Emil M. Cioran - (Răşinari, 8 aprile 1911 – Parigi, 20 giugno 1995) è stato un filosofo, saggista eaforista rumeno, tra i più influenti del XX secolo.
Dal 1933 al 1935 visse a Berlino e dalla seconda guerra mondiale in poi risiedette in Francia con lo statuto di apolide; scrisse i primi libri in rumeno, ma dalla fine del conflitto in poi scrisse sempre in francese e, nonostante non fosse il suo idioma di nascita, viene considerato da molti uno dei migliori, se non il migliore, prosatore in questa lingua di tutti i tempi.[2] Vicino al pensiero esistenzialista, si distacca comunque dal movimento per la sua distanza ideologica dai principali esponenti qualiJean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Albert Camus, rifiutando l'impegno politico attivo sul fronte progressista, e condividendo la filosofia dell'assurdo del suo amico Eugène Ionesco, ma caricandola di pessimismo estremo. Cioran è infatti influenzato da Nietzsche, Schopenhauer, Heidegger (peraltro rispetto al tecnicismo di quest'ultimo maturerà un'estrema reazione) e successivamente anche da Leopardi (pur, per sua stessa ammissione, mai profondamente conosciuto, ma avvertito quale "fratello d'elezione"[3]), dai quali trae il suo nichilismo[4] e il suo pessimismo. I suoi aforismi, anche per esperienze personali, sono infatti pervasi da una profonda amarezza e misantropia, che però vengono temperate dalla sua acuta ironia e dalla sua capacità di scrittura. ( W)
L'ECO, SOLTANTO L'ECO
I.
Deaconescu
A Emil Cioran
Dimenticami,
o Signore, ti prego di dimenticarmi
Voglio
restare libero non vezzeggiato dai tuoi amori
Con i
cimiteri mobili nell'anima
Con
l'ombra che m'aveva abbandonato
Lasciandomi
il corpo di scorta
Non
pensarmi più
E
salvami dimenticandomi
Grida
qualcosa nella carne dopo la vita
Ma non
è vero che devo sentire la spinta del grido
Scegliendo
il deserto e la paura del tempo
E
l'occhio insonne dell'imperdonabile ricordo
Che
trafigge la caducità
Come un
presentimento di un indulgente crepuscolo
Dimenticami
così come la pioggia dimentica
Il
baobab e le statue nere bruciate dal sole
Il
deserto e la sabbia che non sopportano più
La fame
delle clessidre
Perché
hai scelto soltanto me tuo appoggio
Bastone
e spalla fidata
Quando
per te la solitudine è vita e sogno
Inebriante
profumo e dolce veleno
Culla
per i gigli e oasi nel deserto
Mitigata
dallo sguardo tollerante
Dimenticami,
ora sei rimasto solo
Come
un'idea in cui non puoi nasconderti
Se una
volta una lacrima sarà
Nel tuo
occhio rivolto verso se stesso
Chiamami
e verrà la tua stessa
Eco,
soltanto l'eco.
L’ECO DEL MARE SARÀ IL SOLO TUO VISO
U.
Arioti
A Cioran
Vivi,
nella mia carne, vivi
Ti nutri
dei miei sogni
Poi,
come un cammello, ti inoltri
Nel deserto
del sonno
E nella
valle degli oblii,
vita,
vita mia, regalo celeste
dove ti
ho perduta e che sarai dopo?
Vedo l’unico
grande amore
Del Padre
dell’infinito e nel suo respiro
Mi spengo
e senza pace urlo, il suo nome lontano.
Al di
là del pantano
Nel gorgo
delle stelle
L’eco
del mare sarà il tuo solo viso
Ecco perché
anelo un tuo sorriso
Carne e
pensiero
Luce e
desiderio
Tutto esiste
per te
E per
un sorriso che sarà il solo,
nelle
notti più fredde, come l’eco del mare,
a
rispondere a te,
solitario
Maestro del mio niente, pieno di te.
Il viaggio
racconto a chi lo ha raccontato a me
E il
coraggio del volo
Senza l’eco
del mare
Nel mio
corpo di legno
Che brucia
come una ferita: la vita!
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