sabato 14 giugno 2014

CHI HA VISTO IL MINISTRO DELLA CULTURA? del maestro

Il Passaparola di Dario Fo, drammaturgo e autore del libro "Il Grillo canta sempre al tramonto"

"Avrete notato che il nostro governo, ormai in procinto di chiudere appena concluse le elezioni, non ha un responsabile della cultura, cioè un ministro delle arti e del sapere. Almeno, io personalmente non l’ho mai visto in alcuna manifestazione culturale e oltretutto dubito della sua esistenza, giacché non ne conosco il nome né ho visto la sua faccia. Ho chiesto intorno e nessuno mi sa dire qualcosa di lui. Che sia un fantasma?
Durante quest’ultima campagna elettorale vi sarete resi conto che nei vari interventi alla televisione o nei teatri i politici di tutti gli schieramenti non hanno mai accennato all’argomento ‘cultura’. Inoltre hanno taciuto sulla scuola, sui musei, sui monumenti d’arte che si deteriorano e spesso franano. Egualmente non hanno mai dato notizie sui teatri, gli spettacoli, i concerti, le opere musicali e soprattutto sulle accademie spesso disastrate non hanno fatto alcun accenno, tanto a proposito dei conservatori musicali che delle scuole di arte figurativa; e che dire poi del calo del 17% - diciassette percento, impressionante! - degli iscritti all’università negli ultimi dieci anni.
E che dire della sparizione dei teatri? Solo a Milano dal dopoguerra a oggi sono stati smontati e trasformati in supermercati, imprese commerciali e bancarie la bellezza di otto teatri storici e altri, in attesa di ristrutturazione, sono chiusi da anni. Calcolando le sale teatrali sparite in tutta Italia si arriva al numero di 428. E’ un massacro.
E’ ovvio che questo rappresenta un segnale preoccupante per il nostro futuro perchè vuol dire meno rappresentazioni, meno luoghi di studio e di ricerca. E un abbassamento notevole del numero di compagnie che si esibiscono nelle nostre città. 
Quando, più di mezzo secolo fa, sono salito su un palcoscenico per la prima volta, le compagnie replicavano una loro commedia o spettacolo musicale per non meno di un mese e, in caso di successo, continuavano a esibirsi per tre mesi e più. Oggi, di media, in città come Milano, Roma e Napoli, non si rimane in cartellone per più di una settimana...
Due anni fa il ministro dell’economia Tremonti, interpellato perchè spiegasse il disinteresse che mostrava lo stato verso le mostre d’arte ed il sapere, ha risposto: “Ma con la cultura non si mangia!”.
E’ la risposta più imbecille che ci si potesse aspettare. 
E non va dimenticato che al contrario, noi in Italia godiamo di una grande, straordinaria fortuna: quella di possedere un gran numero di opere d’arte, musei, palazzi antichi, edifici religiosi, siti archeologici che non attendono altro che di essere resi produttivi. Secondo le stime dell’Unesco l’Italia possiede tra il 60 e il 70% del patrimonio culturale mondiale. Un corretto utilizzo di queste opere produrrebbe senz’altro un consistente utile allo stato ma è ovvio che se sono per primi i nostri politici a disinteressarsi della promozione di questi beni ci ritroveremo sempre completamente a terra. Del resto, come ha osservato Selvatore Settis (ex rettore della Normale di Pisa): siamo un Paese ignorante e regredito.
Bisogna che si cominci ad insegnare soprattutto ai giovani che il patrimonio culturale non è un inutile fardello ma è un veicolo determinante per formare le coscienze e il sapere dei nostri connazionali. D’altra parte, un paese senza cultura, non può che sfornare abitanti ottusi e senza prospettive.
Il disprezzo per la conoscenza e la ricerca da parte dei governi italiani lo misuriamo subito con la taccagneria di ‘misere elargizioni’ per sostenere manifestazioni culturali di tutti i generi. 
Oggi poi, con i tagli che abbiamo subito, ci troviamo come sempre agli ultimi gradini della classifica. 
Mi diceva qualche giorno fa il responsabile acquisti della Biblioteca Braidense di Milano che in tutto l’anno sono riusciti a ottenere dallo stato 70.000 euro per l’acquisto di nuovi libri. Solo nel 2006 erano 600.000. E il sindaco di Milano, la Signora Letizia Moratti, due anni fa, uscendo dal Comune - e speriamo per sempre! - ha lasciato un debito – meglio chiamarlo un buco - di 186 milioni di euro. Non si sa come e dove li abbia sprecati, ma la cifra è questa.
Tenersi informati (espandi | comprimi)
In ognuno dei paesi della Scandinavia si spende quattro volte di più di quanto succeda da noi. Il numero delle persone locali che va a visitare un museo, una cattedrale o partecipa a una manifestazione culturale in Italia si ritrova ancora agli ultimi posti della classifica, e la cosa è stupefacente quando si pensa che sono migliaia i borghi e le città italiane che possono offrire un gran numero di luoghi d’arte di grande valore, ma il 50% e più di quelle popolazioni non è nemmeno informata su quello che possiede.
Ognuno imbracci il proprio strumento e guai chi stona! (espandi | comprimi)
Egualmente numerosi erano i teatri che rinnovavano il loro repertorio per un pubblico straordinariamente vasto, nello stesso tempo in gran numero erano gli spettacoli e le compagnie che li mettevano in scena. Tutti gli intellettuali, malgrado “l’assoluta tolleranza” dichiarata dal potere, si trovavano spesso nelle carceri a scontare anni di galera per aver offeso la dignità dei regnanti trattando delle loro malefatte sia sul piano delle appropriazione indebite che della falsa morale che esprimevano.


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