Le “Vite in pericolo” (o le viti?) di Pippo Montedoro…
Pubblicato da Sabina
Spera in Arte & Cultura, Artisti, Libri
Un libro,
una vite (abbinata al libro), tante storie e tanti racconti, sono loro i
protagonisti di questa originale raccolta letteraria di Pippo Montedoro,
dal titolo “Vite in pericolo”, edito da QanatEdizioni.
In questo
libro c’è Pippo Montedoro che racconta, ci proietta in storie
bizzarre e pazzerelle, ci parla anche di Pippo, di teatro, dei Curò
(di cui ne fu il fondatore insieme a Piero Costa), sono tanti i
nomi che cita e tanti grandi protagonisti che, in maniera carina e affettuosa,
intervengono facendo delle incursioni. Iniziamo da Salvo Piparo,
che di “Vite in pericolo” ne è il prefattore ( o benefattore, definito,
così, ironicamente dallo stesso Pippo Montedoro), una prefazione, quella di
Piparo, che trasmette l’amore per il teatro e la stima nei confronti
dell’autore, con un grande omaggio a Franco Scaldati, che Pippo
conobbe bene e che nel libro viene con ammirazione ricordato. Il titolo della
prefazione è “I racconti raccontano e le novelle novellano”, sette sono le note
legate al testo, e naturalmente Pippo Montedoro non poteva non associare ad
esse le sette note musicali. Altrettanto simpatiche ed originali le incursioni
da parte della Qanat, quindi di Tony Saetta e Franco La
Barbera, a partire dalla vite donata in omaggio con il libro, le parole
introduttive a volte rielaborate, con correzione annessa, e la dettagliata
presentazione di Pippo Montedoro, che troviamo alla fine dei racconti e delle
poesie, da loro definita “Curriculum Vitae in pericolo”.
“Vite in
pericolo” è anche il libro inaugurale di una nuova collana, La Collana
Stramba, della Qanat, per la prima volta ci troviamo a destreggiarci con
una punteggiatura altrettanto stramba direi, e l’ormai divenuta famosa “virgola
interrogativa” ne è l’esempio più sorprendente. I racconti inglobano davvero
tutto, sono tanti i sentimenti e le emozioni che dalla lettura percepisce il
lettore, a partire dalla suspance di “Sentimenti senza quartiere”, a cui si
uniscono diversi spunti di riflessione, che ritroviamo anche in “Buon vino a
cattivo gioco”, oppure in “1973, Ucciardone”, con qualche risvolto a sorpresa
che ci fa pure sorridere. In Pippo Montedoro, oltre al già citato amore per il
teatro, c’è anche tanta Palermo, in ogni sua sfaccettatura, dal centro alle
periferie, c’è il teatro di strada tra la gente e con la gente, ad esempio
l’effetto sorpresa della “macchina celibe” montata in pieno centro a Palermo. A
testimoniare il tutto, sfogliando tra le pagine, troviamo le foto di allora, a
cura diLetizia Battaglia. E poi si intreccia a tutto ciò la storia deiCurò,
il cui nome si deve a Daniela Gagliano. C’è il teatro di ieri e il
teatro di oggi, e poi non può non esserci la poesia!
Dal racconto
toccante di “Fiato”, dove protagonista è la vita umana, un grande e coraggioso
lupo che attraverso il suo fiato una vita la salva… passiamo
ai sorrisi che ci regalano ad esempio “… e il ritorno lo faceva a
piedi”, la storia di un povero uomo dal nome Umiliato (per
questo povero!), a “Non ci pensare Lazzaro”, nel quale compaiono una serie di
simpatici fantasmi, che si rimaterializzano per fare un
qualcosa che in vita non riuscirono a compiere. Ogni titolo è originale,
simpatico, ci fa sorridere, e poi, addentrandoci nella lettura, sono tanti gli
spunti di riflessione che incontriamo. Insomma, Pippo Montedoro davvero non ci
fa mancare nulla!
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