sabato 28 giugno 2014

L'ECO ( poesie) - il pessimismo cosmico e Cioran


Emil M. Cioran - (Răşinari8 aprile 1911 – Parigi20 giugno 1995) è stato un filosofosaggista eaforista rumeno, tra i più influenti del XX secolo.
Dal 1933 al 1935 visse a Berlino e dalla seconda guerra mondiale in poi risiedette in Francia con lo statuto di apolide; scrisse i primi libri in rumeno, ma dalla fine del conflitto in poi scrisse sempre in francese e, nonostante non fosse il suo idioma di nascita, viene considerato da molti uno dei migliori, se non il migliore, prosatore in questa lingua di tutti i tempi.[2] Vicino al pensiero esistenzialista, si distacca comunque dal movimento per la sua distanza ideologica dai principali esponenti qualiJean-Paul SartreSimone de Beauvoir e Albert Camus, rifiutando l'impegno politico attivo sul fronte progressista, e condividendo la filosofia dell'assurdo del suo amico Eugène Ionesco, ma caricandola di pessimismo estremo. Cioran è infatti influenzato da NietzscheSchopenhauerHeidegger (peraltro rispetto al tecnicismo di quest'ultimo maturerà un'estrema reazione) e successivamente anche da Leopardi (pur, per sua stessa ammissione, mai profondamente conosciuto, ma avvertito quale "fratello d'elezione"[3]), dai quali trae il suo nichilismo[4] e il suo pessimismo. I suoi aforismi, anche per esperienze personali, sono infatti pervasi da una profonda amarezza e misantropia, che però vengono temperate dalla sua acuta ironia e dalla sua capacità di scrittura. ( W)

L'ECO, SOLTANTO L'ECO   
 I. Deaconescu

A Emil Cioran

Dimenticami, o Signore, ti prego di dimenticarmi
Voglio restare libero non vezzeggiato dai tuoi amori
Con i cimiteri mobili nell'anima
Con l'ombra che m'aveva abbandonato
Lasciandomi il corpo di scorta
Non pensarmi più
E salvami dimenticandomi
Grida qualcosa nella carne dopo la vita
Ma non è vero che devo sentire la spinta del grido
Scegliendo il deserto e la paura del tempo
E l'occhio insonne dell'imperdonabile ricordo
Che trafigge la caducità
Come un presentimento di un indulgente crepuscolo
Dimenticami così come la pioggia dimentica
Il baobab e le statue nere bruciate dal sole
Il deserto e la sabbia che non sopportano più
La fame delle clessidre
Perché hai scelto soltanto me tuo appoggio
Bastone e spalla fidata
Quando per te la solitudine è vita e sogno
Inebriante profumo e dolce veleno
Culla per i gigli e oasi nel deserto
Mitigata dallo sguardo tollerante
Dimenticami, ora sei rimasto solo
Come un'idea in cui non puoi nasconderti
Se una volta una lacrima sarà
Nel tuo occhio rivolto verso se stesso
Chiamami e verrà la tua stessa
Eco, soltanto l'eco.

L’ECO DEL MARE SARÀ IL SOLO TUO VISO
U. Arioti

A  Cioran

Vivi, nella mia carne, vivi
Ti nutri dei miei sogni
Poi, come un cammello, ti inoltri
Nel deserto del sonno
E nella valle degli oblii,
vita, vita mia, regalo celeste
dove ti ho perduta e che sarai dopo?
Vedo l’unico grande amore
Del Padre dell’infinito e nel suo respiro
Mi spengo e senza pace urlo, il suo nome lontano.
Al di là del pantano
Nel gorgo delle stelle
L’eco del mare sarà il tuo solo viso
Ecco perché anelo un tuo sorriso
Carne e pensiero
Luce e desiderio
Tutto esiste per te
E per un sorriso che sarà il solo,
nelle notti più fredde, come l’eco del mare,
a rispondere a te,
solitario Maestro del mio niente, pieno di te.
Il viaggio racconto a chi lo ha raccontato a me
E il coraggio del volo
Senza l’eco del mare
Nel mio corpo di legno

Che brucia come una ferita: la vita!

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