomiatarono dal religioso e ripartirono per  casa.
Durante il viaggio lui cercò di sondare il terreno e di capire cosa ne pensava Brigida di quell’incontro che lei stessa aveva procurato.
Nessun commento. Solo una frase sfuggì dalle labbra serrate di Brigida: “Anche Dio può sbagliare …”

venerdì 11 gennaio 2013

E' morta l'attrice MARIANGELA MELATO


Addio a una grande signora della cultura e dello spettacolo italiano, Mariangela Melato, una delle più grandi attrici italiane che mai abbiano calcato set e palcoscenici, è morta all'alba di questa mattina, in una clinica della capitale, dopo una lunga malattia. Aveva 71 anni.

Il ricordo dei film con Giannini è quello che ho sempre vivido, ma la sua grandezza e la storia hanno avuto sempre un grande riflesso e una forte voce sul palco di un teatro dove ancora qualche anno fa metteva in scena “Un Tram chiamato desiderio”. Con lei scompare una donna di teatro che ha dato tutta la sua vita all’Arte e al linguaggio femminile del Teatro dell’Arte.

Ugo  e Daniela Arioti

un esempio emblematico di finto liberismo economico applicato all'acqua


NEWS  SECEM
 

Due anni di acqua pubblica a Parigi: risparmiati 70 milioni e bollette più basse
Da quando la capitale francese è passata a una gestione totalmente pubblica della rete idrica la bolletta dell'acqua si è abbassata dell'8% e sono stati risparmiati 35 milioni di euro l'anno ….

Passare a una gestione totalmente pubblica dell'acqua conviene

Eau de Paris è un ente di diritto pubblico presieduto da Anne Le Strat, braccio destro del sindaco socialista Bertrand Delanoë che ha fatto della ripubblicizzazione dell'acqua uno dei suoi cavalli di battaglia nella campagna elettorale del 2008.

Per Le Strat la ricetta è semplice: risparmiare assumendo la gestione diretta di tutti i servizi, dalla captazione fino alla fatturazione (mentre prima la stessa acqua poteva cambiare anche dieci volte gestore prima di arrivare al rubinetto); eliminare l'obbligo di remunerare gli azionisti, fattore tipico delle società di diritto privato, in più godendo di vantaggi fiscali legati agli enti pubblici.

Il successo di Eau de Paris fa riflettere sulla validità delle politiche di libero mercato legate all'acqua. Un mercato che, secondo Le Strat, è libero solo di nome, ma di fatto Parigi è stata per decenni «un esempio emblematico di finto liberismo economico applicato all'acqua».

Il paradosso è che, mentre il comune di Parigi mette da parte i due colossi mondiali dell’acqua per tornare alla gestione pubblica, in Italia le stesse Suez e Veolià si dividono da Nord a Sud fette cospicue del mercato idrico dell'Italia gestita dal super liquidatore dei Beni Pubblici Monti.

Da un articolo sul corriere.it di : Piero Riccardi, Ernesto Pagano

giovedì 10 gennaio 2013

RETORICA Argomento del 2013


RETORICA   ( etica della retorica) di Ugo Arioti      

Siamo nell’epoca del dialogo! Anzi del dialogo globale e a 360 gradi. Lo sentiamo dire in tutte le salse e in tutte le pomate nei salotti televisivi, nei convegni, nelle chiacchiere di casa e nelle pagine dei giornali, ma la cosa non mi persuade e non mi tranquillizza. Sarà che sono uno di quelli che è sempre sospettoso. “Vedi oggi come le idee si diffondono rapidamente e la gente non si fa più prendere in giro dal potere arrogante e ottuso che li governa! È la globalizzazione e l’informazione che rendono liberi!” Scusate la mia retorica antica e sorpassata, ma io vedo anche l’altra faccia della medaglia e vedo che sopra le teste di tanti illuminati uomini, ai tempi di Galileo erano pochi e perseguitati dalla Santa Chiesa di Roma, volano le dinamiche di un POTERE ancora più forte e subdolo perché riesce a trasformare ogni progresso sociale in benefit pro bono suo. Come? Con la persuasione e la velocità dell’informazione. La velocità dell’informazione è quella formula che fa diventare in pochissimo tempo messaggi forti e pesanti chiacchiere inutili e spot pubblicitari elementari e ridicoli verbo. La persuasione, beh, questa è materia da filosofi. Proverò a percorrerla con cautela, perché, come tutte le cose che hanno un forte significato ha due facce una positiva, come dimostrare un teorema e le sue applicazioni pratiche a favore dell’umanità, e una negativa, come il plagio. Cosa significa essere persuaso? quando si riesce a persuadere qualcuno? nell'atto di persuadere ed essere persuasi c'è spazio per la libertà dell'altro? I sofisti antichi e Platone si sono accorti da subito del problema, etico nell'ultimo caso. La retorica è vox media, dipende dall'etica di chi la utilizza, ma in parte è una tecnica indipendente dal contenuto, dunque può persuadere sia di un messaggio vero sia di uno falso. Per questa ragione Platone si scaglia contro retori e sofisti che insegnavano retorica perché è, dice il Filosofo, διφορούμενη τέχνη (arte ambigua). L’oratoria è un meccanismo psicologico di cui non siamo consapevoli sempre, se lo siamo non subiamo le conseguenze di atti oratori. Ragion per cui mio padre e il padre di mio padre e tutti i miei avi ammonivano i loro discendenti: Studiare, devi andare a scuola per essere un interlocutore. Altra parola strana ma significativa e pericolosa: interlocutore. Ma torniamo a bomba a la retorica! Come prassi la retorica è ineliminabile, solo il fatto di affermare che ci siamo è un atto persuasivo, tu mi vedi e confermi con i tuoi sensi la mia presenza, ma se io ti facessi vedere una mia immagine riflessa? Restiamo al fatto della retorica della persuasione, come teoria è stata discussa, cerca di astrarre i principi che vengono applicati nella realtà e di venderli, così già dall'antichità; siccome non ne siamo consapevoli, la retorica serve a comprendere questi principi così connaturati a noi, e già nel V secolo qualcuno pensa di insegnarli ed emerge il problema etico: lo strumento che viene messo a disposizione è efficace e ci si chiede se debba essere insegnata a persone moralmente corrette; chi non conosce i principi subisce soltanto la retorica, questa rivela la fragilità della nostra condizione umana, il problema etico è a monte: difficile dire di insegnarla ai moralmente corretti, tutti la usano senza saperlo. E se questo era il problema di società in cui erano pochi a studiare e a godere della possibilità di accedere a tali problematiche, oggi che il denaro e il Potere Finanziario è di gran lunga il dominus della vita dell’umanità?

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mercoledì 9 gennaio 2013

INAPPLICABILITA' IMU IN REGIONI A STATUTO SPECIALE

Forse non tutti sanno che:

LA CORTE COSTITUZIONE HA BOCCIATO L’INTRODUZIONE DELL’ IMU IN REGIONI A STATUTO SPECIALE:

“La sentenza della Corte Costituzionale è chiara ed esplicita: il federalismo municipale, e nella fattispecie l'IMU, non si applica alle Regioni autonome
se non con la modifica dei rispettivi statuti attraverso le procedure costituzionali che regolano tali modifiche. Ulteriori violazioni statutarie e costituzionali rappresentano un vero e proprio attentato allo Statuto della Sicilia”.
La Corte Costituzionale ha decisamente bocciato l'applicazione dell'Imu nelle Regioni a Statuto Speciale. Con la sentenza n. 64 del 7 marzo 2012. petto dei rispettivi statuti. Ne consegue l'inapplicabilità alla Regione ricorrente dei censurati commi dell'articolo 2, in quanto non rispettosi dello statuto d'autonomia. La Corte Costituzionale nella stessa sentenza afferma che “tale conclusione è coerente con i princìpi contenuti nella legge 5 maggio 2009, numero 42 (Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione), la quale, essendo assunta a fondamento del decreto legislativo n. 23 del 2011, ne definisce anche i limiti di applicazione”. Ed ancora viene ribadito che una clausola di salvaguardia delle autonomie speciali è ribadita dal richiamato articolo 27 della stessa legge di delegazione, il quale stabilisce che il concorso delle Regioni a statuto speciale al “conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà deve avvenire nel rispetto degli statuti speciali”. Ne consegue l'inapplicabilità alla Regione ricorrente dei censurati commi dell'articolo 2, in quanto non rispettosi dello statuto d'autonomia. La Corte Costituzionale nella stessa sentenza afferma che “tale conclusione è coerente con i princìpi contenuti nella legge 5 maggio 2009, numero 42 (Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione), la quale, essendo assunta a fondamento del decreto legislativo n. 23 del 2011, ne definisce anche i limiti di applicazione”. Ed ancora viene ribadito che una clausola di salvaguardia delle autonomie speciali è ribadita dal richiamato articolo 27 della stessa legge di delegazione, il quale stabilisce che il concorso delle Regioni a statuto speciale al “conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà deve avvenire nel rispetto degli statuti speciali”

  La solitudine di Israele e la sua maledizione (Ugo Arioti @2024 ) Gli ebrei furono scelti da Dio per essere "la proprietà...