La leggenda della cintura di castità, uno tra i più morbosi e atavici tabù maschilista, è stata oggetto di uno studio, da parte di archeoetnologi e sociologi, che ha portato alla scoperta che l'uso di questo aggeggio non era poi così scontatao e funzionale e, come corollario e rappresentazione al pubblico, alla realizzazione di una mostra a Budapest che ha messo in evidenza quanto falsa e ipocrita sia la "storia" di questa mitica attrezzatura salvifica che doveva allontanare il "peccato carnale" dalle donzelle medioevali. Certo, il mito del cavaliere che parte per la crociata e lascia la sua bella con una robusta cintura di castità che salvaguarda il suo onore, ...alla luce di questo lavoro scientifico, appare una macchietta, una farsa.
Ugo Arioti
"L’immagine del cavaliere che parte per le Crociate lasciando l’amata
sotto la protezione di una cintura di castità è un falso storico. Questo
è l’argomento della mostra “Storie segrete della cintura di castità.
Mito e realtà” allestita a Budapest (Ungheria). Aperta ai maggiori di 16
anni, l’esposizione conta venti esemplari di cinture e altro materiale
per spiegare questo mito nato durante l’Illuminismo e come si è evoluto.
Tra lucchetti e denti di metallo la domanda dei visitatori è: come si
poteva sopravvivere a questi strumenti? Katalin Végh, vicedirettrice del
museo, spiega che fino agli Anni 90, sia nella cultura popolare sia
negli studi scientifici, si pensava ancora che venissero usate per
garantire la fedeltà delle mogli durante le Crociate dei mariti. Basta
osservarle per capire come possano essere fonte di ferite e infezioni e
abbiano serrature relativamente facili da aprire. Con l’arrivo del nuovo
millennio gli studi si sono soffermati sui materiali scoprendo che
questi oggetti erano tutti falsi del XIX secolo. Il mito della cintura
di castità risale al tempo dei Romani in cui si parlava di nastri e
corde ma erano intesi come simboli di castità o verginità, non oggetti
reali. Partendo da questo ragionamento alcuni studiosi sono arrivati
alla conclusione che anche nel Medioevo (compresi nei testi di Boccaccio
e Rabelais) le cinture di castità avevano un chiaro significato
simbolico. Sul finire del XIX secolo la masturbazione era vista come un
peccato ed ecco che le cinture di castità divennero realtà e un rimedio.
Ci sono brevetti di inizio ’900 che spiegano l’utilità di questi
strumenti per evitare che i giovani si masturbassero. Queste cinture
“moderne”, in cui il cuoio ha sostituito il metallo, vennero anche
utilizzate per proteggere le donne dalle violenze sessuali in un periodo
nel quale iniziavano ad affacciarsi a mondi ritenuti fino ad allora
solo maschili come le fabbriche".
Nessun commento:
Posta un commento