sabato 19 marzo 2016

Il Progetto EPISTEME - Teatro Identità

Il progetto "EPISTEME - Teatro identità o Teatro delle Identità", muove i suoi primi passi nel laboratorio culturale della Biblioteca di Etnostoria a Palermo, nel Plesso storico di Palazzo Steri alla Marina. Il capo progetto è anche il Direttore della Biblioteca della Fondazione "Professore Aurelio Rigoli - Centro Internazionale di Etnostoria" e si propone, quindi, attraverso un attento studio e una approfondita ricerca, di mettere a nudo le fondamenta dell'identità teatrale palermitana, naturalmente, da più punti di vista (Etnostoria).
IL PROGETTO IN SINTESI:
Attraverso le vie dell’anima si ricompone il paesaggio del Mondo nel quale scorriamo come gli attori di un film. Tutto, allora, è noi e noi siamo la parte del teatro del Mondo che va in scena oggi, il passato dobbiamo conoscerlo, viviamo il presente il futuro possiamo solo immaginarlo con le ali di Icaro.
Il luogo esiste perché lo viviamo, lo rendiamo palcoscenico e platea di un corso immaginario e immaginato che compone la Storia umana.
Siamo il limite tra quella realtà che costruiamo ogni giorno e il sogno.
“Sul crinale del giorno/ le pietre parlano al sole/ il sole riflette il loro lamento:/segnano con sputi di colore riti e DNA./E l’uomo trova ragioni.” (Francesco Silvestri da Il volo di Icaro, la mia terra)
In questo teatro del Mondo, noi, bambini curiosi, scendiamo e giochiamo per ritrovare e per lasciare, per vivere e per sognare la storia, le visioni e i sogni della vita, attraverso questo grande caleidoscopio che è la parola e il gesto: teatro.
Da palermitano e siciliano, orgoglioso di vivere in una Terra di fuoco e di mare dove il segno dell’uomo è più forte e il dramma si fa presto tragedia, vivo la mia terra come il luogo dei teatri, dove anche la morte va in scena e vuole la sua parte e i decollati, i disgraziati, i condannati, ritornano a recitare preci e raccomandazioni presso l’altare di Dio per chi regala loro una preghiera. Il sogno  sconfina con la vita che conosciamo e si fa teatro.
Lo vogliamo raccontare con tre percorsi:
1-      L’epistemologia
2-      Le visioni
3-      L’arte
Il primo percorso, che è quello che da il titolo al Programma cerca, ragiona, scava, per rintracciare e segnare il senso, l’etimologia e i significati reali e sognati del teatro.
Epistème (dal greco ἐπιστήμη, composto dalla preposizione epì-, cioè «su», + il verbo ἵστημι, histemi, che significa «stare», «porre», «stabilire»: quindi, «che si tiene su da sé») è un termine che indica la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che si stabilisce su fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti.”
 Lo useremo come "scienza" o "conoscenza", affermando il termine epistemologia inteso come lo studio storico e metodologico del teatro e del popolo che lo ha costruito.
Il  secondo cammino “Visioni del teatro” è l’anello che tiene insieme territorio, popolo, arte e vita. L’interprete, attore o regista, arricchisce il genius loci con la sua rete di sentimenti e passioni, con le sue maschere e le sue facce nuove e antiche allo stesso tempo. Così, nasce il teatro, dalle strade, dalle voci, dalle improvvisazioni e dalle storie raccontate, dalle tradizioni tramandate, dai riti, dalle processioni. tutto questo per noi si contestualizza nella nostra città metropolita e cosmopolita: Palermo, città e teatro, musa e medusa, luogo dell’anima e del respiro classico, culla al centro del Mediterraneo, crogiolo di culture, religioni e tradizioni, ambito sempre al di sopra dei propri mezzi, confine tra la mera realtà e l’immaginifico e solenne sogno di una capitale. Qui nacque la prima Nazione europea moderna, sotto Guglielmo il buono, multietnica, multi religiosa, con un Parlamento che mediava tra il Re e le parti sociali. In questa città il respiro mediterraneo della Cultura è particolare per la sensibilità di chi lo sa ascoltare e globalmente umano, qua anche i morti parlano e le anime dei condannati intercedono presso Dio per un pugno di preghiere in loro favore (unica). Poesia! L’incontro di queste componenti è la traccia del nostro viaggio a ritroso verso la nascita, raccontando il tragitto e quello che poi i nostri figli potranno continuare o modificare.
Città poesia, territorio scritto e dipinto, forgiato e distrutto, crepuscolare e pasquale! E la poesia non è più inchiodata a un foglio, ma è arnese dell’Arte. È, essa stessa, parte del viaggio e del teatro della vita. Teatro della vita e dell’Arte!
Tutto rinasce dalle tradizioni popolari. Noi, figli del Pitrè e di Salomone Marino, oggi ne conosciamo, grazie a loro, le potenzialità e le sue viscerali interconnessioni. Come un ex voto, immagine e scritto, devozione e ringraziamento, scena e teatro, rito e scaramanzia. Tutto vive nell’uomo e l’uomo vive in tutto.
Il terzo percorso “ L’Arte” è il contesto e le facce in divenire di questo dialogo mai interrotto tra attore e spettatore. Tutto quello che è imperfetto è Arte e vive intorno e dentro il Teatro. Oggi le avanguardie del 900 ci hanno consegnato, con le loro installazioni e le loro provocazioni, un mondo che guarda la realtà attraverso la poesia e la colloca nel suo ambito umano e territoriale spostato nell’utopia di un vivere troppo leggero per essere banalizzato da guerre e tirannie. Potete uccidere il corpo, la città, le sue genti, ma non il pensiero forte dell’anima. Quello nemmeno tagliando gole o sgozzando animali innocenti si può fermare. Nessuno ferma la vita e l’Arte è la testimonianza di questo. Vive intorno e dentro e si esprime in tante forme. Tutte hanno dignità e potenza di descrivere l’uomo.




Quando il mare non c’era (Francesco Silvestri)
Non c’era il male né il bene.
Eppure io c’ero.
Di me quel principio che principio non era.
Quando il mare non c’era
Non c’era la conoscenza né la virtù.
Eppure c’eravamo noi:
gusci molli
reti di cristalli che galleggiano
in regole in movimento.
 
C’eravamo noi all’inizio dei punti interrogativi
sbattuti dalla casualità
alla ricerca di coniugazioni.
Quando il mare non c’era
C’era il profumo di assoluto
Il segno dell’iperbole
Una strada da inventare



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