mercoledì 9 marzo 2016

Le quote del cuore di Maurizio D'Armetta - racconti brevi

Le quote del cuore
 
Perché gli ascensori sono così lenti?
Perché abito al 14* piano?
Alla prima domanda non avevo mai trovato una risposta mentre per la seconda la risposta la sapevo da tempo.
Ho passato la mia infanzia abitando in un pianterreno ma era un pied a terre come dicono i raffinati.
Una delle caratteristiche del piano terra è che i tuoi vicini sono i passanti con i loro discorsi,le macchine con le loro sgommate,i venditori ambulanti con le loro pittoresche proposte di vendita.
Uno,forse due,ma ventidue anni di domicilio in quel posto avrebbero messo a dura prova anche il Dalai Lama.
Oggi l'ascensore è più lento. Succede ogni volta che condivido il viaggio con lei.
Leggo un infinità di volte la targhetta "Portata massima 325kg. Capienza 4 persone" e tento di dividere per quattro i 325 chili dichiarati.
Non ci riesco,la matematica non è il mio forte,e poi davanti a me c'è un ottima ragione per deconcentrarmi.
Lei mi guarda provocandomi un prurito alla testa,sorride e aprendo impercettibilmente la bocca come fanno i ventriloqui scarsi mi sussurra "ottantunochiliduecentocinquantagrammi".
Stordito guardo il mio polso sinistro come per vedere l'ora ma mi ricordo che l'ultimo orologio posseduto era un regalo della prima comunione e che adesso lo avrei potuto usare soltanto come laccio emostatico.
Sdrammatizzo dicendo "La devo smettere di pensare ad alta voce" lei continuando a sorridere "Non hai pensato ad alta voce e non indosso tanga,mi danno fastidio" sottolineo che pecca di presunzione "Questo non l'ho pensato!" Lei alza il braccio e bloccando l'ascensore mi sussurra all'orecchio "Lo hai pensato ieri quando ci siamo incrociati giù nell'androne" deglutisco,alzo le sopracciglia per raccogliere più bellezza possibile e inspiro col naso per catturare quel profumo inebriante fatto di agrumi,spezie e fattura d'amore.
"l'avverto Signorina! Considerato che in sogno non sono mai riuscito a farmi una scopata completa probabilmente tra qualche istante mi sveglierò...non lo dico per me ma...per me."
"non stai sognando,sciocco come è vero che mi chiamo Elisa Terzi,figlia dell'amministratore di questo palazzo"
"Allora mettiamo in chiaro una cosa! Se è per quel discorso dell'antenna centralizzata,giuro che io non centro niente e che quei panni stesi non sono miei...anzi ne approfitto per chiederle dove li avete buttati affinché anche io possa guardarli con biasimo..."
"Shhhhhh"
"Allora mettiamo in chiaro un altra cosa! Se è per quelle quote condominiali arretrate,giuro che entro l'anno salderò tutto e che non è mia abitudine per..."
Due dita in bocca. 
Si,due dita in bocca e ringraziai il signore che m'ero tolto le tonsille se no me le sarei mangiate.
"...e non stavo salendo sul tetto ma mi piace scendere le scale e avere la sensazione di abitare a 500 metri sotto terra..."
"Shhhhh"
Questa volta mano sulla bocca e una sciabolata d'unghia sul naso mi provocò un dolore crescente che trovò la sua massima espressione in una lacrima che scese timida ed incerta sul mio viso.
Un dolore che scese dalle guance e,percorrendo tutto il mio corpo si era trasformato in un brivido di piacere come un messo smemorato che parte con una notizia funesta per arrivare con una lieta notizia inventata al momento.
"Tu!" Quasi gridando
"Io..." Sussurrando
"Tu sei un maledettisimo portatore sano d'amore...ma come cazzo fai!"
"Signorina questo linguaggio non è in armonia con..." Una lingua in bocca interruppe la mia frase. E non era la mia.
"Ecco...io...adesso dovrei finire il mio pensiero...che...sarebbe...cioè...è...era un bel pensiero...ma non..."
"No! La prego! La pancia no! Non mi tocchi la pancia! È il mio punto debole...potrei fare pazzie...potrei strapparle i sorrisi di dosso...cioè i vessilli...i vestiti per dio!!!"
Mi guardò con un viso che non riuscivo a decifrare;qualcosa che partiva dal mento con una incazzatura da stadio e che scivolando sulle guance assumeva contorni più morbidi per finire su due laghi di montagna che quel giorno avevano deciso di fare un gemellaggio col cielo. Quel giorno. Proprio quel giorno.
Quel giorno lo avrei ricordato per sempre. 
Quel giorno toccai il cielo con un dito e me ne portai un pezzo a casa.
Quel giorno impacchettai quel pezzetto di cielo.
Mi consegnò lo sfratto e portai quel pezzetto di cielo insieme a me.

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