mercoledì 2 ottobre 2013

Cambia sesso e, deluso, ricorre all'eutanasia


Commentiamo e riflettiamo su una notizia: Cambia sesso e, deluso, ricorre all'eutanasia. La storia di Nathan scuote il Belgio - Il 44enne ha scelto la «dolce morte» dopo aver sofferto per una vita. L'ultima intervista 24 ore prima dell'iniezione letale ….

Il fatto: “Nathan soffriva da quando era nato. Anzi, nata: soffriva da quando si chiamava Nancy ed era a tutti gli effetti una donna. Non era riuscito a trovare pace nemmeno dopo aver cambiato sesso con una serie di operazioni dolorose: non si piaceva. Di più: si detestava. Per questo, a 44 anni, ha deciso di ricorrere all'eutanasia. E così è morto, con un'iniezione letale che per lui era diventata l'unica strada verso quella serenità che aveva sempre inseguito. In Belgio, il Paese di Nathan, la «dolce morte» è infatti consentita non solo per sofferenze fisiche insopportabili ma anche psicologiche. Ventiquattro ore prima di togliere il disturbo, in un ospedale di Bruxelles, ha rilasciato un'intervista al quotidiano fiammingo Het Laatste Nieuws.”

Credo non esistano avvenimenti nella vita e nella fine della vita di un essere umano più complessi di questo. Portano alla luce tanti meccanismi, per certi versi ancora arcani e per altri biochimici o fisici, ma coinvolgono la stessa natura dell’ESSERE. La libertà di decidere quando staccare la spina e la difficoltà di vivere in un “mezzo” che non si riconosce e che, permettetemi la metafora, non si sa guidare fino al traguardo. In poche parole l’insostenibile leggerezza dell’essere. Ma, se l’etica della ragione da forza alla legge universale del libero arbitrio, quella che ha creato l’incidente del big bang dal quale proveniamo, il razionalismo si perde nelle acque profonde dell’irrazionale e del dualismo anima corpo. Nathan non aveva mai accettato il suo contenitore vuol dire che era dentro di questo e che la sua scelta si giustifica con la possibilità di cambiare oggetto. Così si innesca l’annoso dubbio sul fatto che un essere umano lo si possa chiamare tale dal momento che acquisisce un anima, cioè un motore che determina le sue azioni e le codifica attraverso una serie di scelte che chiamiamo “vita”. Ma quando avviene questo innesco? Altro tema caldo è quello della libertà sessuale, cioè la determinazione cosciente della propria sessualità. Certamente non possiamo biasimare o disprezzare chi sceglie di vivere con un compagno dello stesso sesso, questa, per certi versi, la si può identificare come una scelta culturale. Allo stesso modo chi non ha problemi a dividere la sua corporeità  sessuale con individui di entrambi i sessi. La letteratura è piena di questi casi. Da Leonardo a Michelangelo Oscar Wilde, Pasolini etc etc. tutti con il massimo comun divisore della fantasia e dell’intelligenza sviluppati oltre il normale. Questo mutamento culturale non ha imposto a queste persone il cambiamento radicale del proprio corpo, mentre Nathan dal corpo di una donna, Nancy, ha voluto faticosamente uscire fino a diventare un uomo. Qua intravediamo un altro grande problema del mondo occidentale di oggi: la solitudine. L’isolamento delle persone in difficoltà e l’emarginazione. In questa società “ opulenta” devi essere un burattino colorato, non importa chi tu sia o chi tu voglia essere ma devi far parte del teatrino sociale. È la forma di razzismo peggiore. Non sono un profeta ne uno psicologo, ma credo che Nathan o Nancy abbiano sofferto di questa malattia sociale. Infine l’eutanasia. In Belgio è possibile scegliere la “dolce morte”. Questo è un presupposto di quel libero arbitrio che è anche una regola etica e morale forte, ma dai risvolti decisamente ambigui e frastagliati. Se è giusto che un corpo non sia portato fino alla sua totale consunzione da strutture artificiali, macchine, è pur vero che in quei casi a staccare la “spina” sono persone esterne all’individuo soggetto. In questo caso no. Si tratta di un testamento biologico nel quale si stabilisce anche la data. Giusto o non giusto? I limiti della discussione sono come i confini dell’Universo e sappiamo di altri universi paralleli, quindi non mi voglio avventurare in questo verso, ma credo che se da un lato è una libera scelta dell’individuo, come in questo caso, dall’altro è sicuramente una sconfitta della società che non ha saputo dare un ruolo e una connotazione sociale all’individuo. Quindi alla libera scelta del singolo si risponde con un atto di vigliaccheria sociale. Mentre nel caso di chi ormai è ridotto ad appendice di una macchina, come abbiamo già scritto per il caso di Manuela, siamo convinti che sia giusto non andare oltre il limite del “ possibile ritorno”.

Certamente non abbiamo, con questo articolo, messo dei punti fermi nella discussione su questi fatti, ma solo dei commenti e delle riflessioni aperti ad uno svolgimento che, credo, finché ci saranno uomini su questo Pianeta continuerà.  È , comunque, importante porsi questi interrogativi e cercare, attraverso il nostro libero pensiero, una via.

Grazie, Ugo Arioti

 

 

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