Il progetto "EPISTEME - Teatro identità o Teatro delle Identità", muove i suoi primi passi nel laboratorio culturale della Biblioteca di Etnostoria a Palermo, nel Plesso storico di Palazzo Steri alla Marina. Il capo progetto è anche il Direttore della Biblioteca della Fondazione "Professore Aurelio Rigoli - Centro Internazionale di Etnostoria" e si propone, quindi, attraverso un attento studio e una approfondita ricerca, di mettere a nudo le fondamenta dell'identità teatrale palermitana, naturalmente, da più punti di vista (Etnostoria).
IL PROGETTO IN SINTESI:
Attraverso le vie dell’anima si ricompone il paesaggio del Mondo nel
quale scorriamo come gli attori di un film. Tutto, allora, è noi e noi siamo la
parte del teatro del Mondo che va in scena oggi, il passato dobbiamo
conoscerlo, viviamo il presente il futuro possiamo solo immaginarlo con le ali
di Icaro.
Il luogo esiste perché lo viviamo, lo rendiamo palcoscenico e platea di
un corso immaginario e immaginato che compone la Storia umana.
Siamo il limite tra quella realtà che costruiamo ogni giorno e il
sogno.
“Sul crinale del giorno/ le pietre parlano al sole/ il sole riflette il
loro lamento:/segnano con sputi di colore riti e DNA./E l’uomo trova ragioni.”
(Francesco Silvestri da Il volo di Icaro, la mia terra)
In questo teatro del Mondo, noi, bambini curiosi, scendiamo e giochiamo
per ritrovare e per lasciare, per vivere e per sognare la storia, le visioni e
i sogni della vita, attraverso questo grande caleidoscopio che è la parola e il
gesto: teatro.
Da palermitano e siciliano, orgoglioso di vivere in una Terra di fuoco
e di mare dove il segno dell’uomo è più forte e il dramma si fa presto
tragedia, vivo la mia terra come il luogo dei teatri, dove anche la morte va in
scena e vuole la sua parte e i decollati, i disgraziati, i condannati,
ritornano a recitare preci e raccomandazioni presso l’altare di Dio per chi
regala loro una preghiera. Il sogno sconfina con la vita che
conosciamo e si fa teatro.
Lo vogliamo raccontare con tre percorsi:
1-
L’epistemologia
2-
Le
visioni
3-
L’arte
Il primo percorso, che è quello che da il titolo al Programma cerca,
ragiona, scava, per rintracciare e segnare il senso, l’etimologia e i
significati reali e sognati del teatro.
“Epistème
(dal greco ἐπιστήμη, composto dalla preposizione epì-, cioè «su», + il verbo ἵστημι,
histemi, che significa «stare», «porre», «stabilire»: quindi, «che si tiene su
da sé») è un termine che indica la conoscenza certa e incontrovertibile delle
cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che si stabilisce su
fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio attorno alle
ragioni degli accadimenti.”
Lo useremo come "scienza" o
"conoscenza", affermando il termine epistemologia inteso come lo
studio storico e metodologico del teatro e del popolo che lo ha costruito.
Il secondo cammino “Visioni del
teatro” è l’anello che tiene insieme territorio, popolo, arte e vita.
L’interprete, attore o regista, arricchisce il genius loci con la sua rete di
sentimenti e passioni, con le sue maschere e le sue facce nuove e antiche allo
stesso tempo. Così, nasce il teatro, dalle strade, dalle voci, dalle
improvvisazioni e dalle storie raccontate, dalle tradizioni tramandate, dai
riti, dalle processioni. tutto questo per noi si contestualizza nella nostra
città metropolita e cosmopolita: Palermo, città e teatro, musa e medusa, luogo
dell’anima e del respiro classico, culla al centro del Mediterraneo, crogiolo
di culture, religioni e tradizioni, ambito sempre al di sopra dei propri mezzi,
confine tra la mera realtà e l’immaginifico e solenne sogno di una capitale.
Qui nacque la prima Nazione europea moderna, sotto Guglielmo il buono,
multietnica, multi religiosa, con un Parlamento che mediava tra il Re e le parti
sociali. In questa città il respiro mediterraneo della Cultura è particolare
per la sensibilità di chi lo sa ascoltare e globalmente umano, qua anche i
morti parlano e le anime dei condannati intercedono presso Dio per un pugno di
preghiere in loro favore (unica). Poesia! L’incontro di queste componenti è la
traccia del nostro viaggio a ritroso verso la nascita, raccontando il tragitto
e quello che poi i nostri figli potranno continuare o modificare.
Città poesia, territorio scritto e dipinto, forgiato e distrutto,
crepuscolare e pasquale! E la poesia non è più inchiodata a un foglio, ma è
arnese dell’Arte. È, essa stessa, parte del viaggio e del teatro della vita.
Teatro della vita e dell’Arte!
Tutto rinasce dalle tradizioni popolari. Noi, figli del Pitrè e di
Salomone Marino, oggi ne conosciamo, grazie a loro, le potenzialità e le sue
viscerali interconnessioni. Come un ex voto, immagine e scritto, devozione e
ringraziamento, scena e teatro, rito e scaramanzia. Tutto vive nell’uomo e
l’uomo vive in tutto.
Il terzo percorso “ L’Arte” è il contesto e le facce in divenire di
questo dialogo mai interrotto tra attore e spettatore. Tutto quello che è
imperfetto è Arte e vive intorno e dentro il Teatro. Oggi le avanguardie del
900 ci hanno consegnato, con le loro installazioni e le loro provocazioni, un
mondo che guarda la realtà attraverso la poesia e la colloca nel suo ambito
umano e territoriale spostato nell’utopia di un vivere troppo leggero per
essere banalizzato da guerre e tirannie. Potete uccidere il corpo, la città, le
sue genti, ma non il pensiero forte dell’anima. Quello nemmeno tagliando gole o
sgozzando animali innocenti si può fermare. Nessuno ferma la vita e l’Arte è la
testimonianza di questo. Vive intorno e dentro e si esprime in tante forme.
Tutte hanno dignità e potenza di descrivere l’uomo.
Quando il mare non c’era (Francesco Silvestri)
Non c’era il male né il bene.
Eppure io c’ero.
Di me quel principio che principio non era.
Quando il mare non c’era
Non c’era la conoscenza né la virtù.
Eppure c’eravamo noi:
gusci molli
reti di cristalli che galleggiano
in regole in movimento.
C’eravamo noi all’inizio dei punti interrogativi
sbattuti dalla casualità
alla ricerca di coniugazioni.
Quando il mare non c’era
C’era il profumo di assoluto
Il segno dell’iperbole
Una strada da inventare
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