giovedì 30 marzo 2017

Pietro Mignosi, il fotografo - racconti brevi e brevissimi Ugo Arioti




Sguardo profondo, come un abisso oceanico, scrutava il cielo e la campagna, senza alcun movimento apparente delle pupille. Un uccello notturno non avrebbe avuto la stessa precisione e sensibilità. Pietro era così, bambino e spietato, un anima libera.  Un cuore ribelle alla sua stessa natura.
Osservandolo con gli occhi di una donna, è un bel ragazzo. Occhi profondi e neri come la pece, marcati da due eleganti e classici sopraccigli neri, disegnati da Fidia in persona. Una faccia incorniciata da una chioma, manco a dirlo, nera e lucida tenuta in piega all’indietro dal gel, sguardo intenso e penetrante, bocca da tirabaci, carnosa. Glabro come un Dio greco e lucido come un lottatore di greco romana, Pietro, col suo metro e ottanta di statura e il suo portamento naturalmente elegante e signorile, ha  quello che si dice un “physique du roll”. Un peccato, per tante etero, che sia omosessuale.

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