venerdì 3 marzo 2017

l femminismo non è morto: una storia del movimento dagli anni 70 a oggi


Lia Migale, già professore associato di Economia Aziendale alla Sapienza e femminista storica ha scritto Piccola storia del femminismo, uno strumento leggero e quasi un racconto "che vuole essere la narrazione del movimento fino a oggi"

l femminismo non è morto e gode di buona salute. Nel tempo si è trasformato e, se nel Novecento ha lottato per l'emancipazione e la parità dei diritti, con il nuovo millennio, si è fatto interprete di una nuova idea di società e, dopo l'appuntamento del 2011 di 'Se non ora quando',  ha preso a interpretare la necessità di cambiamento sempre viva nel nostro Paese "con la richiesta del riequilibrio della rappresentanza politica, con il lavoro certosino svolto in tutti gli ambiti sovranazionali, con il concetto di genere sempre più ampliato e diversificato e con la rinascita delle grandi assemblee nazionali".

Per dissipare le ombre che avvolgono la parola femminismo, per  raccogliere la memoria e per informare le nuove generazioni, Lia Migale, già professore associato di Economia Aziendale presso la facoltà di Sociologia dell'Università di Roma I 'La Sapienza' e femminista storica ha scritto Piccola storia del femminismo (Empiria edizioni), uno strumento leggero e quasi un racconto "che vuole essere la narrazione del movimento fino a oggi, e che dà conto "della ricchezza di pensiero e di pratica che le donne hanno prodotto" nel giro di qualche decennio. Dagli anni 70, con gli slogan di rottura che hanno alimentato il femminismo dell'epoca, fino al tempo dedicato agli studi e agli approfondimenti nei collettivi, nelle università e nelle librerie. E, infine, alla rinascita con le lotte per il riequilibrio delle rappresentanze politiche o alle istanze mirate al cambiamento della società. Per la solidarietà e il lavoro.

Insomma, se molti pregiudizi offuscano oggi la parola femminismo, non tutti ne conoscono davvero il significato o sanno com'è nato e come si è sviluppato. Lia Migale colma questa lacuna, ripercorre il recente passato, fornisce schede sintetiche sulle principali battaglie vinte e racconta come il movimento  per la parità in campo nel secolo scorso, si sia andato trasformando attraverso i percorsi compiuti, fino a diventare un contenuto politico tuttora in pieno svolgimento.

Piccola storia del femminismo è uno strumento  agile e utile  per comprendere come, lungi dall'essersi esaurito, il femminismo sia ancora vivo e presente nella politica e nei mutamenti contemporanei. C'è da augurarsi che questo piccolo e prezioso libro venga letto nelle scuole, da maschi e femmine.

 Perché una "piccola" storia del femminismo in Italia?
"Il femminismo che parte dagli anni '70 ha prodotto un enorme cambiamento sociale e ha inciso sulla vita della maggioranza delle donne. Quindi, il femminismo merita che la Grande Storia se ne occupi e che nelle scuole venga studiato. Io ho voluto fare una cosa da un lato più modesta, ma dall'altro anche molto necessaria. Cioè dare uno strumento leggero e facile da  leggere, quasi un racconto, che raccogliesse molto in sintesi come si è sviluppato questo movimento fino a oggi, che sgombrasse le ombre che ci sono sulla parola femminismo, che desse conto della ricchezza di pensiero e di pratica che le donne hanno prodotto. Utile a chi, perché giovane, non ha vissuto questa storia; utile a chi invece c'era e vuole ricordare meglio.
Quando, poi, dico che è uno strumento necessario mi riferisco anche al fatto che il femminismo non è semplicemente un movimen­to del secolo scorso, ma un contenuto politico e relazio­nale tuttora molto importante giacché la presenza delle donne nella vita produttiva, culturale e politica è fondamentale per costruire un paese che risponda delle esigenze e dei diritti di tutti i cittadini, qualunque sia il genere, la razza o la religione. Oggi il movimento delle donne di nuovo scende in piazza contro la violenza, così come per dire no ai muri e alle barriere contro gli immigrati. Tutto ciò ha una storia che, se è piccola nella dimensione del mio libro, è invece grande nel suo contenuto".

Con quali parole una "storica" passa il testimone alle nuove generazioni?
"Gli anni '70, '80, '90, sono stati gli anni in cui il femminismo si è espresso prima in forma provocatoria: gli slogan "io sono mia", "il corpo e mio e lo gestisco io", "aborto libero gratuito e assistito" sono stati di rottura verso gli stereotipi sulle donne; poi il movimento si è nascosto, meno presente nelle piazze e più nelle università, nelle librerie, nei gruppi studio, creando soprattutto le proprie istituzioni. Sono gli anni dello studio, dell'avanzamento del piano teorico, delle relazioni internazionali, della strutturazione. Con l'apparire del nuovo millennio le donne hanno rappresentato il riscatto. Hanno preteso di parlare per tutti, non solo per la loro crescita, ma per la crescita di una diversa idea di società. Con la manifestazione di "Se non ora quando", con la richiesta del riequilibrio della rappresentanza politica, con il lavoro certosino svolto in tutti gli ambiti sovranazionali, con il concetto di genere sempre più ampliato e diversificato, con la rinascita delle grandi assemblee nazionali il femminismo interpreta la necessità del cambiamento.  Non è più soltanto la sempre maggiore presenza delle donne a dare conto del cambiamento, si pretende che si assumano concetti che hanno a che fare con la capacità di relazione e con quello di cura, si pretende la solidarietà e il lavoro".

Femminismo è una parola oggi non molto popolare. Il punto a oggi e come andare avanti senza disperdere la ricchezza del passato.
"Si, è vero, la parola femminismo spesso fa sbuffare. C'è chi dice: ancora!? O chi ci tiene a precisare: io non sono femminista! Personalmente ho dovuto fare i conti molto spesso con questo pregiudizio, anche questo libro non è un caso che è stato edito da una piccolissima casa editrice. Soprattutto abbiamo una vera difficoltà a farci sentire come vorremmo, a essere riconosciute per il nostro ruolo. Però, contemporaneamente vedo una grande curiosità, vedo giovani donne aprire locali dove si discute del pensiero della differenza e si beve anche un aperitivo, si stanno moltiplicando le case delle donne in tutt'Italia, gli uomini sono sempre un po' più presenti ai nostri dibattiti. E addirittura i politici non possono fare a meno di citare - di solito male o a sproposito- le donne, mentre molte donne della politica ufficiale si confrontano con le posizioni del femminismo. Abbiamo visto come la presidente Laura Boldrini si è battuta per l'uso di una lingua non sessista, ma tanti altri esempi si potrebbero citare.
Certo il Movimento delle donne fa sempre i conti con la propria crescita e con le contraddizioni che questo comporta non solo con l'esterno ma anche al proprio interno. Così, ad esempio, giungono al pettine i nodi creati dalle differenze tra donne, ciò che oggi si chiama la questione dell'intersezionalità. O la contraddizione tra le storiche femministe e le giovani femministe. Per l'appunto fare i conti significa discutere e relazionarsi. Se questo avverrà nulla si sarà disperso".

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